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Biathlon

Alexia Runggaldier è in cerca di conferme: “Ho imparato a ragionare gara per gara”

La passata stagione l’ha iniziata in IBU Cup, momentaneamente fuori dalla Squadra Nazionale A, così si è allenata con il suo Gruppo Sportivo, le Fiamme Oro di Moena, insieme a sua sorella Carmen e non si è mai arresa, tornando con caparbietà in nazionale, fino a ottenere uno straordinario decimo posto ai Mondiali di Oslo. Alexia Runggaldier, bolzanina di Santa Cristina, si è impegnata moltissimo per recuperare il proprio posto in nazionale azzurra e l’ha fatto senza arrendersi, sempre con la positività che la contraddistingue e quel sorriso che ci ha accolto anche quando l’abbiamo contattata per questa intervista.
Ciao Alexia, sei tornata ad affrontare la preparazione atletica con la squadra nazionale: come stanno andando le cose?
«Fino adesso senza intoppi, mi sono trovata subito bene in squadra. Stiamo lavorando tanto, ma ci vengono concessi i giusti tempi di recupero».
Qual è il tuo obiettivo in vista della prossima stagione?
«Voglio confermare quanto di buono ho fatto nel finale della passata stagione. Il mio obiettivo è di riuscire a stabilirmi sempre nelle prime trenta e se possibile arrivare anche nelle venti. Poi se arriverà anche qualcosa di più, che ben venga, ma l’obiettivo realistico è quello di confermarmi intanto nelle prime trenta con la giusta costanza»
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E per quanto riguarda i Mondiali?
«Certo anch’essi ovviamente sono un obiettivo, anzi forse sono quello più importante. Però vorrei puntare complessivamente su tutta la stagione e non soltanto ai Mondiali, perché se in Coppa del Mondo dovessi ottenere degli ottimi risultati, i Mondiali sarebbero poi l’ovvia conseguenza».
La passata stagione l’hai iniziata fuori dalla squadra nazionale e l’hai conclusa arrivando decima ai Mondiali: come hai fatto a crescere tanto?
«Non lo so, probabilmente mi ha aiutato l’aver cambiato metodo di allenamento. Inoltre è stata decisiva la mia tranquillità, sapevo di non avere nulla da perdere e questo mi ha fatto stare bene di testa, oltre che fisicamente. Poi ho ragionato gara per gara e si è dimostrato l’atteggiamento giusto. Meglio di così non poteva andare».
L’esclusione alla vigilia della passata stagione ti ha fatto male?
«Diciamo che sono stata peggio negli anni precedenti quando ho avuto diversi problemi dal punto di vista fisico. Lo scorso anno stavo bene sia fisicamente sia mentalmente, sapevo di dover restare tranquilla e dare sempre il meglio di me. Non nascondo che all’inizio non è stato facile accettare l’esclusione, però ho capito subito che non dovevo pensare troppo a quello che era accaduto e alle motivazioni, ma agire e impegnarmi al massimo. Così ho affrontato ogni gara, anche la Coppa Italia, gareggiando come se fossi in Coppa del Mondo. Visti i risultati che ho raggiunto, significa che è stato il modo giusto di pensare».
L’Italia ha senza dubbio la miglior nazionale femminile di sempre, quanto è difficile far parte di questo gruppo?
«Il livello della squadra è molto alto e non è facile essere sempre in squadra, ma per riuscirci bisogna ottenere soltanto degli ottimi risultati. Lo stesso vale per la staffetta, perché siamo sei ragazze e il livello è molto alto. Se una gara va male, rischi di restare fuori in quella successiva e a questo noi italiane non eravamo abituate. Dobbiamo imparare a gestire questa situazione e capire che se una volta si resta fuori, non cade il mondo, perché può capitare a tutte. Avere una squadra così però dà molti vantaggi, uno su tutti quello che anche in allenamento ci stimoliamo a vicenda, tutte ci alleniamo con grande voglia di fare».
Andiamo indietro nel tempo: come mai hai scelto una disciplina particolare come il biathlon?
«Avevo iniziato praticando lo sci di fondo, che mi piaceva moltissimo, poi un giorno mi hanno chiesto se volessi provare il biathlon. Ero molto giovane, frequentavo ancora la prima media, e ho accettato perché avevo voglia di mettermi alla prova. Mi è subito piaciuto e mi sono anche trovata bene con il gruppo con cui mi allenavo, così si è creata la passione. Tutto questo anche grazie agli allenatori incontrati lungo la strada, che hanno saputo trasmettermela. Mi piace tantissimo fare questo sport, allenarmi e stare fuori a contatto con la natura».
Quando hai capito che il biathlon sarebbe diventato la tua professione?
«Soltanto quando mi ha preso la Polizia, perché senza il sostegno delle Fiamme Oro, oggi non sarei qui. Grazie a loro, quello che prima era soltanto un hobby, adesso è diventato la mia professione e per questo motivo mi ritengo molto fortunata, perché per lavoro faccio quello che mi piace».
Nel 2011 hai esordito in Coppa del Mondo: com’è stato il tuo primo impatto con questa realtà?
«La prima cosa che ho pensato è stata: “che figata, voglio sempre gareggiare qui”. Poi dopo le prime gare ho imparato che in Coppa del Mondo paghi ogni errore che commetti, perché il livello è altissimo e se si sbaglia si va fuori i sessanta con grande facilità. Insomma non è facile, ma è bellissimo».
Dove ritieni di dover migliorare ancora?
«In tutto, sia nello sci di fondo sia al tiro, perché c’è sempre un margine di miglioramento, in particolar modo sullo sci, dove devo migliorare la tecnica. Insomma c’è sempre da lavorare».
Cosa pensi dell’assegnazione dei Mondiali del 2020 ad Anterselva?
«Sono stata molto felice, perché alla vigilia non sapevo cosa aspettarmi, non credevo avrebbero vinto così nettamente perché c’erano delle candidate pericolose. Quando ho sentito che avevano vinto sono stata felicissima, perché se riuscissi ad andare avanti così, potrei avere la grande occasione di disputare un Mondiale in casa».
Nel 2014 hai gareggiato a Sochi; stai già pensando ai prossimi Giochi Olimpici?
«Sinceramente no, perché ho imparato a pensare gara per gara, stagione per stagione. Ora voglio fare bene in questa Coppa del Mondo, poi ci penseremo. Certo, sarebbe bello poter partecipare».
Lo scorso anno ti sei allenata molto con tua sorella: com’è stata questa esperienza?
«Ci siamo allenate tanto assieme, in un paio di raduni eravamo soltanto io e lei a Dobbiaco, ad allenarci al poligono e sugli skiroll. Ci siamo divertite molto. Inizialmente pensavo che sarebbe stato strano allenarsi soltanto noi due, ma alla fine per me è stata un’esperienza molto positiva, che ci ha fatto legare molto. Ora che sono tornata in nazionale, non ci vediamo mai e non possiamo allenarci assieme, però è bellissimo sapere che siamo due sorelle che praticano lo stesso sport».
Infine com’è il rapporto con le tua compagne di squadra?
«Vado d’accordo con tutte, perché il clima all’interno della squadra è molto bello e ci divertiamo tanto assieme. Mi sono subito riambientata nel migliore dei modi in questo gruppo».

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