C’è chi vive di chiacchiere e spara programmi che restano allo stato di quelle buone intenzioni che lastricano la via che porta all’inferno (e la politica ne è un esempio) e chi, invece, preferisce restare defilato e non aprire bocca se non quando è strettamente necessario ma riesce ugualmente a ottenere i risultati che si è prefisso malgrado la situazione di crisi che tocca un po’ tutti. E’ il caso dell’amico Marco Labirio (foto), illuminato imprenditore di Bobbio (PC) e punto di riferimento delle Alpi Centrali quando il comitato godeva di ben altra caratura nel panorama degli sport invernali.
Aveva chiesto, e ottenuto, il campionato italiano di skiroll in salita organizzato con il successo di sempre sulla strada che da Bobbio porta al valico di Monte Penice con traguardo nella frazione di Ceci dove ha vinto Alfio Di Gregorio, l’atleta più prestigioso nella storia dello skiroll che vive una seconda esaltante giovinezza. Ceci è un paesino raggiungibile attraverso una strada dal fondo malmesso che, per l’occasione, a cura dell’Amministrazione provinciale è stata asfaltata e messa in sicurezza con strutture in calcestruzzo armato nei punti in cui c’era il rischio di frane.
Un intervento apprezzato da parte di un ente che si è voluto smantellare perché ritenuto superato ma che evidentemente gode ancora di buona salute se ha potuto sforare il patto di stabilità per affrontare un problema che si trascinava da tempo ed è stato risolto con un occhio di riguardo per una situazione che il Comune di Bobbio da solo non poteva affrontare. Con il risultato che uno sport di nicchia come lo skiroll ha trovato il terreno ideale, quando di solito operazioni del genere vengono riservate al ciclismo ad alto livello che diversamente passerebbe per altre strade. E con Ceci ne ha beneficiato anche l’accesso alla pista “Le Vallette” che si trova un paio di chilometri più a monte, in quel centro fondo che sulla spinta dello Sci Club è diventato il punto di riferimento di questa parte dell’Appennino.
Purtroppo, e lo si può affermare con cognizione di causa, di personaggi come Labirio si sta perdendo lo stampo. Si estinguono per questioni di anagrafe e perché non trovano eredi in un mondo in cui ormai si guarda solo ai propri interessi e l’egoismo e l’opportunismo sostituiscono la passione. Come potrebbe documentare il Coni, che pure è messo male di suo in quanto la rottamazione effettuata dal nuovo presidente Malagò è stata solo parziale, e ne sanno qualcosa gli sport di fatica che sono materia di questo sito e pagano in termini di praticanti e quindi anche di risultati. Uno dei motivi è che mancano gli uomini giusti per portare avanti un discorso tecnico che prima di tutto impone sacrifici a chi li pratica e onestà intellettuale in chi sovrintende alla preparazione.
Lo scriveva già nel lontano 1961 Leonardo Sciascia nel Giorno della civetta. “Pochissimi gli uomini, i mezz’uomini pochi, ché mi contenterei l’umanità si fermasse ai mezz’uomini. E invece no, scende ancora più giù, agli ominicchi, che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi. E ancora più giù, i pigliainculo, che vanno diventando un esercito”. E che, purtroppo, alla fine, sono quelli che hanno la sorprendente abilità di infiltrarsi nei centri di potere, ma anche nello sport, occupandone le cariche, per il semplice fatto che sanno muoversi con furbizia approfittando del disinteressato lavoro altrui di cui poi vantano eventuali risultati.
Da vecchio cronista (e da sportivo praticante e ancora appassionato di sport) questa evoluzione la sto vivendo da quasi 60 anni dando regolarmente atto delle malefatte. Ma è stato come sbattere contro un muro di gomma; l’unica sostanziale differenza è che i politici e i dirigenti sportivi di un tempo, a differenza dei furbetti del quartierino attuali, avevano quantomeno la dignità di non menarne vanto.
Solo chi ha una faccia di tolla può negare che fondo e skiroll non siano in crisi. Il primo ha fallito 3 Mondiali e 2 Olimpiadi; il secondo ha più che dimezzato il programma di gare e si è presentato anche ai Premondiali in Val di Fiemme a ranghi ridotti e senza poter schierare i fondisti azzurri che sono attualmente più in forma degli skirollisti (lo hanno dimostrato sabato a Sovere) ma hanno optato per un raduno sul ghiacciaio di Ramsau che poteva essere posticipato (o anticipato) di qualche giorno.
E’ mancata la sinergia fra le due specialità e le relative federazioni FIHP e FISI. Non si capisce il motivo per cui non se ne sia fatto interprete Marco Mapelli, consigliere federale della FISI nominato commissario dello skiroll presso la FIS, e neppure perché abbia accettato un incarico che presuppone quantomeno la capacità di mediazione fra diverse esigenze. Né si capisce perché il commissario FIHP Flavio Becchis (foto), che ha il merito e l’onere si portarsi sulle spalle il peso della sopravvivenza dello skiroll, non sia riuscito a far valere le ragioni della sua federazione per una miglior riuscita dell’appuntamento di Coppa del Mondo che è servito come test premondiale dei Mondiali 2015.
Non posso che prenderne atto ed è l’ultima volta che lo faccio. E’ quasi un dovere per chi è rimasto l’ultima memoria storica del fondo. Mi sarebbe piaciuto continuare ad interessarmene mettendo un po’ di sale sulla coda di chi lo ha affossato o a chi potrebbe impedire che si risollevi condizionando il ritorno in scena di Sepp Chenetti, il tecnico delle medaglie olimpiche e mondiali che, allora inutilmente, avevo già sollecitato al presidente Roda due anni fa. Mi trovo purtroppo di fronte a grossi problemi familiari sempre più impellenti che vanno ad aggiungersi agli acciacchi che l’età comporta e travalicano la passione e l’interesse per lo sport. Inoltre sono felicemente diventato nonno e intendo farlo. Non ho quindi più né tempo né voglia e né tantomeno interesse personale di portare avanti il discorso avviato negli anni ’70 con SCIFONDO, prima rivista mondiale della specialità, e ripreso nel 2001 in internet con Fondoitalia poi trasformato e potenziato in Fondoitalianews. Spero che qualcuno possa continuarlo. Ma con schiena dritta e senza piaggeria come è sempre stato mio costume.
Uscita di scena con un plauso all’ultimo exploit di Marco Labirio e Alfio Di Gregorio
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