Siamo alla vigilia delle elezioni e del bilancio della Fisi non c’è traccia. E’ pronto, è stato approvato dal Consiglio federale ma non ancora ratificato dal Coni e quindi non può essere pubblicato sul sito della federazione, come dovrebbe essere perché la base la base ne venga a conoscenza. Di certo si sa che c’è un “rosso” di 2 milioni e 100 mila euro, e questo dovrebbe preoccupare i Comitati che non possono vivere di promesse, ma ancor più gli sci club che vanno a votare con fiducia: allettati dalla ricaduta sul territorio di queste stesse promesse, non sono però messi in grado di sapere se potranno contare su qualche contributo determinante per svolgere l’attività, o se dovranno continuare ad arrangiarsi.
Al peggio non c’è mai fine: lo sport sulla falsariga della politica. E’ tutto dire. C è da augurarsi che almeno a Bologna, presentando la sua relazione, il presidente Roda ne parli in maniera esplicita dopo aver perso l’occasione di farlo nella lettera che, sul sito della Fisi, illustra quanto è stato fatto in questi due anni di sua gestione e gli obiettivi da raggiungere nel prossimo quadriennio qualora l’assemblea decida di confermargli la fiducia. Un impegno che riassume in un motto: “Il Futuro comincia dal presente: innovare nella continuità”. Ma quale continuità? La stessa presa di fondelli di cui si sono ammantati, assicurandogli pieno e incondizionato appoggio, i presidenti/sherpa del Veneto e del Trentino nella loro veste di portatori di voti pur in assenza totale di garanzie?
Una situazione destinata a protrarsi per il semplice fatto che la crisi che investe tutto il paese tocca anche il mondo degli sport invernali. Che costano a chi li pratica e diventano quindi sempre più un optional. Anche per gli sci club che, come sottolinea lo stesso Roda, “la maggior parte delle volte a puro titolo di volontariato, organizzano tutta l’attività di base e permettono ai ragazzi che praticano i nostri sport di crescere agonisticamente e umanamente. E’ un valore che va salvaguardato e premiato”.
Almeno lo riconosce, ma tutto fumo per gli allocchi, purtroppo. La sostanza è ben diversa, e non è un caso che l’unico settore in crescita sia quello dello sci alpinismo. In calo di praticanti anche il fondo che, negli anni ’70, sulla spinta della Marcialonga era diventato un fenomeno di moda e di massa e poi si era nuovamente esaltato con le medaglie di Torino 2006, ma da allora è andato progressivamente in crisi. Di risultati prima di tutto: Si è tornati all’anno zero. Bisogna tornare ad appassionare i tifosi.
Come dice l’ex presidente Giovanni Morzenti nell’intervista/editoriale, “questo settore nel suo complesso necessita di una profonda riflessione. E bene ha fatto Marocco a mettere nel suo programma la convocazione di una Consulta allargata a dirigenti di società scelti nei vari Comitati regionali, a tecnici di provata esperienza, ad ex atleti di alto livello, ai produttori di materiali, opinionisti. Tutti costoro dovranno insieme individuare la prognosi: cosa fare, come e con chi farlo.”
A differenza di Roda, che il fondo non lo ha mai capito e quindi evita di esprimersi disertando pure i confronti con Pietro Marocco e Manuela Di Centa, i due avversari nella corsa alla presidenza, Morzenti è il primo, fra gli ex presidenti della Fisi (da sinistra Morzenti, Valentino e Coppi, recentemente scomparso) a sintetizzare, fra le tante chiacchiere che si sono fatte sull’argomento, ciò che è indispensabile per una disamina approfondita e il susseguente rilancio di questa specialità. La quale, in picchiata da anni, ha toccato il punto più basso alle Olimpiadi di Sochi.
In aggiunta, per la prima volta, alla finale di Coppa del Mondo a Falun, si è riusciti a piazzare solo 2 elementi fra i 50 classificati in Coppa del Mondo nella classifica generale, in quelle dello sprint o della distanza. Guarda caso due velocisti, Federico Pellegrino (a destra) e Gaia Vuerich (a sinistra), i nostri due migliori interpreti nella specialità in cui la concorrenza è minore. Largo ai giovani, quindi. Non ci sono atleti ma abbondano i tecnici: ad affiancare la coppia di sprinter a Falun ce n’erano una decina, e in più il camion per la sciolinatura. Una spesa folle: ma non c’è nessuno che controlla?
Quella che Morzenti indica come “Consulta allargata” altro non è che la richiesta di “stati generali” che questo sito avanza da tempo e che non ha mai trovato accoglienza se non alla fine degli anni ’70 quando chi scrive la sollecitava come direttore di SCIFONDO e il presidente Gattai effettuò due specifici congressi, il primo a Cesenatico e il secondo a Bibione.
La miglior occasione perché direttori agonistici, dirigenti di Comitato, allenatori e tecnici potessero dire la loro sul come e il perché, dopo l’uscita di scena della “grande squadra” di B. H. Nilsson, si fosse reimpantanato nella mediocrità dalla quale lo svedese chiamato in Italia dal CT Vittorio Strumolo l’aveva tirato fuori. E tanto bene da portarlo al bronzo della staffetta mondiale di Oslo 1964 (Giulio De Florian, Franco Nones, Gianfranco Stellla, Franco Manfroi) e all’oro di Nones nella 30 km alle Olimpiadi di Grenoble 1968.
Come allora, è necessario ribaltare la situazione dalle fondamenta e “rottamare” la classe dirigente e quella tecnica non all’altezza. Fa parte di quella casta del fondo che non ha più niente da dire e non si farà certamente rimpiangere. Semmai rimpiangeremo dirigenti come il Beppe Giovanelli che il Comitato Trentino continua a snobbare, o tecnici come Albarello e Chenetti: accantonato il primo per far posto a Fauner, a mezzo servizio nella combinata il secondo. Con il risultato che da quel momento si sono toppati 3 Mondiali e 2 Olimpiadi, e il migliore dei fondisti ancora oggi è uno che i 40 li ha già passati da un po’, Di Centa (foto) senza che si siano trovati degni eredi.
L’unica cosa di buono, per Roda, l’idea di mettere in piedi, per tutte le specialità della Fisi quattro diverse, direzioni agonistiche. Quella dello sci nordico .sarebbe affidata a Sandro Pertile (il secondo da destra,nella foto in alto, con Zanon, Corradini e Capol): uno che certamente ne capisce e che è fra i candidati al Consiglio federale e meriterebbe di essere preso in considerazione anche da chi dovesse eventualmente battere il presidente uscente in cerca di rinnovo del mandato.