All’assemblea straordinaria che sabato scorso avrebbe dovuto approvare il nuovo statuto FISI erano presenti 244 sci club , di persona o con delega, che rappresentavano il venti per cento dei voti, l’ottanta per cento non si è proprio fatto vivo, né di persona né per delega. Si contano sulle dita di una mano gli sci club dell’Alto Adige presenti a Modena. E tra gli assenti c’erano anche consiglieri nazionali e presidenti regionali. Un flop mai visto.
Ora ci saranno esegeti che si interrogheranno sulle cause di questa diserzione di massa: il caldo, i costi, la distanza, la disaffezione, un mal di pancia di troppo. Ma la conclusione da trarre è una sola: il nuovo statuto non soltanto non è stato approvato, ma è stato proprio ignorato, nemmeno preso in considerazione. Snobbato nemmeno si trattasse di una pirlata. E ciò suona come un vigoroso ceffone in faccia a chi guida la Federazione.
In queste occasioni c’è chi prende atto con dignità di aver fallito il compito e se ne va, chi capisce che è necessaria una inversione a U e si mette a correre pancia a terra per recuperare consensi e interesse, e chi – magari esaltato da qualche saputello da forum – resta convinto di aver fatto il massimo ma che ci sia una congiura plutomassonicomarxista che gli ha giurato guerra.
Non sappiamo cosa farà il presidente Flavio Roda (oltre ad occuparsi del suo lauto compenso, del quale abbiamo si è già parlato) , ma sta di fatto che adesso in via Piranesi c’è un direttore generale la cui figura era prevista dal nuovo statuto e che di fatto è stata bocciata. Che ne sarà quindi del dott. Negretti? Non è certo questa la domanda che può toglierci il sonno, soprattutto perché Negretti è un affermato professionista che non ha bisogno di un incarico federale per mettere insieme pane e companatico.
Qui bisogna prendere atto che è in corso una progressiva disaffezione verso la FISI. Lo testimonia l’emorragia di iscritti, cui non è bastato lo “sconto” sulla tessera per restare, e nemmeno la “minitangente” di cinque euro promessa ai presidenti su ogni nuovo tesserato.
Che ci sia un problema economico che penalizza gli sport invernali è persino ovvio: in momenti di crisi si risparmia su tutto, anche sullo sport. E allora bisogna venire incontro alle famiglie con idee originali per poter garantire un sensibile contenimento dei costi. Non è necessario consultare grandi esperti, basterebbe “mettere in rete”, cioè condividere, le esperienze dei vari sci club per avere a disposizione un ventaglio di proposte da elaborare.
E proprio questo è il significato di “federazione”: il fulcro sono le società sparse sul territorio, le quali decidono di federarsi per avere più forza. La forza nasce dall’unione e dal confronto, la federazione ha il compito di canalizzarla. Senza mai dimenticare che questa forza nasce “dal basso”, anche se i risultati si percepiscono e vengono sfruttati “dall’alto”.
L’affermazione di una nazionale è il risultato delle risorse raccolte dalle varie società e ben investite dalla federazione. Perciò la federazione ha un compito di coordinamento e di armonizzazione. E proprio questo concetto viene troppo spesso dimenticato. Se la FISI non vuole diventare una federazione minore, deve tornare a questo concetto, che significa restituire importanza alla base, e valorizzarla.
Siamo in un’epoca in cui si è data eccessiva importanza all’individualismo. Troppa gente aspetta un messia laico che risolva i suoi problemi e si rifiuta di prendersi responsabilità e impegnarsi. Così si da fiducia anche a chi avrebbe problemi a guidare un triciclo, ma si presenta bene e promette molto. Lo sport non è dissimile dalla politica….
L’altra faccia della medaglia è che ci sono personaggi privi di senso autocritico, ma ricchissimi di autostima, i quali pensano di poter decidere per tutti. Nasce così il verticismo, che – la storia insegna – non è mai stato proficuo.
Il verticismo non premia il merito, ma la piaggeria. E soprattutto allontana le persone valide che se ne vanno schifate.
E quindi? E’ chiaro che la FISI sta vivendo un momento di forte crisi, tanto più da quando il verticismo del CONI di Petrucci l’ha penalizzata defenestrando presidente e consiglio eletti per far posto a “Poltronissimo”. A proposito della gestione commissariale: i 400 mila euro persi a causa della vicecommissaria avv. Cristina Rossello nessuno li richiede più indietro? Com’è che il SAI Roma, così puntuale nel presentare ricorsi contro la brutta calligrafia dei delegati alle elezioni, in questo caso diventa d’improvviso muto? Ha fatto fuori Morzenti e il suo risultato lo ha ottenuto. Ma chi ne paga le spese è la FISI, non il ministro che ha soffiato sul collo.
Purtroppo Roda, che si sperava fosse un presidente attento alle istanze della base, è stato più attento a lavorare sulla propria immagine e sui rapporti di vertice, che pure sono importanti se finalizzati ad aumentare la forza della Federazione più che il proprio prestigio personale. Ovviamente i limiti di un “tecnico” alla presidenza si potevano ben prevedere, ma ci si era illusi. L’inciucio alla fine si è rivoltato contro chi l’ha architettato.
Quindi non resta che ricominciare da capo, facendo leva sulla base, chiedendo ai presidenti di raccogliere proposte e di illustrare le proprie esperienze. E’ necessario stimolare una grande discussione e poi farne una sintesi. Parliamoci chiaro: perché il presidente di uno sci club dovrebbe sbattersi a raccogliere tessere, a finanziare la preparazione di campioni e l’organizzazione di gare internazionali, se poi i campioni si tengono per sé tutti i soldi delle sponsorizzazioni, le località si tengono tutti i diritti televisivi, e soprattutto il suo parere non conta nulla?,
La base viene interpellata solo per chiedere il voto: sia per eleggere i vertici federali o approvare uno statuto che altri hanno deciso di cambiare senza nemmeno sognarsi di chiedere un parere. E’ democrazia questa?
E’ sotto gli occhi di tutti che questa dirigenza è la peggiore di sempre: basta passare dagli uffici di Va Piranesi per capire che aria tira. Il personale è incazzato nero: anche chi lavora seriamente si sente messo sotto accusa in modo del tutto gratuito. Una volta c’era un Segretario Generale, possibilmente maestro di sport, che aveva la responsabilità del personale e della gestione delle Direzioni Agonistiche. Oggi si naviga a vista con le Olimpiadi alle porte.
Che ne pensa il presidente del CONI, Malagò (a sinistra nella foto sopra, con il suo predecessore Petrucci e l’avversario alla presidenza del CONI Pagnozzi), che è un manager anche di sport? Sarebbe opportuno che prendesse in seria considerazione la grave situazione della FISI, una delle federazioni più vincenti avviata purtroppo verso l’anonimato. Se ciò non fosse, c’è da sperare che qualcuno nel limbo del Parlamento interpelli il Governo.