Norvegia, Svezia, Russia con l’Italia maschile al quarto posto in una staffetta da favola. Lo stesso risultato di Oslo 2011 per il primato, settimo titolo mondiale consecutivo. Prima e seconda nettamente avanti, un metro fra terza e quarta. Per gli azzurri, purtroppo, la classica medaglia di legno che costituisce già un successo dopo previsioni ben più nefaste, ma li punisce a dismisura per quanto di buono hanno fatto tenendo in pugno la corsa per tutto il suo sviluppo. Da protagionisti.
Noeckler, Di Centa, Clara e Hofer in prima linea dall’inizio alla fine, come avvenne a Torino 2006 dove Valbusa, Di Centa, Piller Cottrer lanciarono Zorzi verso l’oro che premiò una cavalcata solitaria entrata nella leggenda. E’ mancato l’exploit di allora; è finita con un esito purtroppo ben diverso. Il peggiore possibile con il primo posto di Northug il quale, dopo aver gigioneggiato per 9 km, al termine dell’ultima discesa ha raggiunto (foto) e staccato sul rettilineo finale Halfvarsson che l’aveva anticipato allo scollinamento. Hofer, terzo sulla rampa, non è riuscito a rimontare il giovanissimo Ustiugov che l’aveva ripreso e superato in discesa. Forte e astuto questo ventenne recentemente consacrato bicampione mondiale Under 23 dopo aver già dominato in precedenza i Mondiali juniores.
Meritavano la medaglia nella quale tecnici e atleti speravano anche contro ogni evidenza dopo le gare di questa stagione, e le premesse si sono subito rivelate positive quando, già dalla prima frazione in classico, sci velocissimi e con la giusta tenuta in salita hanno dimostrato che gli skimen avevano centrato in pieno la preparazione dei materiali. Tanto è vero che Noeckler si è sempre mantenuto nelle prime posizioni e, quando si è trovato un po’ arretrato, è prontamente rientrato in discesa.
Settimo al cambio, in mezzo ad un gruppetto anticipato di una manciata di secondi da Dotzler e Gjerdalen. Un “buco” che Di Centa ha chiuso in poche centinaia di metri, con un passo e una “verve inimmaginabile in un “ragazzo” di 40 anni. Il più anziano in pista che non si è limitato a sfruttare le scie altrui ma ha ripetutamente preso l’iniziativa dettando il ritmo o riportandosi sotto per primo, approfittando della sua bravura in discesa, su qualche estemporaneo battistrada.
Cologna in primo luogo quando, dopo aver recuperato il distacco di ventina di secondi accumulato da Perl in prima frazione, ha cercato ripetutamente di frantumare il gruppo di testa. Non l’ha mollato un attimo, gli ha sempre fatto sentire il fiato sul collo fino in zona cambio, lanciando Clara con il gruppetto di testa.
Una posizione che, dopo le due frazioni in classico, non rientrava neppure nella più benevola delle ipotesi. Ci si immaginava una difesa a denti stretti, si è assistito ad una gara di attacco. Oltre allo svizzero, si sono rivelati Olsson e Vylegzhanin gli avversari più ostici, mentre Manificat incappava in problemi di sciolinatura che eliminavano la Francia dalla corsa al podio. Sci che non scorrevano sul piano e in discesa. Una tortura per chi covava grosse ambizioni e che adesso si trova tentato dalla rinuncia alla 50 km mass start di domenica, anch’essa in tecnica classica. E’ stanco di rimediare figuracce per errori altrui.
Clara (foto sopra), dopo la “magra” della 15 km, aveva una rivincita da prendersi dopo aver ripetutamente dimostrato di essere il nostro elemento più “tagliato” per questa corsa e il tipo di percorso. Poteva giocare di rimessa e sarebbe stato probabilmente più opportuno che sfruttasse il lavoro altrui, ma ha attaccato in continuazione, spesso a sproposito. Doveva lanciare Hofer in buona posizione e ci è riuscito pur dovendo vedersela con Hellner, Legkov, Roethe. Il suo dovere, insomma, lo ha fatto fino in fondo mettendo il velocista della squadra nella condizione di battersi alla pari con gli avversari.
Non c’è però riuscito perché la corsa si è fatta ripetutamente tattica, con Northug che faceva flanella e i continui cali di ritmo, fra un’accelerata e l’altra, che permettevano di riaccodarsi a chi si era momentaneamente staccato o rientrava dalle retrovie. La decisione sull’ultimo strappo, quando il traguardo era a poco più di mezzo chilometro. Scattava Halfvarssson, lo rincorreva Northug e Hofer ne perdeva la scia e doveva vedersela con Ustiugov. Fra i primi due non c’era volata poiché il norvegese sul piano staccava subito lo svedese., mentre il russo si piazzava davanti all’azzurro che, per cercare di superarlo, avrebbe dovuto cambiare corsia. Non ne ha avuto né il tempo né la forza ed è così restato ai piedi del podio. Peccato: l’avrebbe meritato, se non altro per completare un gioco di squadra effettuato questa volta nel migliore dei modi.
Un soffio dal podio (nella foto la staffetta norvegese) che ha fatto esultare anche il presidente del CONI Giovanni Malagò (foto sotto), presente oggi sugli spalti di Fiemme 2013, la prima sua uscita ad un evento mondiale. Questa mattina è stato protagonista anche della conferenza stampa che si è svolta al Main Media Center di Cavalese assieme al presidente del Comitato Organizzatore Fiemme 2013 nonché assessore al Turismo della Provincia di Trento Tiziano Mellarini, al presidente del Comitato Esecutivo di Fiemme 2013 Pietro De Godenz e al presidente della FISI Flavio Roda. “Se, dal 1991, è la terza volta che la Val di Fiemme organizza i Mondiali, c’è più di un motivo per essere orgogliosi”.
Polemiche a parte, su cui ritorneremo a bocce ferme, il DT Silvio Fauner è soddisfatto: “Tutti i ragazzi hanno corso benissimo, pensavamo questa squadra da due mesi a questa parte vedendo l’andamento della stagione. Hanno corso da protagonisti, purtroppo il quarto posto brucia, però abbiamo dimostrato di potercela giocare. Ci rimangono due gare e la nostra concentrazione è interamente su queste competizioni: può succedere che a fine Mondiale qualche atleta di punta possa essere stanco o magari appagato, dobbiamo essere pronti ad approfittarne. Il nostro Mondiale finora non ci ha visti sul podio, ma in tre gare siamo finiti nelle prime cinque posizioni, per cui continuiamo a lavorare su questa strada e investire sui giovani”.
Domani 30 km femminile, sempre in classico. Per l’Italia in pista Virginia De Martin, Debora Agreiter, Lucia Scardoni e Veronica Cavallar. Partenza alle 12.15.
La classifica della staffetta
1. NORVEGIA 1H41.37.2 (Gjerdalen 27.13.7 (2); Roenning 26.34.3 (6); Roethe 23.30.0 (4); Northug 24.19.2 (6)
2. SVEZIA +1.2 (Richardsson 27.17.1 (4); Olsson 26.31.6 (4); Hellner 23.27.9 (2); Halfvarsson 24.21.8 (9)
3. RUSSIA +2.4 (Belov 27.31.7 (14); Vylegzhanin 26.15,5 (2); Legkov 23.28.8 (3; Ustiugov 24.23.6 (11)
4. ITALIA +2.6 (Noeckler 27.18.8 (7); Di Centa 26.26.4 (3); Clara 23.33.1 (6); Hofer 24.21.5 (8)
5. FINLANDIA (Jauhojaervi 27.18.0 (6); Nousiainen 27.34.8 (12); Lehtonen 23.49.0 (8); Heikkinen 23.07.1 (1)
6.SVIZZERA +13.0 (Perl 27.32.2 (15); Cologna 26.12.4 (1); Livers 23.55.3 (9); Fischer 24.10.3 (3)
7. GERMANIA +45.5 (Dotzler 27.13.4 (1); Angerer 26.34.2 (5); Tscharnke 23.43.1 (7); Teichmann 24.52.9 (14)
8. GIAPPONE +54.2 (Miyazawa 27.16.7 (3); Yoshida 26.56.7 (8); Naruse 23.58.4 (10); Lenting 23.58.4 (10)
FRANCIA +55.6 (Wibault 27.23.9 (9); Manificat 27.27.6 (11); Duvillard 23.23.3 (1); Perrillat 24.18.0 (4)
10. USA +1.01.4 (Newel 27.17.5 (5); Freeman 27.27.3 (10); Hoffman 23.30.3 5); Elliot 24.23.5 (10)
11. REPUBBLICA CECA +1.17.05.4 (Magal 27.23.6 (8); Bauer 26.49-3 (7); Razym 24.22.8 (13); Jaks 24.06.9 (2)
12. CANADA +2.39.3 (Valjas 27.25.0 (11); Kershaw 28.06.9 (13; Babikov 24.25.6 (14); Harvey 24.19.0 (5)
13. KAZAKHSTAN+3.15.5 (Cherepanov 29.00.6 (17); Poltoranin 27.04.8 (9); Chebotko 24.14.1 (12); Veklichko 24.33.2 (12)
14. BIELORUSSIA +3.26.3 (Semenov 27.24.7 (10); Dolidovich 28.48.3 16); Ivanou 24.09.3 (11); Lasutkin 24.41.2 (13)
15. ESTONIA +5.42.0 (Kummel 28.39.9 (16); Tammjaarvi 28.42.3 (15); Vahtra 24.454.4 (15); Rehemaa 25.02.6 (15)
16. POLONIA +6.24.5 (Kreczmer 27.30.3 (12); Gazurek 28.42.1 (14); Starega 26.01.6 (17); Antolec 25.47.7 (16)
17.UKRAINA +6.43.4 (Shtun 27.30.9 13); Krasovskyi 29.52.3 (17); Bilosyuk 25.03.6 (16); Perekhoda 25.53.8 (17)
LE INTERVISTE DEGLI ATLETI ITALIANI
DIETMAR NOECKLER
Non sono riuscito a staccare gli altri poiché non avevo la forza necessaria; l’obiettivo era arrivare insieme agli altri e più o meno ce l’ho fatta. Ho fatto tanta fatica nell’ultimo giro, non mi sentivo benissimo ma ho tenuto duro e sono riuscito ad arrivare con il gruppo. Il materiale era buono ma la neve cambiava a seconda dei pezzi del tragitto. Dotzler era più forte, ma noi siamo stati più veloci di altri. Era la mia prima staffetta ai Mondiali in casa e l’ho sentita molto, ero un po’ emozionato ma non vedevo l’ora di partire: erano un paio di giorni che aspettavo di fare questa gara. Giorgio mi sembra che stia andando molto bene, l’ho visto tranquillo e sciolto. Siamo una squadra molto unita e tutti vogliamo fare bene.
GIORGIO DI CENTA
Stavo bene, i materiali erano perfetti: ho fatto una prestazione stupenda e anche oggi è stato un piacere correre. Eravamo tanto preoccupati per il classico su questa neve molle, invece tutti hanno fatto un buon lavoro. Zin, il mio skiman, ha centrato tutto: sci e sciolina. In Siamo un’ottima squadra, abbiamo lavorato umilmente al servizio di tutti, ieri eravamo sereni a qualsiasi risultato e lo siamo ancora tuttora. Siamo ancora in gara e, comunque vada, spero che tutti diano il massimo. Sarebbe bello se si staccasse qualcuno per fare un po’ meno fatica ma invece la vedo dura, quindi vedremo come finirà. Sia ieri che oggi stavo bene e quindi è stato facile correre. Fra due giorni mi attende un’altra gara molto lunga che sfinirà il corpo: è una competizione diversa da quella di oggi e paradossalmente marcio meglio a quarant’anni sulle distanze corte, ma me la cavo anche su quelle lunghe. Personalmente, anche se non arriva una medaglia fa lo stesso, io ho avuto già tante soddisfazioni, ma per la Val di Fiemme, l’Italia e per questi giovani speriamo di poter conquistarne una. Il tifo è molto bello, di solito non mi faccio condizionare, ma oggi l’emozione e la commozione si sono fatte sentire.
ROLAND CLARA
Oggi finalmente abbiamo avuto un po’ di fortuna. Per me è l’ultima gara, speriamo che David vada bene. Una medaglia non ci farebbe male. Ho provato a tener alto il ritmo durante tutta la gara. Siamo partiti in dieci e alla fine siamo arrivati in quattro. In una salita secca non stacchi nessuno, devi insistere tre/quattro/cinque/sei volte; nella settima si stacca facilmente. Ed è questo che è successo oggi.
Non sono andato mai fuori giro un attimo, il rischio era molto limitato. Però noi non siamo delle colonne e dobbiamo anche saper rischiare. La staffetta è sempre una gara dura in cui ci metti l’anima, io ho osato tutto. Ero talmente concentrato sulla gara, che non ho nemmeno notato il pubblico che mi sosteneva. Più di metà corsa l’ho fatta con la pelle d’oca per l’emozione. Avevo tanta voglia di fare bene e finalmente di far vedere qualcosa. La nostra squadra sta bene, è in forma. Sembra che noi siamo gli ultimi arrivati, invece siamo stati sfortunati… Comunque possiamo essere soddisfatti. Io lo sono.
DAVID HOFER
Penso che abbiamo dato spettacolo, fino all’ultima salita eravamo tra i primi. Bravissimi anche gli altri frazionisti che hanno dato il massimo ed abbiamo giocato sempre tra le prime posizioni. Io sapevo che la Russia era molto forte in volata quindi preferivo una gara più tirata poiché avevo delle gambe eccezionali. E’ stata una gara dura, ho sbagliato perché ero troppo indietro nell’ultima discesa e Ustiugov mi è volato davanti prendendo la linea più corta e quella più veloce. Alla fine questa è stata una gara per Northug perché, anche se non è tanto in condizione, lui gioca ed è velocissimo. Ognuno gioca le sue carte dove è più forte, sulla pista ognuno fa quello che vuole cercando di arrivare primo al traguardo. Noi ci abbiamo creduto e ci crediamo ancora. La prestazione è stata positiva, peccato non essere passato davanti e prendere il 3° posto, ma tutto sommato sono veramente soddisfatto.
(Foto e interviste Newspower Canon)
La pista di fondo come la Plaza de Toros
LAGO di TESERO – Erano le 15.00 in punto del pomeriggio. Un’ora fatale. E la pista si è trasformata in Plaza de Toros. Gli sci e i bastoncini lampeggiavano come spade. Quattro corsari volavano verso il traguardo: Northug, Halvarsson, Ustiugov e Hofer.
Il teatro era superbo. La folla nereggiava sopra la neve candida. Fremevano le bandiere. L’urlo era gridato a piena gola. Il momento supremo era stato preparato con maestria. Noeckler, Di Centa, Clara erano passati nella mischia intatti. Ora erano in quattro a giocarsi le tre medaglie e David Hofer era il nostro campione.
Il suo nome biblico scintillava sopra la neve, mentre la corsa rotolava verso il traguardo. Il sole accendeva i barbagli della visione. E ci siamo ricordati di quando, un giorno di scuola di molti anni fa, siamo entrati nella valle del Terebinto, dove il giovane Davide, campione degli ebrei, aveva sfidato il gigante Golia, campione dei filistei. Davide aveva raccolto cinque pietre lisce. Forse anche Hofer le aveva raccolte nel greto dell’Avisio. Davide al primo tiro con la frombola aveva colpito in fronte Golia e lo aveva ucciso. Anche Caravaggio, molto prima di noi, aveva visto la scena e aveva immortalato Davide con la testa del gigante Golia in un quadro della Galleria Borghese. Forse anche Hofer aveva la frombola infallibile.
Golia, però, aveva tre teste come Cerbero. Contro Hofer non c’era un guerriero, ma un mostro mitologico. La corsa regala sempre il sogno, ma quando il traguardo si avvicina la visione sfuma. La realtà emerge silenziosa come un sommergibile dal mare. Ecco l’attacco di Halvarsson. Ecco la risposta di Northug. Ecco Ustiugov, ventenne siberiano, che viene da un villaggio a 7 ore d’auto da Khanty Mansiysk, sul fiume Irtysh, dove la temperatura raggiunge -49°. Hofer seguiva quella tigre siberiana. E la cacciava con valore, senza riuscire a catturarla.
Davanti, sul rettilineo d’arrivo, Petter Northug, con gesto perentorio, faceva roteare la sua muleta di neve e cielo, mentre i suoi sci, infallibili, risolvevano questa favolosa corrida. Northug era Manolete, Dominguin, El Cordobés. Invincibile e crudele “espada”.
Claudio Gregori