ASIAGO (VI) – A pochi giorni dalla cerimonia inaugurale, in programma venerdì 15 febbraio alle ore 17 sul piazzale del palazzo del ghiaccio, si stanno definendo gli ultimi dettagli per la Master World Cup 2013. I Mondiali Master, insomma. Over 30 ancora impegnati nell’agonismo che sulla carta dovrebbe essere “decoubertinianamente” interpretato con spirito amatoriale (quello della partecipazione prima ancora della vittoria….), mentre in effetti è di tutt’altra pasta.
C’è ovviamente voglia di divertimento, ma si lotta per vincere, o quantomeno per un piazzamento di prestigio, e per raggiungere questo scopo ci si prepara più accuratamente (con l’età si matura ….) di quando l’attività sportiva per tanti era mestiere e ragion di vita. Magari per rinnovare, ad anni di distanza, il confronto fra chi campione è stato e chi è rimasto qualche gradino sotto.
Manca ancora la lista definitiva dei partecipanti, che la WMC ufficializzerà solo all’ultimo momento, ma si conoscono già i 232 nominativi degli italiani che entro il 20 gennaio hanno inviato l’iscrizione al direttore nazionale Giacomo Camozzini e per i quali la ditta CARVICO spa di Laura Colnaghi, anch’essa fra le partecipanti con ambizioni di medaglia, ha realizzato una felpa/divisa per tutto il TEAM ITALIA.
Fra loro Gianfranco Polvara, ex azzurro della nazionale e poi skiman di fiducia di Giorgio Di Centa, tanto da esserne ricompensato, dopo Torino 2006, con la 500 storica della duplice medaglia d’oro olimpica, e i freschi campioni italiani: il valsassinese Luca Bortot e la carnica Lorella Baron. Il gruppo più numeroso, anche per ragioni di vicinanza, è ovviamente quello vicentino con Michele Vescovi, secondo classificato nel campionato italiano, e il terzetto del GSA Asiago che aveva conquistato il titolo di categoria sulla pista di casa: Roberto Martini, Daniele Doriguzzi e Roberto Rigoni.
A costoro si aggiunge il generale Valentino Stella, nato sull’altopiano ma trasferito poi per ragioni di servizio in Valle d’Aosta dove è stato comandante del Centro Sportivo Esercito di Courrmayeur e poi, da colonnello, assegnato alla Scuola Militare Alpina di Aosta. Classe 1933, Master B5, la categoria dei più anziani. Si diletta ancora di sci, ma lo si ritrova alla partenza anche delle gare di skiroll. Quelle in salita, dove si va di motore. Il suo perde magari qualche colpo, ma non batte ancora in testa.
Pure di Asiago Sonia Basso, due volte campionessa italiana (1977 e 1979) e che nel 1982 a Pinzolo stabilì il record mondiale femminile della 24H e attualmente responsabile del centro fondo Fontanella e allenatrice dello sci club 2A Asiago Altopiano. La volontà non manca; quanto a gambe e fiato si vedrà. L’impegno è comunque assicurato.
Ma sono due i nomi che balzano immediatamente all’attenzione: Marco Albarello (foto) e Cristian Zorzi. Il primo, campione mondiale della 10 km a Obersdorf 1987, riporta la memoria alla staffetta olimpica di Lillehammer ’94 quando l’alpino valdostano vinse l’oro in squadra con Maurilio De Zolt, Giorgio Vanzetta e Silvio Fauner. Toccò all’attuale DT del fondo azzurro bruciare sul traguardo proprio quel Bjoern Dahlie che oggi è testimonial di questi mondiali e vi si presenterà anche in veste di concorrente ritrovando altri due ori olimpici.
Marco Albarello contribuì a quell’impresa resistendo alla grande agli avversari più pericolosi nella seconda frazione in classico, tecnica della quale è stato uno dei massimi esponenti, dopo il lancio di De Zolt. Comandante del Gruppo Sportivo di Courmayeur, è stato poi direttore agonistico del fondo; subito dopo questi Mondiali andrà in pensione. L’attesa per rivederlo all’opera sugli sci c’è tutta visto che, ormai da tempo, ha abbandonato l’agonismo. Tranne quello calcistico: si difende ancora bene, malgrado stazza ed età.
In piena attività è invece Cristian Zorzi (nella foto con Valbusa), oggi quarantenne. Nelle Olimpiadi 2006, sulla pista di Pragelato, perfezionò con una fuga solitaria “da leggenda” il lavoro che nelle precedenti frazione aveva visto sempre in prima fila Fulvio Valbusa, Giorgio Di Centa e Pietro Piller Cottrer. Arrivò sul traguardo inalberando una bandiera tricolore e suggerendo il silenzio generale alle migliaia di fans entusiasti. Dopo due anni di inattività, è attualmente impegnato soprattutto sulle lunghe distanze.
Ritrovarli sul campo-gara, sia pur in contesti completamente diversi, fa lievitare l’interesse per una rassegna in cui non mancheranno ancora sorprese per il semplice fatto che dalle liste di altre nazioni, ma pure da quella italiana, potrebbero spuntare concorrenti già protagonisti ai massimi livelli. Come sono stati, del resto, ex azzurri come Ulrich Kostner il cui nome apre l’albo d’oro della Marcialonga, Bruno Debertolis, l’ex nazionale russa divenuta trentina Eugenia Bitchougova, ma anche Carolina Tiraboschi, Nico Invernizzi, Gian Antonio Gianantonio, Gianni Penasa.
Dopo le gare sprint di Coppa del Mondo questa, per Asiago, è una nuova occasione di rilanciarsi nel fondo che conta e che va a finire in TV, che resta pur sempre il richiamo più promozionale. Di tornare ad essere, magari con qualche nuova infrastruttura, uno dei “santuari” dello sci nordico che, trent’anni fa, durante l’estate era sede dei raduni dei mezzofondisti azzurri dell’atletica leggera. Gabriella Dorio, ma anche Maurizio Damilano, prepararono qui l’oro di Mosca 1980. Il marciatore, con i suoi colleghi della specialità, anticipò la stagione allenandosi proprio con gli sci stretti sulla pista che, allora, si sviluppava in Contrada Ave.
Con un impianto di innevamento programmato di ultima generazione quell’anello spettacolare, baciato dal sole, a due passi dal centro cittadino, con vista panoramica dal costone, meriterebbe di essere ripreso anche fra le tante difficoltà che le stagioni anomale con scarsità di neve imporrebbero. Due passi e ci si ritroverebbe sulla pista senza doversi spostare in auto o con i pulmini. Con tutti i i ragazzini che fanno fondo ad Asiago, sarebbe anche una questione di comodità, di sicurezza e di risparmio.
Un’altra soluzione è già parzialmente in atto, proprio nel parco adiacente al palaghiaccio dove sono già state collocate le tubazioni per l’innevamento artificiale. Con l’attuale formula del fondo, che per maggior spettacolarità disputa le gare anche al massimo livello su anelli dello sviluppo fra 2,500 e 3,750 km, se ne avvantaggiano anche le riprese TV: lo si è visto a Sochi, in Russia, nella Coppa del Mondo che è servita come collaudo per la pista delle prossime Olimpiadi.
E’ il sistema più pratico per portare il fondo proprio in mezzo alla città. Lo si è fatto anche a Milano dove il pubblico, più di 30 mila spettatori nei due giorni di gara, ci è arrivato a piedi dalla vicina metropolitana, senza gravare sul traffico già congestionato di per se stesso. E Asiago, nella sua centralità, ha una conformazione ideale per una soluzione del genere. Il problema non sarebbe certamente di carattere tecnico, ma solo economico; purtroppo capita in un momento di piena crisi nel quale anche certi progetti si scontrano con altre più impellenti priorità cui la volontà politica deve dare precedenza. Resta un sogno; per il futuro si vedrà
. (foto Giacomello)
Ideale per i fondisti il formaggio di tipo Asiago stagionato
Già che siamo in tema di sci di fondo, c’è un’altra caratteristica di Asiago da sottolineare: quella dell’alimentazione necessaria per sostenere la preparazione che questo sport sano ma faticoso richiede. Alimentazione nella quale rientra uno dei suoi prodotti più tipici come la Dop veneto-trentina del formaggio Asiago, oggetto di uno studio dell’Università di Padova che ha dato risultati interessanti.
Il prof. Enrico Novelli, coordinatore del Corso di Laurea in Sicurezza igienico-sanitaria degli Alimenti con sede a Vicenza, ha potuto appurare che “durante la stagionatura dell’Asiago prodotto da latte parzialmente scremato, lasciato invecchiare da 6 a 12 mesi e oltre, le proteine nobili del latte subiscono un processo naturale di ‘predigestione’, In questo modo diventano facilmente assimilabili e quindi pronte a soddisfare l’aumentato turn-over proteico che caratterizza il metabolismo di chi fa sport di fondo”.
Non dimentichiamo che proprio gli sforzi prolungati nel tempo di fondisti, ma anche di ciclisti e alpinisti, ad esempio, producono un fabbisogno proteico doppio rispetto al consueto.
Ma non e’ tutto. E’ stato dimostrato inoltre che, consumando dai 30 ai 120 grammi al giorno di formaggio di tipo Asiago Stagionato, possiamo contare su un prezioso alleato nella difesa naturale contro i radicali ossidativi. A fare la differenza è il foraggio con cui vengono alimentate le vacche in Altopiano, ricco di composti ad azione antiossidante. Inoltre, proprio l’Asiago apporta al fondista elementi minerali fondamentali come il calcio che non è solo necessario per le ossa e i denti ma risulta utile al buon funzionamento neuro-muscolare, soprattutto in vista di una gara.
Mangiando poco meno di 100 grammi al giorno di stagionato, dunque, si copre il fabbisogno giornaliero di calcio, il tutto con l’apporto di proteine rapidamente digeribili dall’organismo.