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Il fondo azzurro dal Tour de Ski a Fiemme 2013: ne parla il DT Silvio Fauner

Poco più di un mese ai Mondiali e, dopo il Tour de Ski, al quale abbiamo dedicato il maggior spazio possibile, si tirano le prime somme.  Per il direttore tecnico, l’allenatore della squadra maschile e gli atleti sono da valutare in positivo. Non altrettanto si può dire della squadra femminile, purtroppo, che in Val di Fiemme avrà ben poche possibilità di mettersi in evidenza. Un settore da ricostruire ex novo.
 Ma partiamo dagli atleti, dai due  (Giorgio Di Centa e Roland Clara) che, con l’animo da combattenti,  hanno tirato fuori le unghie proprio nell’ultima tappa, che si concludeva sulla massacrante salita del Cermis dove lo  sci di fondo,  quanto ad espressione del gergo tecnico, vive solo nella fantasia di chi l’ha inventata per puro spirito di business e  spettacolarizzazione della fatica unita alla sofferenza. Le loro dichiarazioni sono riprese dal sito della Fisi e, quindi, in un certo senso, hanno crisma dell’ufficialità.
Il Tour de Ski sorride finalmente anche a Roland Clara (nella foto davanti a Moriggl) che proprio nell’ultima occasione possibile, la scalatafiemme Clara Moriggl Arrivo del Cermis, riesce a conquistare il secondo podio stagionale con un terzo posto di giornata che lo ripaga delle sofferenze patite nel corso del torneo. “La seconda tappa di Oberhof mi aveva proprio lasciato l’amaro in bocca poiché sapevo quale fosse la mia condizione e stavolta sono riuscito a dimostrarlo – spiega il trentunenne finanziere altoatesino. Ho pensato in questi giorni a risparmiare energie per puntare tutto su questa tappa e ce l’ho fatta. Credo che avrei potuto arrivare anche secondo, ma a 200 metri dalla fine ho pensato di essere arrivato e mi sono praticamente fermato. Così ho perso il ritmo, mi sono praticamente piantato e ho fatto fatica persino a tagliare il traguardo. La forma è ottima, non sono riuscito a dimostrarla soltanto a causa della sfortuna. Da domani per quanto mi riguarda penserò soltanto ai prossimi Mondiali, al momento sono qualificato nella skiathlon e nella 15 km a tecnica libera, da qui all’inizio della rassegna iridata correrò soltanto a La Clusaz e Sochi”.
Giorgio Di Centa, quarto nella mass start di Tesero, ottavo nella generale e migliore degli azzurri, è soddisfatto: “Ho centrato l’obiettivo di entrare nei dieci, spiega il quarantenne bicampione olimpico;  mi dispiace soltanto che nel tratto pianeggiante che portava alla salita non ho trovato il trenino giusto che mi permettesse di recuperare ulteriore terreno. Ma va bene così, avrei firmato alla vigilia per un tale piazzamento, adesso si volta nuovamente pagina, con la stessa umiltà e voglia di sempre”.

riva paolo 2Paolo Riva, responsabile della squadra maschile, traccia un bilancio del Tour. “Due podi in una manifestazione del genere sono sempre un buon bottino – spiega, ma noi dobbiamo leggere oltre e diciamo che la squadra italiana ha mostrato un Pellegrino, Di Centa, Clara e Hofer di assoluto livello e i vari Noeckler, Moriggl in crescita. Sappiamo che dobbiamo ancora lavorare tanto, ma lo spirito dei ragazzi è quello giusto”.
Lo spirito, dunque, che è quello che può fare la differenza quando si deve affrontare un impegno come i prossimi Mondiali di casa fra lo scetticismo quasi generale. Anche di chi scrive, per la verità, abituato ad essere realista prima che ottimista come è giusto che siano atleti e tecnici che vivono di speranze in attesa delle certezze. Speranze che hanno ragione di coltivare per il semplice fatto che, diversamente, non potrebbero dare le giuste motivazioni agli atleti.
Ne abbiamo parlato a lungo con Silvio Fauner (foto in alto) il direttore  tecnico che, nel suo compito, si trova affrontare dei grossi limiti. Quello di ricostruire la squaadra femminile (nella foto il quartetto che ha concluso il Tour de Ski: da sinistra Cavalllar,  Agreiter, Piller e De Martin ) ma,  prima di tutto quello economico. La Fisi non fa mancare niente,  ma il budget è pur sempre risibile se paragonato a quanto possono mettere sul piatto altre nazioni, nordici, russi e tedeschi inazzurre fondo tour particolare. Ci si arrangia, si fanno sacrifici e ci si attrezza per fare anche qualche miracolo se la sfiga non si mette di mezzo.
 Come è stato nel caso di Clara. “Poteva essere nei 5. Non è mai partito così bene come nel prologo a Oberhof.  Poi nella seconda tappa è caduto in discesa, ha rotto un bastoncino e per un chilometro non ha potuto riceverne il cambio. Non per nostra sinecura: semplicemente perché chi è addetto a questo compito non si può scaglionare sul percorso come si è sempre fatto, ma deve restare nelle apposite postazioni. Ha quindi perso un sacco di tempo che gli è stato fatale in quanto si è ripercosso  sull’esito del Tour.
Sfortunato anche nella tappa Cortina-Dobbiaco: era nel terzo gruppo, stava riportandosi sul secondo in cui si trovava Di Centa, ma non è riuscito a riprenderlo prima dello scollinamento a Cima Banche.  E da solo, nella discesa successiva, non poteva fare nulla contro un gruppo che si dava i cambi. Il suo piazzamento finale a quel punto era compromesso. Così si è puntato tutto sull’ultima tappa considerando che sul Cermis Clara, sue qualità tecniche e organiche specifiche, era in grado di andare forte”.   
Una scelta calcolata, dunque,  quella di partire con  quella  che viene definito “onda, e cioè il gruppo che chiude le partenze dell’inseguimento ad handicap. Una partenza di massa a 6 minuti dal primo che, con i cambi, permette di sviluppare maggior velocità e quindi guadagnare secondi preziosi su chi, invece, fa corsa tesero di-centa 2individuale.  “E Clara, spiega Fauner, è stato tanto bravo da ottenere il terzo posto di tappa e, con esso, punti preziosi di Coppa del Mondo. Con un’ingenuità, comunque:  quella di aver scambiato il gonfiabile posto in cima alla salita dura con quello del traguardo, che era 200 metri più avanti. Così ha fatto un’accelerata anticipata che l’ha lasciato secco. Diversamente sarebbe potuto arrivare secondo. Ma c’è da capirlo: quando arrivi in cima sei tanto stravolto dalla fatica che non riesci a connettere”.
Quanto a Di Centa (foto sopra), è stato superlativo:  ha 40 anni  ed è il più anziano in corsa, ma ha lo spirito di un ragazzino. E’ come il vino:  migliora invecchiando.  “Professionalità e una bella famiglia alle spalle, spiega Fauner.  Grande nella mass start di Lago di Tesero dove è arrivato quarto ma poteva finire sul podio se non addirittura vincere se non si fosse mezzo di mezzo Legkov. In 5  (Poltoranin, Valjas, Harvey, Angerer e lo stesso Giorgio) a lottare per il podio  di pura spinta di braccia quando, nello spazio fra lui e il tedesco  si è buttato il russo. Fuori pista, un comportamento inaccettabile anche in termini di regolamento, tanto è vero che poi è stato penalizzato  e quindi retrocesso.  Ma Di Centa e Angerer , intanto,  hanno dovuto percorrere gli ultimi metri della volata, quella decisivi, in condizioni che hanno impedito al nostro di sprintare per il podio come avrebbe potuto fare.  Sul podio Angerer ci è arrivato, Giorgio ne è rimasto escluso per 2/100. E’ vero che non c’è stato contatto fisico, ma sul piano psicologico  ha sicuramente pagato l’indebita intromissione di Legkov che comunque ha vinto il Tour de Ski con pieno merito”.  
E’ andato tutto secondo le previsioni o c’è stato qualche problema?
Noeckler teysotL’unico sicuramente a  Oberhof, dove Noeckler (foto Teyssot) è arrivato 12° nell’inseguimento vinto in spaccata da Vylegzhanin su Lekgov, e Giorgio ha perso quasi 2 minuti. Forse  il podio per Noeckler  ci poteva scappare . Dobbiamo capire se è dipeso dalla scelta di sci non adeguati alle condizioni della neve bagnata da un po’ di pioggia o dalla quantità della sciolina impiegata. Per il resto i nostri skimen hanno sempre fatto un attimo lavoro.
Messa alle spalle la corsa a tappe, adesso viene il difficile: il giusto approccio ai Mondiali attraverso un recupero mirato e la partecipazione alla Coppa del Mondo che intanto continua il suo cammino. Cosa state facendo?
Riposo attivo per tutti, tranne gli sprinter che nel fine settimana saranno a Liberec, nella Repubblica Ceca :  uno sprint a tecnica classica sabato, seguito da un team sprint a tecnica libera domenica 13 gennaio. Oltre a Pellegrino saranno presenti David Hofer (a sinistra) che sperimenterà con lui l’affiatamento in vista della gara iridata in Val di Fiemme), Fulvio Scola, Renato Pasini, Fabio Pasini, Elisa Brocard, Greta Laurent, Gaia Vuerich e Ilaria Debertolis”.
E le prossime tappe?
La Clusaz, dove ci confronteremo  nelle  staffette, e poi a Sochi con Hofer e Clara, più che altro per visionare le piste olimpiche  e valutare la logistica. Il test definitivo sarà a Davos il 16-17 febbraio.
Da qui ai Mondiali ci sono in programma anche dei raduni. Quali e come?
Da lunedì per 4 giorni saremo a Lavazè, per preparare  le gare di La Clusaz, che si effettuano a 1700 metri di quota. Poi andremo all’Alpe di Siusi, al Panorama, dove si passano i 2.000 metri. Quindi dal 9 al 14 febbraio ancora ai 1800 metri di Lavazè, con puntate sulle piste di Lago di Tesero per i lavori veloci. Poi ci saranno altri 4 giorni a Davos. La fisiologia è rispettata: complessivamente sono 20 giorni di quota da 2.000 a 1.600 metri, che ci dovrebbero mettere nelle migliori condizioni per affrontare i Mondiali.
E per Fiemme 2013 c’è qualcosa di cambiato rispetto alle previsioni sempre manifestate?
de martin teseroNo, sono sempre della  stessa idea. Sarà dura. Il podio non è facile, ma 3-4 carte da giocare con i maschi le abbiamo. La 15 km individuale a skating, lo skiathlon, il team sprint e la staffetta maschile. Le piste sono state rinnovate: sono molto più dure che nei passati Mondiali. Non si può barare né giocare di rimessa. Uno scatto fuori posto e fuori tem

po e resti sulle ginocchia: lo ha provato anche Northug quando, in salita, ha sprintato al traguardo con abbuoni. C’è rimasto secco.
E per quanto riguarda le donne?
I tempi di Di Centa, Belmondo e Paruzzi sono lontani,. Stiamo pagando un ricambio generazionale dopo che l’anno scorso Follis, Longa e Genuin si sono ritirate. Qualcuna di buone possibilità comunque c’è:  Virginiaagreiter cermis De Martin (sopra), che ha 25 anni, è ancora acerba ma potrà inserirsi fra le prime 5 del mondo almeno in classico. Debora Agreiter, la più giovane, ha un motore di tutto rispetto. Purtroppo noi non disponiamo degli stessi bacini di utenza dai quali attingono scandinavi, russi, ma anche gli stessi americani. Da noi, ai campionati italiani, quando ce  n’è una dozzina è già tanto. Ma de

l resto è la stessa cosa per i maschi: anche lì si paga  il buco generazionale. Abbiano il buco proprio nelle classi di età che  fanno risultati all’estero: quelle dal 1983 al 1988, che hanno espresso i campioni di adesso. Fra Hofer (1983) e Noeckler (1988) non c’è nessuno. E per fortuna c’è ancora il quarantenne ….”

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