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E’ morto Claudio Baldessari: alpino paracadutista, scalatore e giornalista dello sci

1 giugno – Un altro lutto nella grande famiglia della Fisi che oggi perde una delle colonne della propria storia. E’ scomparso questa mattina Claudio Baldessari, già responsabile dell’Ufficio stampa della federazione e direttore per anni della rivista Sport Invernali. Non ha retto a un’infezione polmonare, contratta mentre era già ricoverato in ospedale dopo essere stato investito da un’auto. Claudio avrebbe festeggiato i suoi 84 anni il prossimo 17 giugno. Lascia la moglie Maria Teresa e la figlia Cristina, che da qualche anno lo aveva reso nonno.
Personaggio a tutto tondo, sempre energico e sorridente, conosciutissimo nell’ambito degli sport invernali e della montagna italiana, Claudio era nato a Trento nel 1928. Ufficiale degli alpini, lasciò il servizio con il grado di capitano. E’ stato istruttore di sci e di alpinismo. Accademico militare di alpinismo, ha “inventato”, costituito e comandato il primo reparto di alpini paracadutisti della storia, compiendo numerosi lanci in montagna. Con Cesare Maestri ha effettuato diverse scalate, tra cui alcune “prime”: la più famosa è senz’altro quella della Roda di Vael, sul Catinaccio. A quella strapiombante “Parete Rossa” i due alpinisti rimasero aggrappati per 8baldessari alpino giorni.
Viveva a Milano da molti anni, anche se usava passare l’estate nella sua Cavalese. Istruttore di sci e “Accademico” militare d’alpinismo,  anche nel mondo dello sci ha ricoperto moltissimi incarichi: tra l’altro è stato direttore tecnico dello sci club Topolino con il presidente Rolly Marchi; consulente della Coca-Cola, creando il “Gran Premio Saette , fucina di giovani talenti, sovrintendendo alla sua organizzazione per 25 anni.
Ci lascia,dunque, uno che alla montagna e agli sport invernali ha dedicato tutta la vita intera. Sono in tanti a compiangerlo, a cominciare da quegli alpini che con lui sono diventati paracadutisti: il primo reparto della storia, capace di lanciarsi a quote e in condizioni che in Italia e all’estero, nessuno  prima di lui, allora sottotenente, era stato capace di affrontare. Memorabile il lancio effettuato il 24 luglio 1953 sul ghiacciaio del Ruitor con atterraggio dei paracadutisti a quota 3500 mt. in faccia al Monte Bianco, che aprì un’epoca, lasciando stupefatti gli osservatori internazionali.
Scalatore ardimentoso: la montagna per lui non aveva segreti. In coppia con un altro grande dell’alpinismo, Cesare Maestri, dopo aver salito nel 1956 con un’arrampicata mista (libera e artificiale) lo Spigolo Ovest della Cima del Grostè tracciando la via “Spigolo del cielo”, nel 1960, quando era capitano, scalò la fino allora inviolata “Parete Rossa” della Roda di Vael, dedicando la via all’amico Toni Egger.
 In  questa occasione, suscitando polemiche che proseguirono anche in seguito, assurde, tanto più nell’ottica attuale con i chiodi che si piantano in parete con il trapano elettrico, usarono un compressore per  forare la parete per infilarvi i chiodi ottagonali a pressione, usati per la prima volta da Nino Oppio, secondo quella tecnica dell’arrampicata artificiale della quale, con Bepi De Francesco della Scuola Alpina di Polizia di Moena, Maestri era diventato un caposcuola. Una tecnica che avrebbe permesso di risolvere i grandi problemi alpinistici rimasti fino allora insoluti ma che aveva diviso il mondo alpinistico.
 Il compressore pesava 160 kg e lo si tirava su 40 metri per volta. I primi 20 con una carrucola quadrupla, poi con il “tirfor”, un organetto che si manovra a pompa che tira su il cordino 20 centimetri per volta.  L’anno successivo Maestri avrebbe ripetuto la stessa baldessari gattaivia scendendo da solo in 9 ore lungo quel muro strapiombante che avevano vinto con tanta fatica.
Quattro anni dopo, fra il 26 e il 29 luglio, ancora insieme, con una durissima arrampicata mista, eccezionalmente strapiombante per il Gruppo di Brenta salivano lo Spallone Nord per la parete Nord della Punta Orientale delle Punte di Campiglio.
In Fisi è entrato nel 1980: è stato capo ufficio stampa e poi direttore responsabile della rivista “SPORT INVERNALI” per 17 anni e ha organizzato le tre edizioni del “Parallelo di Natale alla Montagnetta di San Siro di Milano (nella foto con il piccolo Bruno Gattai, figlio dell’ex presidente della Fisi Arrigo, ottimo discesista, telecronista e ora avvocato).
Da tre anni collaborava anche con questo sito con editoriali che, puntualmente, toccavano le corde di chi chiedeva il rilancio della federazione che dei circa 230 mila tesserati dei suoi tempi ne aveva perso per strada, progressivamente all’inizio e poi in caduta libera, quasi i  due terzi. Una critica pungente, polemica ma sempre costruttiva, perché mirata anche al rilancio della montagna attraverso il contributo che la Fisi avrebbe potuto dare con un nuovo statuto, la tessera differenziata, un diverso sistema elettorale attraverso il voto elettronico certificato e dirigenti animati da uno spirito legato alla voglia di fare più che a quella di presenziare. Un novello San Giovanni che gridava nel deserto dopo aver vissuto momenti di gloria. Inascoltato purtroppo.

Ora, come ha scritto Franco Francescon, il creatore degli Alpini Paracadutisti ed il comandante del primo Plotone Alpini Paracadutisti della Brigata Tridentina nel 1952 è andato avanti proprio quando quest’ anno gli ALPAR compiono 60 anni. A Lui un volo diretto in cielo ed alla Famiglia le più sentite condoglianze dall’ A. A. P. e tutti gli Alpini Paracadutisti.
I suoi funerali avranno luogo a Milano nella Basilica dei SS. MM. Achilleo e Nereo (soprannominata Chiesa Rossa, per via dei mattoni rossi che la compongono e quindi visibilissima da lontano) in Viale ARGONNE, 56 (zona città studi) alle ore 11,00 di lunedi 4 giugno 2012.
Tutti gli ALPAR che interverranno: POLO NERA e CAPPELLO. Appuntamento ALPAR ore 10,30 davanti la chiesa.

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