22 MAGGIO – Con una giornata da tregenda, 30 cm di neve fresca, bufera e nebbia, è iniziata ieri al Tonale la marcia di avvicinamento dei fondisti azzurri ai Mondiali di Fiemme 2013. Un tempaccio, dunque. Malgrado questo, due ore di allenamento sulla neve al mattino, e trasferimento nel pomeriggio a Pontedilegno per continuare il lavoro in palestra.
Primo raduno per le squadre di Coppa del Mondo, B e la Under 23 maschile e femminile. Alloggiano allo Sporting e si allenano al Paradiso, a quota 2580, su anello di poco più di 4 chilometri e mezzo abbastanza tecnico nel quale sono state inserite un paio di curve e discesine che richiedono, oltre all’impegno, anche una certa attenzione. Con Gianfranco Pizio, che quest’anno riveste il ruolo di capo allenatore, ci sono gli allenatori Paolo Riva (squadra di Coppa maschile), Alfred Stauder (squadra femminile). Stefano Saracco (sprint), Giuseppe Cioffi, Alberto Rigoni e Tullio Grandelis(B e Under 23) insieme al gruppo di skimen che hanno approfittato di questo raduno di 6 giorni per confrontarsi e impostare il lavoro in vista della prossima stagione agonistica. Con loro anche Stefano Vuerich, che si occupa delle impronte. Dandosi il cambio, seguiranno la squadra in ogni raduno (il prossimo allo Stelvio) per testare materiali e scioline.
Sotto questo aspetto la giornata odierna, a differenza della precedente, è risultata ideale: soleggiata ma fredda. Neve favolosa, come si trova l’inverno. Ideale per macinare chilometri e curare la tecnica. Specialmente quella classica, che è il nostro punto debole. Ad eccezione di Roland Clara e Debora Agreiter, che hanno un po’ di tosse, sono tutti in buona salute. Da parte sua Fulvio Scola continua il recupero dopo l’intervento chirurgico alla spalla a seguito della lussazione riportata alla fine della scorsa stagione. Si muove con prudenza, spinge con un solo braccio.
Unico assente Giorgio Di Centa, rimasto vittima di un incidente stradale che sembrava privo di conseguenze ma si è rivelato in seguito più grave di quanto riscontrato inizialmente: frattura composta di parte della testa del perone che ha provocato una grossa borsite che ha dovuto essere siringata già due volte. Riposo assoluto per 15 giorni, che non è certo il massimo per uno che fra allenamenti e lavoro nei boschi e nel suo rustico non è certo abituato a star fermo e si trova invece a passare le giornate bloccato sul divano.
L’incidente è avvenuto nel pomeriggio del 3 maggio a Treppo Carnico, dove vive, a pochi passi da casa dalla quale era uscito per raggiungere, con la sua moto Beta 200 da trial, il paese che si trova più a valle. In direzione contraria è sopraggiunto il Suv del suo vicino che ha svoltato per inserirsi nel vialetto di casa. Per evitare la collisione, ha frenato ed è caduto, rotolando per una decina di metri, mentre l’auto si fermava evitando lui e la moto rimasta in mezzo alla strada. Lo stesso conducente del Suv ha attivato il soccorso allertando il 118 che ha inviato sul posto una autoambulanza e l’elicottero giunto da Udine con personale medico a bordo. Una volta verificate le condizioni del ferito i sanitari hanno deciso per il trasporto in ambulanza all’ospedale di Tolmezzo.
La sua disavventura Giorgio l’ha poi raccontata, per telefono, a Gino Grillo, ed è stata pubblicata sul sito aldorossi.altervista.org, dal quale la riprendiamo. “Per fortuna indossavo gli scarponi anti infortunistici: mi hanno salvato la gamba” ha detto. Giorgio stava andando in moto in paese, quando un Suv sopraggiungeva in senso orario. “Ero bardato tutto di grigio: dai pantaloni al casco, quando il Suv ha deviato a sinistra mi sono reso conto che, complice anche un possibile riflesso del sole, il mio vicino alla guida del Suv non mi aveva visto”. Giorgio ha cercato di frenare, la moto si è bloccata facendolo ruzzolare sull’asfalto. “La moto è rimasta lì, pure l’automobile nel frattempo si era fermata: non vi è stato alcun contatto fra i due mezzi, né l’auto ha urtato la mia persona”. Immediatamente soccorso dal conducente dell’auto, è partita la chiamata al 118. “Ero pallido come uno straccio, per cui mi hanno consigliato di non muovermi. Una volta sul posto, i sanitari giunti con l’elicottero del 118 hanno voluto comunque visitarmi. Visto che non ero grave, mi hanno mandato all’ospedale di Tolmezzo. La contusione più forte l’ho avuta alla caviglia destra, salva solo grazie alle scarpe anti infortunistiche me la sono cavata con sette giorni di riposo”. Un ultimo pensiero ai vicini: “Mi spiace anche per loro, siamo amici, tant’è che sono venuti in ospedale con me per accertarsi delle mie condizioni di salute”.
Sembrava cosa da poco, ma è subentrata la borsite che ha richiesto l’intervento all’ospedale di Conegliano dove gli è stato imposto il riposo assoluto. La sua stagione partirà quindi con un certo ritardo. Che comunque non influirà più di tanto su quelli che sono i suoi obiettivi: nel suo mirino, confessava a Roberto Calvetti, per il Messaggero Veneto, un paio di giorni dopo il secondo posto nella 50 km dei campionati italiani assoluti a Campo Carlo Magno. Gli manca poco ai 40 anni, ma nel suo mirino ci sono i campionati del mondo del prossimo anno in Val di Fiemme e, più oltre, le Olimpiadi di Sochi del 2014. Non ha intenzione di fermarsi, anzi vuole diventare uno degli atleti più longevi dello sci di fondo.
Come De Zolt, insomma, che chiuse la sua carriera nel 1994 a 44 anni con l’oro della staffetta dei Giochi di Lillehammer al collo? “Come il “Grillo” no – afferma – è impossibile, ma i suoi erano tempi in cui si andava avanti soprattutto con l’orgoglio e con i sacrifici. Oggi non basta più, bisogna essere sempre al massimo, bisogna curare la tecnica, l’alimentazione e l’aspetto psicologico per restare sulla breccia»
Sarà il più anziano del Circo bianco dopo che ha abbandonato il norvegese Odd-Bjorn Hjelmeset (40 anni compiuti lo scorso dicembre e una sola gara in Coppa, mentre lui le ha fatte quasi tutte raccogliendo 306 punti che lo collocano al 31º posto nella classifica generale. “Adesso per me la sfida è ritornare ai livelli del 2011” annuncia Giorgio, che non ha alcuna intenzione di abbandonare la scena. Per puntare in alto vuole partecipare a meno gare (“lo volevo anche quest’anno, ma alla fine ne ho fatte troppe lo stesso”) per poter preparare bene gli appuntamenti che ha già ben in testa. “Ai Mondiali della Val di Fiemme – spiega – vorrei disputare soltanto la 50 km finale. So che è un rischio, una prova senza appello, ma alla mia età è l’unica soluzione per mirare in alto”. E lo stesso vorrebbe fare alle Olimpiadi del 2014. «L’idea è questa e a Sochi vorrei andarci, ma saranno i risultati della prossima stagione a dire se potrò disputare un’altra olimpiade”.
Il record di longevità agonistica e la speranza di un «acuto» per chiudere in bellezza, ma non solo. Di Centa ha un altro obiettivo, minore ma fino a un certo punto: raggiungere e, magari, superare il primato di scudetti tricolori che appartiene a Giorgio Vanzetta che ne ha inanellati 24, mentre il campione carnico è fermo a quota 23. “Quest’anno non ci sono riuscito (ha vinto “solo” due argenti in staffetta e nella 50 km), ma voglio arrivarci: è una scommessa tra me e Giorgio”.
Primo raduno degli azzurri del fondo al Tonale. Manca solo Di Centa
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