Venerdì 22 luglio alle 18, presso Cavasagra di Vedelago si svolgerà la festa per i 70 anni di Sportful, azienda leader nel settore dell’abbigliamento sportivo nello sci di fondo e nel ciclismo, marchio famoso in tutto il mondo, sponsor tecnico delle nazionali italiane di sci di fondo, biathlon, combinata nordica, sci alpinismo e ciclismo, oltre che di team importanti nel ciclismo come la Tinkoff o la Cannondale. Per celebrare questo marchio famosissimo nel mondo dello sci di fondo, abbiamo intervistato Alessio Cremonese, amministratore delegato dell’azienda e figlio di Giordano Cremonese, che con la sua inventiva diede il via a questa grande avventura nel mondo dello sport.
Buongiorno Alessio Cremonese e tanti auguri per i 70 anni: ci racconti l’inizio di questa lunga storia.
«L’azienda è nata nel 1946 quando mio nonno Olindo Cremonese, che aveva la sua locanda a Casella d’Asolo, si trasferì insieme a mia nonna Irma sull’altopiano di Lamon, con l’intenzione di sfruttare la grande quantità di pecore per la filatura della lana. Si rese però presto conto che il posto non era idoneo per il commercio delle merci e si spostò così a Fonzaso dove c’è ancora lo stabilimento. A quel punto inserì all’interno dell’azienda le macchine da cucire, sfruttando la passione della nonna per la cucitura, cominciando così a produrre abbigliamento intimo, a tessere le maglie pesanti, utili per coloro che lavoravano in montagna».
Poi arrivò suo padre e l’azienda diventò di abbigliamento sportivo.
«Mio padre era laureato in medicina, ma dopo aver fatto il medico per un po’ di tempo, è entrato in azienda per aiutare la famiglia. Lui era ed è uno sportivo a trecentosessanta gradi, fu campione italiano nei 100 metri agli studenteschi, praticò l’atletica leggera a livelli elevati, poi si innamorò dello sci di fondo. Nel 1973 si iscrisse e partecipò alla Marcialonga, dove si presentò con una tuta prodotta da sé anziché acquistarla da altri e gli atleti restarono colpiti da quel suo arancione acceso, che molto si differenziava dal classico scuro delle tute prodotte dalle aziende scandinave. In molti gli chiesero dove l’avesse presa e capii che c’era un grande mercato, anche perché nessuno lontano dalla Scandinavia produceva questi materiali e allora non c’era internet per comprarli online. Vide quindi che la richiesta era alta e iniziò a cercare un nome adatto per il marchio, così nel 1973 scelse il nome internazionale “Sportful”, sportivamente».
Quando siete entrati nella Coppa del Mondo di sci di fondo?
«Già sul finire degli anni ’70 eravamo partner della nazionale italiana e nel 1987 cogliemmo anche un fantastico doppio successo nei Mondiali di Oberstdorf con Albarello nella 15 chilometri a tecnica classica e Maurilio De Zolt nella 50 a tecnica libera».
Come ha fatto la Sportful a restare in auge nello sci di fondo per così tanti anni?
«Merito della grande passione che mio padre ha sempre avuto per questo sport, che secondo lui è il più bello del mondo. Oltre a questo c’è stata anche la nostra capacità nel rinnovarci sempre e coniugare lo stile italiano alla tecnicità richiesta per praticare questo sport al meglio».
A metà degli anni ’80 allo sci di fondo si è aggiunto anche il ciclismo.
«Lo sci di fondo è uno sport stagionale e noi volevamo coprire anche il periodo estivo. Abbiamo scelto il ciclismo perché, oltre che essere uno sport stupendo, è praticato nel corso dell’estate da tanti appassionati di fondo che vogliono mantenersi in forma. Inoltre è vero anche il contrario, tanti appassionati di ciclismo praticano il fondo in inverno. Aggiungiamoci il fatto che i materiali usati nel fondo e nel ciclismo sono simili, anche se quelli per i ciclisti sono ovviamente meno pesanti. Aver puntato sulle due ruote è stata anche una fortuna, perché abbiamo subito ottenuto delle vittorie che ci hanno fatto conoscere».
Quanto è stata utile l’esperienza nello sci di fondo per riuscire a essere competitivi nel ciclismo?
«Moltissimo, soprattutto con la tecnica per la traspirazione e la leggerezza dei prodotti sommata alla loro capacità termica, che consente all’atleta di sentirsi caldo anche con un tessuto leggero, che aiuta molto i ciclisti nel corso dell’inverno».
L’ingresso nel mondo del ciclismo quanto ha aiutato la vostra crescita?
«Sicuramente ci ha dato qualcosa in più, perché ci ha permesso di allargare i nostri orizzonti e raggiungere dei paesi dove non si praticano gli sport invernali».
Qual è stato secondo lei l’elemento fondamentale che vi ha permesso di essere un’azienda leader del mercato per così tanti anni?
«La passione per lo sport che nostro padre ci ha trasmesso è fondamentale, perché quando uno è appassionato raggiunge dei risultati migliori. Io e i miei fratelli siamo amanti dello sport, lo viviamo a trecentosessanta gradi e abbiamo voluto mantenere quello spirito familiare che ha sempre contraddistinto la nostra azienda, unendo il rapporto commerciale a quello umano e mantenendo il nostro attaccamento ai valori dello sport. La nostra passione ci ha dato quella competenza, che ci viene riconosciuta dal mercato. Nel ciclismo abbiamo sperimentato la galleria del vento per la ricerca aerodinamica, mentre nel fondo abbiamo optato per le nanotecnologie, con tessuti leggerissimi e finissimi».
Come siete riusciti ad andare avanti in un periodo così difficile dal punto di vista economico?
«La diversificazione dei mercati ci ha aiutato, ma non solo. Secondo me ci è servito l’aver puntato su degli articoli ambiti dall’appassionato, che vuole un prodotto al top e di qualità all’interno di un settore di nicchia. Per questo possiamo permetterci di mantenere un prezzo medio-elevato perché i nostri appassionati hanno fatto dello sport una ragione di vita e vogliono un prodotto di alto livello».
Cosa significa per voi aver raggiunto il traguardo dei settant’anni?
«Per mio padre credo sia un traguardo importantissimo, perché è riuscito a portare avanti il lavoro iniziato da suo papà. Allo stesso tempo noi siamo soddisfatti perché stiamo aiutando lui a mandare avanti questa azienda e ci auguriamo di farle raggiungere i cent’anni e anche oltre. Sarebbe un orgoglio poter trasmettere questa passione anche alla futura generazione».
Vuole dire qualcosa a suo padre?
«Gli dico grazie per avermi fatto amare lo sport. Ha sempre coinvolto me e i miei fratelli, già quando ci sedevamo per assistere alle volate tra Saronni e Moser, oppure quando praticavamo lo sci di fondo la domenica. Così anche quando ho smesso di gareggiare nello sci di fondo a livello agonistico, ho sempre cercato di praticarlo. Lo sport nella vita insegna tanto e per questo i genitori dovrebbero trasmetterlo ai propri figli, perché oltre a farti vivere meglio fisicamente lo sport ti tiene anche lontano dai tanti problemi che ci sono nella società».
Festeggiamo l’evento con la fotogallery che mostra la passione della famiglia Cremonese per lo sci di fondo
Sportful, 70 anni e non sentirli – Alessio Cremonese: “La nostra passione ci ha portato fino a qui”
Ti potrebbe interessare
Il presidente Roda scrive agli sci club e attacca i media: “Immagini decontestualizzate per fare critiche sterili”
Il presidente della FISI ha voluto lanciare un messaggio ai presidenti degli Sci Club per chiarire le norme del
Elezioni FISI – Per la presidenza c’è anche Dalpez: “Per una federazione più aperta”
Angelo Dalpez è il quarto uomo nella corsa alla presidenza FISI in vista dell’assemblea elettiva del 15
“Mi Fido di Te. Animali d’affezione: un dovere, non un diritto”
Federico Pellegrino e Federica Brignone sostengono la prima campagna di responsabilità sociale per la lotta al