“Un’emozione indescrivibile, la pista più bella che si vede in tv”. Così inizia la chiacchierata con Nicola Romanin, dal centro del leggendario stadio di Holmenkollen su cui troneggia l’iconico trampolino e dove venerdì per Romanin arriverà l’esordio assoluto in Coppa del Mondo. Un traguardo che, raggiunto all’età di 31 anni, è la dimostrazione che non è mai troppo tardi per coronare i propri sogni e – soprattutto – che la dedizione e l’impegno alla fine pagano. Questa volta la tappa di Oslo Romanin non solo potrà viverla dall’altra parte dello schermo, ma potrà farlo con al fianco il fratello, Mirco Romanin, che è allenatore della squadra femminile di Coppa del Mondo. L’emozione è grandissima e non passa inosservata nelle parole di Nicola Romanin, raggiunto dalle domande di Giorgio Capodaglio, inviato di Fondo Italia a Holmenkollen.
Provando a riassumere le emozioni di poter esordire in Coppa del Mondo in un tempio come quello di Oslo, Romanin ammette: “Un’emozione indescrivibile, la pista più bella che si vede in tv sempre con delle gare super combattute sia nello sci nordico che nel biathlon. Ieri già quando ho fatto il primo giro mi sembrava di esserci già stato, perché l’ho guardata talmente tante volte che ce l’avevo già nella testa. Comunque tanta emozione”.
Il biatleta dell’Esercito racconta poi il momento in cui ha scoperto di essere stato selezionato per le finali di Coppa, per le quali si è guadagnato un pettorale chiudendo in top 10 nella generale di IBU Cup: “Dopo l’ultima gara in IBU Cup avevo fatto i conti ed ero nei 10, però finché il capo non ti dà l’okay non sei mai sicuro di poter gareggiare. La sera abbiamo fatto riunione e non mi dicevano ancora niente quindi avevo un po’ di paura. Poi invece Klaus ci ha presi da parte a me e Reby (Passler, ndr) e ci ha detto che ci siamo meritati il posto in Coppa e quindi era dovere portarci su. Quindi è stata una grande emozione. La prima persona che ho avvertito? La mia fidanzata subito, con un messaggio e una foto, perché il bimbo già dormiva, quindi ho mandato solo un messaggio. E poi la famiglia e gli amici”.
A raddoppiare l’emozione, il fatto di poter condividere quest’esperienza con il fratello Mirco Romanin: “Lui mi allena, ma è la prima gara che siamo veramente insieme, quindi sarà super emozionante e sono molto motivato per questo”, aggiunge il 31enne. E non si tratta di un’esperienza qualunque, visto che oltre al prestigio che Oslo di per sé possiede, questa tappa sarà caratterizzata anche dall’addio al biathlon di due mostri sacri come – sempre di fratelli si parla – Johannes Thingnes e Tarjei Bø: “Ho preso un bel biglietto per uno show qui in Norvegia che penso si ricorderà”.
Nel complesso, l’immagine che Nicola Romanin restituisce al biathlon italiano è quella di un grande appassionato, che ha continuato ad allenarsi nonostante le porte per l’accesso ai massimi livelli sembrassero chiudersi. Con pazienza e determinazione si può arrivare ovunque perché – come si suol dire – la volontà smuove le montagne: “Sicuramente ho avuto dei momenti in cui volevo mollare anch’io – spiega Romanin – e le persone che ho vicino mi hanno aiutato a tenere duro, perché se fossi stato da solo non sarei mai arrivato qui. Quando ringrazio sempre mio fratello, mi dice ‘sei tu che ti alleni e che segui alla perfezione quello che ti dico’. Quindi è anche merito mio, bisogna sempre tener duro e prima o poi con l’impegno si arriva dove si vuole. Se non si arriva dove si vuole, almeno sai che ce l’hai messa tutta. Se penso di essere un esempio per molti? Lo pensavo abbastanza. Ieri ho fatto un post e ho ricevuto tanti messaggi anche da giovani atleti che veramente mi rendono orgoglioso del percorso e mi fanno capire che comunque ho lasciato un messaggio anche per la gente che magari sente di mollare e invece può tener duro”.
Spazio infine a un lungo elenco di dovuti ringraziamenti, che Romanin vuole tributare alle tante persone che lo hanno sostenuto nell’inseguire i suoi sogni: “In primis la mia famiglia che mi ha fatto iniziare questo percorso di sport. Tra loro sicuramente mio fratello Mirco. Il Centro Sportivo Esercito e la Caserma di Brunico del 6° Reggimento Alpini che adesso mi sta lasciando fare quest’esperienza e il Centro Sportivo che mi ha fatto continuare da quando sono passato Junior e mi ha comunque aiutato economicamente per riuscire a provare a fare l’atleta di alto livello. E per ultima, ma non meno importante, la mia fidanzata che mi supporta sempre e fa più sacrifici di me stando a casa da sola col bimbo e facendolo crescere meravigliosamente”.