Al termine dei Mondiali di Trondheim, ricchi di intensi duelli e imprese storiche nello sci di fondo, non poteva di certo mancare l’appuntamento settimanale con la rubrica Lo spunto di Zorro, in compagnia di Cristian Zorzi, che ha vissuto sul campo le emozioni di questo appuntamento clou di stagione nel difficile ruolo di tecnico dei materiali. Difficile, dato che le condizioni meteo e nevose a Trondheim sono state piuttosto volubili e spesso sono state determinanti nel bene e nel male per molti atleti. Di seguito gli spunti più interessanti emersi dialogando con l’ex Campione Olimpico di Torino 2006:
LA PRESTAZIONE DELL’ITALIA AL MASCHILE: “Al livello di Italia devo dire che abbiamo fatto una bella figura nel complesso. Siamo partiti con il botto con la medaglia di Federico Pellegrino e ribadisco che con i materiali che avevamo si poteva davvero sperare in altre medaglie nelle staffette. Nella team sprint abbiamo perso per un soffio e ci può stare, perché Pellegrino è un mago ma in spinta è leggermente sotto al livello di avversari come Anger e Vuorinen; comunque sono stati bravissimi a giocarsela fino alla fine. Nella 4×7,5 km ho visto un ottimo Davide Graz con bei materiali e sicuramente entusiasta dopo il bel periodo di forma attraversato; purtroppo nel finale ci è mancato uno spunto in più. A mio parere, però, l’ordine dei frazionisti che avevamo era quello migliore e ce la siamo giocata bene. Da risaltare anche il Mondiale di Giovanni Ticcò“.
IL GRUPPO FEMMINILE: “In ambito femminile abbiamo visto qualche bel risultato, intorno alla top 15, di Ganz, Gismondi e con Comarella nella parte in classico dello skiathlon, ma i distacchi sono sempre quelli che risultano anche dalla Coppa del Mondo. Sono quelle le posizioni a cui ci abituano le ragazze, pur con qualche spiraglio interessante. Mi ha fatto piacere vedere giovani come Laurent e Gismondi. Mi avrebbe fatto ancora più piacere vederne altre. Buono anche il risultato nella team sprint, dove Ganz e Cassol si sono comportate più che discretamente. Nel complesso, è stata un’Italia che si è fatta vedere e sottolineo anche l’ottimo lavoro di tutti i tecnici e degli addetti alle scioline”.
KLAEBO SENZA RIVALI: “È stato incredibile. A dirla tutta pensavo che potesse perdere una gara, forse la 10 km in classico. Ha fatto un 6 su 6 in dei format di gare molto diversi che però gli si addicevano perfettamente: consideriamo una sprint e una staffetta sprint dove ovviamente è il più veloce e aggiungiamo la staffetta 4×7,5 km dove tutto il team è fortissimo e quindi potevano perderla solo loro. La 50 km è lunga sì, ma si tratta di una mass start dove nessuno ha davvero la forza per tirare al massimo e quindi spesso la gara si risolve nel finale. A maggior ragione lo skiathlon è un’altra partenza in linea, di solito senza ritmi assurdi, per cui si arriva negli ultimi km tutti insieme. L’unica gara da fondo “classico” era la 10 km in alternato a cronometro, che resta però una gara nel complesso breve, per quanto tosta a causa delle condizioni trovate. Quindi erano dei format adattissimi al suo modo di correre. Se penso a 10 anni fa, con più gare a cronometro e con distanze diverse, non penso che ce l’avrebbe fatta. Comunque siamo nel 2025 e non ha più senso far riferimento al passato. Questo è il futuro, e il futuro è Klæbo. Continuo comunque a ribadire che, in questo contesto di gara, mancano i rivali più tosti e in grado di metterlo in difficoltà”.
SVEZIA 6 – NORVEGIA 0: “Se nella parte maschile la Norvegia si è imposta in tutte le gare, al femminile è stato tutto un trionfo svedese. Sicuramente la nazionale norvegese femminile avrà lasciato Trondheim con parecchio amaro in bocca perché è andata molto vicina a raggiungere l’oro sia con Johaug che con Weng. Per non parlare poi della staffetta, dove si ritrovavano davanti con buon margine e poi sono state raggiunte e superate nell’ultima frazione da Sundling. Sicuramente le svedesi stanno facendo vivere un “incubo sportivo” alle norvegesi. In alcune occasioni i loro materiali erano migliori di quelli dei norvegesi che, come ho già detto, non sono partiti bene fin da inizio Mondiale tanto da avere solo Klæbo in finale nella sprint di apertura. Nella Svezia ci sono nomi importanti tra Andersson, Karlsson, Sundling, Dahlqvist, senza dimenticare la Svahn che avevo dato come una delle favorite in tante gare; quindi le sei medaglie d’oro non sono così sorprendenti. Hanno un bello squadrone al femminile e le vedo favorite anche per le Olimpiadi del prossimo anno”.
PROMOSSI E BOCCIATI: “Dal mio punto di vista le vere bocciate di questi Mondiali sono le americane che comunque hanno salvato in qualche modo la spedizione nella team sprint femminile, ma per il resto è stata una disfatta. Diggins era davvero l’ombra di se stessa, veramente irriconoscibile. Anche al maschile non si è visto niente di particolare. Va detto che anche la Francia ha rincorso e faticato un po’ in tutte le gare: i suoi atleti non si sono mai avvicinati concretamente alla possibilità di vincere una medaglia. Le sorprese maggiori vengono dalla Svizzera con l’argento nella staffetta maschile e il bronzo nella team sprint femminile; bisogna lodare il gran lavoro dei responsabili dei materiali perché, ad esempio, ho notato che anche nella 10 km in classico Nadja Kaelin aveva degli sci che scorrevano in maniera impressionante. Metto tra le sorprese anche la prestazione della Repubblica Ceca: tra sprint e distance stanno formando una bella squadra, molto giovane, con la punta esperta di Michal Novak al maschile e di Katerina Janatova al femminile”.