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Sci di fondo

Sci di fondo – Il triste scatto solitario di Klæbo e quel duello mancato che avrebbe elevato la sua grandezza

Credits: Pentaphoto/Newspower

Klæbo scatta sull’ultima salita, un attacco, quasi a voler staccare un avversario immaginario. Il pubblico si esalta, finalmente ha un momento di reale spettacolo a cui assistere, per emozionarsi. Lo ha fatto esclusivamente per il pubblico il fenomeno norvegese, per dare loro qualcosa di sé, anziché limitarsi a risparmiare energie in vista della 50 km.

Un po’ come Roger Federer in tempo di dominio, Klæbo sente di dover dare qualcosa ai presenti, che hanno goduto di un oro annunciato e facile, come era già alla vigilia. 29 mila persone che hanno sfidato il vento per vedere la Norvegia vincere l’oro, portare a casa ciò che già si sapeva avrebbe vinto, troppo superiore alla concorrenza. E allora il campione ha voluto dare al pubblico un assaggio della sua immensa classe, fare il colpo spettacolare, dare una piccola emozione, la schiacciata a una mano in “garbage time”.

Assistiamo ed ovviamente stimiamo Klæbo, il grande campione, che pensa al pubblico, a dare indietro qualcosa a chi ha pagato il biglietto, anziché “passeggiare” e continuare solo a risparmiare energie per la 50 km, dove può scrivere la storia.

Dopo le interviste di rito entriamo nel super media center costruito in una struttura con all’interno un campo di calcio. Davanti ai nostri occhi un mega schermo sul quale vengono proiettate le immagini di Mondiali passati e dove in questi giorni abbiamo visto decine di volte anche il finale d’oro di Pellegrino a Lahti.

Ironia della sorte, proprio mentre entriamo, passano le immagini dell’ultima salita della staffetta di Oberstdorf 2021. Klæbo in lotta con Alexander Bolshunov, l’attacco, un gesto fisico pazzesco, uno scatto di una bellezza impressionante per forza, eleganza, velocità, le immagini che sembrano andare al doppio. Bolshunov che risponde, cerca di tenere, ma l’attacco di Klæbo è irresistibile e alla fine la vittoria è sua e soprattutto della Norvegia.

Un’azione memorabile avvenuta in uno stadio vuoto, a causa delle restrizioni per il covid, quindi non accompagnata dall’entusiasmo del pubblico festante, presente invece a Trondheim, in questi giorni. Ed è inevitabile quel senso di amarezza, pensare a cosa ci siamo persi.

Impossibile non immaginare ancora Klæbo contro Bolshunov, ma stavolta davanti a ventinovemila spettatori, anzi, chissà, magari spinti dalla rivalità e dalla competizione, ancora più numerosi. Nuovamente quell’attacco, fatto non per dare spettacolo, ma per vincere, con i tifosi col cuore in tumulto, lo stadio a urlare, il russo a tentare disperatamente di tenere e magari contrattaccare. Il fiato sospeso per tutti.

Cosa ci siamo persi. Quella che avrebbe avuto tutto per essere una delle rivalità più belle nella storia dello sci di fondo, negli anni migliori di questi due atleti, venuta meno per motivi che con lo sport non c’entrano nulla.

E qui non stiamo discutendo della decisione di escludere o meno i russi dalle competizioni, anche perché non siamo atleti, dirigenti sportivi o politici per farlo. Chi scrive, sinceramente, preferisce non dire la sua, perché avendo amici ucraini riconosce che difficilmente riuscirebbe a trattare l’argomento con il dovuto distacco che spetta a un giornalista.

Resta però il rammarico, a livello sportivo, di una sfida persa, di due campioni che non hanno potuto dimostrare la propria grandezza batteagliando da grandi avversari. Klæbo può dire di averlo fatto nella sprint, sconfiggendo Pellegrino, ma purtroppo seppur con una splendida collezione di medaglie, resterà sempre quel dubbio. Il “chissà se …” legato a quel duello mancato con il grande avversario nelle gare distance e nella staffetta di ieri.

Ci hanno rimesso entrambi, Klæbo e Bolshunov. Il primo perché seppur vincendo tutto, arrivando forse a essere il più vincente di sempre, non potrà dire di aver avuto la meglio sul suo grande rivale. L’altro perché ovviamente ha perso gli anni più belli della sua carriera internazionale e non ha avuto l’opportunità di cambiare la storia e dimostrare di essere lui il più forte.

A perderci è stato soprattutto lo sci di fondo e questo splendido ambiente che sarebbe stato più caldo, perché la cosa più bella dello sport, è proprio la rivalità. E se anche il russo dovesse tornare, non sarà la stessa cosa, anche perché soprattutto all’inizio, purtroppo, quella che dovrebbe essere una semplice sfida sportiva assumerebbe toni ben diversi.

Ovviamente, l’articolo vuole solo parlare di sport, poi è chiaro che questa situazione è figlia di problemi ben più grandi e che vanno ben oltre, con conseguenze peggiori di una mancata rivalità sportiva. Purtroppo.

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