“Alla fine chi viene ricordato sono solo i medagliati”. Capita spesso di sentire questa litania, ripetuta e ribadita ogni volta a margine dei grandi eventi sportivi. E in molti casi è anche vero. A finire nell’albo d’oro, partecipare alla medal ceremony e sorridere nelle foto con la medaglia al collo sono solo i primi tre. Lo sa bene Jan Thomas Jenssen, fondista norvegese che ieri a margine dello skiathlon dei Mondiali di Trondheim ha dovuto accontentarsi della cosiddetta “medaglia di legno”, finendo di poco alle spalle dei suoi tre connazionali Klæbo, Nyenget e Amundsen e di un’incollatura davanti all’azzurro Federico Pellegrino al termine di una tiratissima volata. Se il 4° posto di Jenssen – per quanto sia comunque un grandissimo risultato – rischia di finire nei prossimi anni nel dimenticatoio, quello che sicuramente rimarrà impresso è la reazione del norvegese al termine della gara, quando si è lasciato andare in un pianto disperato.
Un decimo. E’ questo il margine che intercorre tra Jenssen e il podio dello skiathlon di Trondheim. Un divario che separa il norvegese da uno dei suoi sogni più grandi sogni, quello di riuscire un giorno a vincere una medaglia iridata. Ad ammetterlo è lo stesso Jenssen, quando – dopo essere stato abbracciato e rincuorato dai compagni – si presenta ancora in lacrime ai microfoni di TV2: “È un sogno d’infanzia che ho da quando ho visto Petter Northug a Sapporo nel 2007 – confessa un inconsolabile Jenssen –. È qualcosa che porterò con me fino al giorno della mia morte. Oggi avrei dovuto salire sul podio. Ce l’avevo quasi fatta”.
Provando a dare uno sguardo al quadro più ampio, Jenssen prova a intravedere i lati positivi della sua prestazione: “In un certo senso sono orgoglioso di essere riuscito ad arrivare fin qui. Sono così fortunato. È impossibile descriverlo. Fortunatamente sono stati tre norvegesi a battermi, ma mi sarebbe piaciuto battere anche loro. Non è un segreto che scambierei volentieri il mio posto con uno di loro. Ci ho provato e ho dato il massimo, ma oggi c’erano in pista tre persone più brave di me”.
E in effetti il rammarico di Jenssen appare del tutto giustificato, considerando che quella di oggi rappresentava per il norvegese un’occasione quasi irripetibile. Una possibilità che con le unghie e con i denti era riuscito a strappare in un ambiente come quello norvegese dove la concorrenza è agguerrita. A garantirgli un posto al via della gara di ieri, era stato l’exploit dello skiathlon in Val di Fiemme, dove aveva chiuso 3° alle spalle dei soli Klæbo e Pellegrino. Senza dubbio, la storia di Jenssen non può che rappresentare un esempio di determinazione e perseveranza, considerando che quella di ieri era la sua prima apparizione in assoluto ai Mondiali, arrivata dopo anni di gavetta. In effetti, il nome di Jenssen non era mai balzato agli onori della cronaca fino a quel 26 novembre 2023, giorno in cui era stato in grado di centrare quasi da sconosciuto la sua prima vittoria in Coppa del Mondo in occasione della mass start a skating di Ruka. Da lì in avanti, tra esclusioni ed episodiche apparizioni in Coppa del Mondo, il norvegese non ha mai mollato e di certo non lo farà ora. Anche perché un 4° posto ai Mondiali non è di certo qualcosa da buttare via, anzi. La speranza è che Jenssen possa contare su nuove future occasioni per provare a far sua quella medaglia tanto sognata e inseguita. Chissà, magari proprio in questi Mondiali…