Ci sono poche parole per descrivere la grandezza di certi campioni. In questa categoria rientra – oggi ancora di più – una leggenda della carabina come Johannes Thingnes Bø, capace di rendersi partecipe ogni anno di nuove storie sportive, riscrivendo gli annali del biathlon a suon di successi. Succede quindi che a Lenzerheide, a margine della sprint valida per l’assegnazione delle medaglie mondiali, è ancora una volta Johannes Bø a prendersi la medaglia più brillante di tutte. La 21ª medaglia d’oro della sua carriera, che lo proietta nell’Olimpo del biathlon, poiché gli permette di superare come numero di successi ai Mondiali un mostro sacro come Ole Einar Bjørndalen, fermo a 20 titoli sul secondo gradino di un podio illustre che vede Martin Fourcade 3° con 13 ori al collo.
“Lui è ancora il modello per tutti coloro che guardano il biathlon – ammette Bø rispondendo alle domande su Bjørndalen poste dei giornalisti presenti nel media centre a fine gara, tra i quali era presente l’inviato di Fondo Italia Giorgio Capodaglio -. Quando vedi che qualcuno supera i tuoi record e la prendi con il sorriso, dicendo che è una buona cosa per lo sport, ci stiamo sviluppando e ci sono nuovi talenti… Lui ha sempre tifato perché i suoi successori lo battessero, quindi ho sempre sentito il sostegno dallo stesso re del biathlon”. Nell’inseguire i numeri di Bjørndalen, tuttavia, rimane ancora nel mirino il traguardo delle vittorie totali a livello individuale: “Le 95 vittorie? Se continuo a vincere tutte le gare, forse c’è una chance di raggiungerlo”.
Proseguendo, Johannes si sofferma sulle belle sensazioni ritrovate fin dall’inizio di questi Mondiali, a differenza di quanto si era visto in alcuni frangenti della sua stagione: “Penso di aver trovato un ottimo spirito all’interno del mio corpo, riuscendo a credere in me stesso e nella mia forza. Ero molto calmo, dopo la staffetta mista ho avuto buone risposte ed ero pronto a dare tutto”.
Una condizione ritrovata anche grazie al periodo speso a casa, che gli ha permesso di ritrovare la giusta serenità: “Come mi sono allenato a casa? Ho fatto lunghi allenamenti sugli sci, dormito bene e mangiato buon cibo. Ero lo chef di me stesso, quindi potevo preparare il cibo che volevo davvero, si trattava solo di trovare l’equilibrio di cui avevo bisogno. Dopo il periodo di influenza a Natale non sono stato in grado di trovare la forma migliore nelle gare di Coppa del Mondo, quindi avevo bisogno di una pausa per trovarla. A volte lo senti nel tuo corpo che la forma sta arrivando. Sono stato molto tranquillo nelle ultime due settimane sul fatto che sarei stato in grado di trovare la forma giusta”.
E così il primo oro a Lenzerheide è arrivato, con la promessa di provare a ripetersi nell’inseguimento di domani, dove scatterà con 27 secondi di vantaggio su Campbell Wright, secondo in partenza. Ripercorrendo la sua prova, Bø aggiunge: “Se ho spinto molto sugli sci? Sì, sei obbligato a farlo (ride, ndr). Era parte del piano, conservare energie fino all’ultimo giro, in modo da essere molto stanco alla fine”. E poi ancora, con riferimento all’importanza della vittoria: “E’ la sprint dei Mondiali, la gara più difficile da vincere. Sono fiero di avercela fatta e me la godo come se fosse l’ultima. Forse la mia ultima vittoria in assoluto. La medaglia? E’ molto bello, soprattutto perché si tratta della ventunesima e dell’undicesima a livello individuale. Oggi valeva molto”.