Per l’Italia va agli archivi un Mondiale Juniores e Under 23 di Schilpario, che ha tanti risvolti positivi per lo sci di fondo italiano. Innanzitutto, la passione della gente presente a bordopista, del calore del pubblico, composto non soltanto da familiari e amici degli atleti, dimostra che nel nostro paese c’è ancora tanta fame di sci di fondo, in particolare in alcune località specifiche dell’arco alpino, come il bergamasco. Poco da aggiungere sul comitato organizzatore, che in un periodo storicamente difficile, nel quale è complicato raccogliere risorse (e ne sappiamo qualcosa) è riuscito a creare un evento di alto livello, confermando la bella fama degli organizzatori italiani.
Da applausi anche il lavoro svolto dall’Italia come staff tecnico dei materiali. Gli azzurri hanno avuto per giorni i migliori sci del lotto, con la sola eccezione dell’individuale a skating di sabato, quando le condizioni erano davvero particolari. Gli skimen azzurri hanno lavorato a lungo, studiato al meglio le piste di casa, sfruttando, come bisognerebbe sempre fare, il fattore campo. Qualcosa da ripetere assolutamente il prossimo anno in Val di Fiemme, perché anche questo, e a volte soprattutto questo, fa la differenza. Ovviamente bisognerà farlo prima del Tour de Ski, in quanto poi l’impianto verrà preso dal CIO a partire dal 5 gennaio 2026.
Se, soprattutto tra gli juniores, vi è stato un dominio norvegese tale da mettere paura in ottica futura, con uno sci di fondo che rischia di essere sempre più monocolore, l’Italia è riuscita a togliersi non poche soddisfazioni.
JUNIORES
Dopo la saggia scelta della FISI di confermare il dt del settore giovanile Paolo Rivero, e gli allenatori della squadra Matteo Betta, Stefano Corradini, oltre al tecnico e allenatore Fabio Pasini, quest’anno sono arrivate le conferme a quanto di buono si era visto un anno fa. Sono cambiati tutti gli atleti protagonisti dei successi di Planica, ma anche a Schilpario gli azzurrini sono stati altamente competitivi.
Al secondo anno juniores, Gabriele Matli ha confermato quanto ci si aspettava da lui, dopo anni da protagonista in Italia e anche due anni fa agli EYOF. Il finanziere della Val d’Ossola ha conquistato un argento ed è stato protagonista di un ottimo lancio per il bronzo della staffetta mista. A questo aggiungiamoci l’aspetto caratteriale di un ragazzo determinato, ma anche educato e rispettoso dei ruoli, anche di noi media. Apprezzabile davvero.
Una medaglia individuale l’ha conquistata anche Davide Negroni che, oltre a confermare l’ottimo lavoro della nazionale juniores, con la quale si è allenato quest’anno, dimostra che se si lavora in funzione dell’atleta sono molto utili anche i settori giovanili dei corpi sportivi. Un anno fa, infatti, il lombardo ha lavorato da aggregato con Francesca Baudin nella squadra di sede delle Fiamme Gialle, facendo grandissimi progressi. Ulteriori ne sono arrivati quest’anno. Ottimi i piazzamenti anche degli altri azzurri, in particolare Pinzani e Pozzi, a conferma che l’Italia ha anche una classe 2006 che l’anno prossimo potrà ruggire, e i nomi da citare sarebbero tanti, pure tra i 2007.
Belle notizie sono arrivate anche al femminile, perché Beatrice Laurent continua a migliorare in maniera costante, ma insieme a lei lo stesso sta facendo anche Marit Folie, cresciuta in modo esponenziale rispetto alla passata stagione. Ennesima conferma che, oltre al talento naturale degli atleti, serve anche uno staff tecnico competente e bravo nel gestire e motivare al meglio i giovani.
Ottima l’idea dei responsabili del settore giovanile azzurro di anticipare ciò che si vedrà per tutto il fondo italiano nei prossimi anni, quando nascerà il centro federale in Val di Fiemme. Allenarsi insieme nello stesso posto, con raduni anche prolungati, sta aiutando a creare un gruppo sempre più unito e competitivo, ma soprattutto a seguire gli atleti con continuità. Se c’è qualcosa che nello sci di fondo italiano sta funzionando a meraviglia, oggi, è proprio il settore giovanile del poker Rivero, Betta, Corradini, Fabio Pasini.
UNDER 23
Un Mondiale che, grazie in particolare al finale, ha sorriso anche agli Under 23 di Fulvio Scola (uomini) e Renato Pasini (donne). Martino Carollo si è confermato un fondista molto competitivo e ragazzo intelligente, già grande protagonista nell’ultimo Tour de Ski. È ormai pronto per far parte con continuità della squadra italiana di Coppa del Mondo. Il piemontese ha anche colpito per la tranquillità con cui ha reagito alla conquista del suo bronzo individuale, quando non ha mostrato grande emozione, ma è apparso calmo come dopo una top venti in Coppa del Mondo. Segno di un ragazzo che ha già altri obiettivi.
Sicuramente dal Mondiale è uscito molto bene Davide Ghio, che al primo anno Under 23, ha confermato di essere un atleta polivalente, competitivo in ogni tecnica. Chissà che il prossimo anno non possa anche tentare la corsa ad un posto per le Olimpiadi. Sorriso anche per Petrini, bel protagonista nell’individuale a skating e ragazzo che negli ultimi due anni ha fatto grandi progressi.
Al femminile è arrivato il colpo di coda proprio nella staffetta mista, dove le due azzurre impegnate sono state assolute protagoniste. Se Nadine Laurent già era stata autrice di prestazioni positive che l’avevano soddisfatta, assai diverso era lo stato d’animo di Maria Gismondi, in particolare dopo l’individuale a skating. Nell’ultima gara, però, Laurent ha impressionato nella sua frazione a classico, facendo ancora meglio rispetto ai giorni precedenti e risultando probabilmente decisivi ai fini dell’andamento della gara, mentre nell’ultima frazione Gismondi è stata l’atleta competitiva che conosciamo ed anche bella da vedere nella sua tecnica, quando si è trovata sotto pressione nel dover chiudere la gara sul podio, trovandosi da sola con Germania e Francia all’inseguimento.
Per entrambe è ora il momento di andare in Coppa del Mondo con continuità, anche se dovessero arrivare risultati negativi, perché è quella la strada per migliorare. L’esperienza a questi livelli è fondamentale e gareggiare in Coppa del Mondo offre anche altre opportunità, come quella di migliorare il proprio parco sci sfruttando la presenza dei service sul posto. Qualcosa da non sottovalutare, soprattutto nell’era del no fluoro.
Diverso il Mondiale di Iris De Martin Pinter, che sta vivendo una stagione difficile soprattutto nelle distance. L’azzurra, che quest’anno abbiamo spesso visto anche saltare alcune gare nei weekend, dopo una buona prestazione nella sprint, ha fatto fatica. Forse ancora non è al punto dove lei stessa avrebbe voluto già trovarsi, ma ha anche la consapevolezza di avere un talento indiscutibile e forse serve solo quel cick che possa riportare sul suo volto quegli occhi della tigre e quella convinzione che le vedevamo due anni fa a Planica. A volte nei periodi negativi si migliora sotto tanti aspetti. Certamente è un bel segnale il suo team spirit, come dimostra l’abbraccio commosso alla compagna di squadra Gismondi dopo la staffetta.
Infine bella la storia di Silvestri, arrivata al Mondiale dalla squadra di sede delle Fiamme Gialle e autrice di una bella prestazione nella mass start a classico, sostenuta dalla gente della sua Livigno. Atleta che quest’anno, dopo alcune stagioni difficili, è salita nuovamente di livello grazie all’ottimo lavoro con la squadra di sede delle Fiamme Gialle.
Certamente alle medaglie ottenute ai Mondiali vanno aggiunti anche gli ottimi risultati di Nicole Monsorno, che ha lavorato in estate con il gruppo Milano-Cortina 2026 pur essendo Squadra A, le buone prestazioni di Michael Hellweger, per cui vale lo stesso discorso di Monsorno, il salto di qualità di Federica Cassol e la crescita di Giovanni Ticcò.
Unica cosa che continuiamo a non capire, ovviamente nel nostro ruolo non tecnico, è la scelta di non aver portato Under 23 in quel di Cogne per la tappa di Coppa del Mondo. Vero, bisognava preparare Schilpario, ma un gruppo che si chiama Milano Cortina 2026 dovrebbe puntare soprattutto sul far fare esperienza ai suoi atleti in vista delle Olimpiadi. Anche perché, conti alla mano, leggendo le classifiche delle competizioni individuali, si scopre inevitabilmente che tanti dei protagonisti, in particolare al femminile, del Mondiale di Schilpario, hanno preso parte alla tappa di Cogne oppure al Tour de Ski. Insomma, far gareggiare gli atleti ha dato loro soltanto maggiore esperienza, senza compromettere nulla. Sarebbe bello se in Italia, come si fa nelle altre nazioni, le scelte venissero spiegate, almeno da comprenderle meglio.
Comunque il Mondiale italiano, così come gli ultimi, conferma che in Italia c’è talento, nonostante i numeri bassi rispetto ad altre nazioni. L’importante è farlo fruttare al meglio.