Successo e celebrità non sempre sono il sinonimo di serenità. Se nell’immaginario comune quando si parla di successi sportivi è immediata l’associazione con momenti di gioia, sorrisi e appagamento, non sempre la realtà corrisponde effettivamente a questa descrizione. La fama e la popolarità che spesso accompagnano i grandi sportivi devono infatti necessariamente tenere conto del rovescio della medaglia e delle responsabilità che la visibilità mediatica comporta. Lo sa bene William Poromaa, atleta di punta della squadra svedese di sci di fondo, che solo due anni fa viveva il momento più alto della sua carriera (fino a lì), riuscendo a prendersi la medaglia di bronzo nella prestigiosa 50 km in classico dei Mondiali di Planica. Una conquista che, tuttavia, l’atleta classe 2000 non è riuscito a gestire al meglio, concedendosi qualche leggerezza di troppo nel rapportarsi con la celebrità che quel risultato gli era valso in patria.
A raccontarlo è lo stesso Poromaa che, intervistato ai microfoni della testata locale Expressen, racconta di aver condotto uno stile di vita troppo dedito all’eccesso nei mesi che hanno seguito la rassegna iridata di Planica, lasciandosi trascinare dall’entusiasmo. “Ho viaggiato molto e vissuto come una rockstar – ammette Poromaa -. C’erano ubriachi, poco allenamento e la motivazione era un po’ scomparsa. Questa volta non sarà così distruttivo. Anche se è stato divertente in quel momento”. Uno stile di vita che, ammette lo svedese, non si adattava propriamente agli impegni da atleta. E la stagione successiva (2023/24) ne è stata la riprova, con Poromaa in deciso calo rispetto al 2022/23, sicuramente anche in ragione di una gestione della preparazione non ottimale.
Ora, all’indomani di una stagione in cui Poromaa è stato in grado di spingersi addirittura oltre a quanto fatto a Planica – riuscendo non solo a centrare la prima vittoria in Coppa del Mondo a Les Rousses, ma soprattutto a vincere l’argento nella 50 km dei Mondiali di Trondheim -, lo svedese si trova tra le mani un bagaglio di esperienza maggiore, che gli permetterà di affrontare al meglio il prosieguo della sua carriera. “Ora mi godrò un po’ tutto quello che è successo e poi mi riorganizzerò per la prossima stagione – prosegue lo svedese –. La differenza rispetto a Planica? Mi sembra di essere in una situazione leggermente diversa ora. Quella è stata la mia prima medaglia e ho provato un’euforia incredibile. Adesso invece penso ‘È stato bello, ce l’ho fatta, ma ora voglio vincere l’oro la prossima volta‘”. Idee chiare e voglia di spingersi oltre i limiti per colui che rappresenta la speranza più vivida della Svezia guardando alle imminenti Olimpiadi e che nei giorni scorsi è stato premiato in patria durante l’Expressen Skidsnack Gala come miglior fondista dell’anno al maschile.