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Sci di fondo

Sci di fondo – Janteloppet: poche partenti, annullata la 40km femminile. Ma Astrid Øyre Slind non ci sta e brucia il pettorale.

Foto Credits: Fondo Italia

Questa mattina è andata in scena la Janteloppet, celebre gara in classico di fine stagione creata da Petter Northug. La competizione dà la possibilità agli atleti che vogliono partecipare di iscriversi ad un format da 20km e alla cosiddetta Janteloppet Grand-Prize Race (per soli professionisti) da 40km. Quest’ultima ha messo in palio un montepremi importante di oltre 1 milione di corone norvegesi tra uomini e donne per i primi 20 classificati, con un premio di 200mila corone ciascuno per i vincitori.

Se al maschile, Håvard Moseby – sul podio in Coppa del Mondo quest’anno a Dobbiaco – ha incassato il prestigioso assegno tagliando per primo il traguardo del al Mosetertoppen Skistadion di Hafjell, davanti a Sivert Wiig e il brillante Einar Hedegart, al femminile la gara non è andata invece in scena, e non senza polemiche.

Come spiega ad NRK Pål Trøan Aune, CEO di Janteloppet, la ragione è da rintracciare nel ridotto numero di partecipanti alla gara. Dieci giorni fa, al momento della riunione di giuria, solo 14 erano le atlete iscritte alla 40km, mentre il montepremi stabilito avrebbe dovuto premiare le prime 20 atlete al traguardo. “Quindi l’organizzazione, il proprietario e la giuria hanno deciso che questo non era sostenibile per un’azienda privata al 100%” ha detto Aune, aggiungendo che alle atlete è stata quindi offerta la possibilità di un rimborso dell’iscrizione così come di partecipare alla 20 km, una gara forse nelle corde di un maggior numero di atlete e che, all’ultimo momento, ha visto gli organizzatori dotare di un premio in denaro, benché non allo stesso livello (30mila corone per la vincitrice rispetto alle 200mila della 40km) “Vogliamo che la Janteloppet sia un buon prodotto sportivo. Dobbiamo solo riconoscere che abbiamo mancato il bersaglio nel marketing. Tra le 14 donne che si sono iscritte, ce n’erano anche diverse che non erano atlete d’élite. Abbiamo quindi dovuto fare una scelta. Non c’è niente che desiderassimo di più che avere classi uguali per uomini e donne, come abbiamo promesso per 10 mesi. Ma l’interesse non c’era. A posteriori, abbiamo saputo che molte persone hanno pensato di iscriversi all’ultimo minuto. È un peccato, ma non potevamo tenerne conto in quel momento”.

Oltre all’annullamento in sé, il grande grande problema sono state le tempistiche: la notizia è arrivata alle atlete solo questa mattina, quando dopo lunghi viaggi carichi di attrezzatura e alberghi prenotati. Inoltre la riduzione del montepremi, che crea disparità tra uomini e donne, nel momento in cui la gara principale è annullata, ha creato non poco imbarazzo e rabbia tra le atlete, che si sono così sentite svalutate senza averne alcuna responsabilità. Tra le iscritte alla 40km, inoltre, c’erano diverse atlete di punta come Astrid Øyre Slind, Heidi Weng ed Ebba Andersson. La prima, atleta di grandissima esperienza nelle lunghe distanze, si è scagliata duramente contro gli organizzatori.

“Non è neanche lontanamente quello che hanno promesso e danno la colpa alla mancata partecipazione. Ma non è una cosa che posso garantire in quanto donna” ha detto Slind a TV 2 “Se si accetta questo, allora si accetta che lo sport femminile non è una priorità. È assolutamente sconvolgente. Nel 2025 non dovrebbe essere possibile dover sostenere una simile azione. Non ho intenzione di tollerare che ci si prenda gioco di noi in questo modo.

Per questo motivo, anziché essere al via della 20km, la norvegese di Oppdal ha preferito darsi alla protesta: sulle nevi di Hafjell, ha dato fuori al pettorale, filmandosi sui social, ribandendo all’emittente norvegese che non si tratta solo di una questione di denaro, ma di come è stato affrontato il problema: “Sono perfettamente felice di partecipare a una gara di sci senza premi in denaro, ma se sono state stabilite delle condizioni, non bisogna fare marcia indietro poco prima della gara, è poco professionale. I soldi vengono messi da parte, esistono. Questi non sono valori tipici norvegesi.”

Qui di seguito il video che la fondista ha caricato sulle sue stories Instagram:

Meno aggressiva ma pur sempre indignata anche Ebba Andersson, che invece ha preso il via alla gara da 20km. La svedese campionessa del mondo ha voluto ribadire come Slind, anche lei è “altrettanto negativa” rispetto all’incresciosa situazione che si è creata “ma non ero disposta a sacrificare il mio posto di partenza, bensì volevo esprimermi in un altro modo“, ha detto a SVT Sport.

Ho detto che ora capisco perché si chiama ‘Janteloppet’ e non ”Jenteloppet” (jente significa ragazza in norvegese). Perché non è assolutamente alle stesse condizioni degli uomini che gareggiano oggi. In quanto donna, in questo caso, non ci si sente affatto privilegiati”.

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