Due giorni fa, l’annuncio delle squadre norvegesi di biathlon per la stagione 2025/26 è stato seguito da un polverone di commenti, un mix di stupore e rabbia per alcune decisioni prese in seno alla compagine scandinava. Karoline Knotten è stata messa fuori squadra, nonostante le flower ceremony, nonostante i podi in Coppa del Mondo, nonostante la medaglia in staffetta ai Mondiali di Lenzerheide. La ragione, secondo le dichiarazioni rilasciate dal manager della Nazionale Per Arne Botnan, sarebbero da ricercare in una non totale fiducia nei tecnici da parte della biathleta, che avrebbe messo in discussione i programmi di allenamento pensati in vista della prossima stagione. A NRK, Botnan ha dichiarato che è necessario che gli atleti siano convinti “al 100 percento”, altrimenti non si può essere parte del progetto.
Un discorso che cozza con quanto visto invece nella squadra maschile, dove Vetle Christiansen, dopo una stagione opaca e un finale “ribelle”, quando ha rinunciato persino all’ultimo weekend di IBU Cup per contrarietà alle decisioni dei tecnici in merito alle convocazioni, sarà puntualmente nel gruppo A per la preparazione estiva: una posizione che non gli garantisce un posto in Coppa del Mondo ad inizio stagione, ma sicuramente costituisce una corsia preferenziale, non così scontata nelle scorse settimane.
Ora queste dichiarazioni, assieme a quelle della 30enne, che si è detta “tradita” dai tecnici, vengono accolte con grande biasimo in Norvegia, persino da chi, di quella squadra, è stata la più grande portabandiera: Marte Olsbu Røiseland che, affidandosi alle colonne di NRK, lancia una lunga e aspra invettiva contro la Federazione per il trattamento ricevuto dall’ex compagna di squadra.
“Quando una professionista come Karoline Knotten pone domande, si mostra responsabile e cerca un confronto professionale, dovrebbe essere accolta con rispetto. Invece viene esclusa dalla nazionale” dichiara “Siamo davvero arrivati al punto in cui non ci è più consentito pensare con la nostra testa? Bisognerebbe costringere tutti ad adottare un unico modello, senza lasciare spazio a disaccordi professionali, esigenze individuali o adattamenti?”
L’ex biathleta, con 3 ori olimpici e 13 mondiali in bacheca, oltre ad una Coppa del Mondo, ha ricordato come il suo successo si sia basato anche su una messa in discussione dei programmi di allenamento, cuciti ad hoc sulle sue esigenze. E chi, se non un’atleta di ormai navigata esperienza, dovrebbe sapere cosa è meglio per il proprio fisico e le proprie caratteristiche?
“Questa non è solo una brutale ingiustizia, ma è anche in netto contrasto con gli atteggiamenti su cui la stessa federazione sostiene di basare il proprio lavoro. E arriva in un momento in cui il biathlon femminile norvegese avrebbe bisogno di un’atleta esperta e ambiziosa come Karoline Knotten” afferma Røiseland.
Infine, ricorda la 34enne, che “la Federazione ha sottolineato la salute mentale e la buona comunicazione come valori importanti, ma quando un’atleta ha la sensazione di essere stata tradita ed esclusa senza un vero dialogo, la credibilità si indebolisce“. Un po’ come accaduto con Christiansen, e così come, in occasione della Short Individual di Pokljuka, Vebjoern Soerum è stato escluso nonostante lottasse per la Coppa di Specialità, anche in questo caso i fatti sembrano aver smentito i proclami ufficiali. Forse, in realtà, basterebbe una comunicazione più trasparente, così come il rispetto dell’individuo, che non è solo un pettorale sostituibile dalle giovani reclute di cui la base del movimento sembra essere piena.