“Torno per un solo anno”; “la 50 km di Trondheim sarà la mia ultima gara”; “saluterò tutti a Oslo, poi farò la mamma”; “la 50 km di Lahti sarà la mia ultima gara”; “non ho alcuna intenzione di proseguire fino a Milano Cortina, ho già detto più volte che il mio ritorno sarebbe stato di una sola stagione”; “mio marito vuole che prosegua fino alle Olimpiadi”; “se prima ero sicura al 99% di smettere, ora lo sono un po’ meno”. Frasi che dimostrano il cambio di pensiero che sta vivendo Therese Johaug, che si sta convincendo, o forse è già convinta, di proseguire la propria carriera fino alle Olimpiadi di Milano Cortina 2026.
La campionessa norvegese, diventata mamma nel 2023, aveva annunciato il proprio ritorno alle competizioni la scorsa estate, con l’obiettivo di vincere la medaglia d’oro ai Mondiali di Trondheim. A 36 anni, il rientro è stato più difficile di quanto molti immaginassero, magari anche lei stessa. Sconfitta già in entrambe le gare del primo weekend a Ruka, Johaug ha capito subito di aver bisogno di gareggiare di più per tornare vincente. Lo ha anche fatto, vincendo 6 delle 17 gare disputate, 15 se togliamo le sprint del Tour de Ski. La norvegese ha anche vinto la classifica generale del Tour de Ski, imponendosi sia nello skiathlon che ovviamente sul Cermis.
A mancarle, però, è stato proprio il successo più importante, quello che aveva sognato a Trondheim, dove ha vinto due argenti e un bronzo individuali, oltre all’argento in staffetta. Il secondo posto in volata contro Andersson nello skiathlon era stato il primo duro colpo, al quale si è sommato quello di 1”3 sempre alle spalle della svedese nella 10 km a classico. Infine la durissima 50 km, da lei chiusa terza alle spalle di Karlsson e Weng.
Due argenti e un bronzo individuali, che a 36 anni sono un bottino pauroso, ma che non rappresentano ciò che Johaug desiderava, voleva forse pretendeva. Anche perché le cose avrebbero potuto avere un esito anche peggiore, se non vi fossero state le cadute di Sundling e Weng nello skiathlon e di Ebba Andersson nella 50 km, con Johaug che avrebbe anche potuto chiudere entrambe le gare giù dal podio.
E allora perché proseguire? Facile, Johaug sa che a Lago di Tesero sarà un’altra storia. La norvegese ha visto le piste, le ha apprezzate e si è resa conto che lì c’è la possibilità di fare davvero la differenza, cosa che era più complicato sul tracciato di Trondheim.
Quelli norvegesi erano i tipici tracciati scandinavi con salite lunghe e non ripidissime, con pochi cambi di pendenza sia per il classico che per lo skating. Inoltre, in tecnica libera i tracciati erano relativamente facili, perché la salita principale era molto distante dallo stadio e vi era poi un lungo tratto in piano.
TRACCIATI CHE SI ADATTANO A JOHAUG
In Val di Fiemme, invece, per lo skating vi saranno salite molto nervose e le discese non permetteranno di recuperare, in quanto si dovrà sempre lavorare per i vari cambi di direzione. Le salite, invece, avranno molti cambi di pendenza, tranne la salita dietro al poligono e la Zorzi.
Il tracciato del classico ha salite più lunghe e sciabili, ma sempre con cambi di pendenza, mentre le discese sono relativamente semplici ma sempre più impegnative rispetto a quelle di Trondheim.
Percorsi adattissimi al motore di Johaug, soprattutto quelli dello skating e la norvegese potrà sfruttarli, anche perché nello skiathlon il finale è a skating, mentre la 50 km a classico vedrà un giro che utilizzerà 5 km dell’anello a classico e 3,3 km dello skating, 8,3 km per 6 giri con 12 passaggi nello stadio. E il finale sarà quindi sul duro tracciato a skating, più adatto alla campionessa norvegese.
Anche l’individuale da 10 km a skating vedrà giro iniziale e finale nel 3,3 km dello skating e il secondo giro nel 3,3 km del classico, per evitare che si formino trenini. Altro bel vantaggio per Johaug.
PERCHÈ PROVARCI
Insomma, a 37 anni, che compirà il prossimo 25 giugno, Johaug può davvero aspirare a vincere la medaglia d’oro alle prossime Olimpiadi, che finalmente si disputeranno nuovamente sulle Alpi, in Europa.
Certo, Frida Karlsson ed Ebba Andersson, dopo la consacrazione di Trondheim, appaiono avversarie ancora più competitive, senza dimenticare l’eventualità di un ritorno delle russe. Ma Johaug partirebbe per vincere, con un anno di esperienza in più nella gestione della vita da atleta mamma e con un marito che spinge affinché tenti l’impresa e che conosce i sacrifici che richiede la vita da atleta di altissimo livello.
Non ha vinto il primo titolo iridato in una 50 km, ma potrebbe vincere lo storico primo titolo olimpico, con tanto di premiazione che dovrebbe svolgersi, secondo protocollo, in occasione della cerimonia di chiusura all’interno dell’Arena di Verona. Un’immagine che chiuderebbe nel modo migliore la sua carriera e non lascerebbe alle spalle alcun rimpianto e alcuna domanda, cosa che da ex atleta di alto livello, suo marito, Nils Jakobs Hoff, ha capito. E allora si, Therese, fallo.