Ha fatto scalpore durante l’inverno la notizia, girata velocemente tra le testate giornalistiche europee del viaggio di alcuni nomi importanti dello sci di fondo russo sulle Alpi per allenarsi: Alexander Bolshunov, Saveliy Korostelev, Daria Nepryaeva e Sergey Volkov, sono volati in Italia, tra l’Alto Adige e la Val di Fiemme, per allenarsi in quota e scoprire le piste che ospiteranno i Giochi Olimpici del prossimo anno.
Un lavoro che, stando all’allenatore di Bolshunov – che ha anche preso parte alla Moonlight Classic all’Alpe di Siusi – ha pagato i dividendi, vista l’ottima forma di fine stagione del tre volte campione olimpico, alla ricerca di migliori sensazioni rispetto ad un inizio di stagione particolarmente stentato. “Tutto ciò che vediamo ora è una conseguenza del ritiro in Italia. Sasha si è preparato molto bene lì e ha raggiunto un certo livello. Se non fosse stato per alcuni problemi alla schiena che ha avuto ultimamente, avrebbe mantenuto una condizione simile per tutto questo periodo” ha spiegato il suo tecnico Yuri Borodavko a sports.ru nelle ultime settimane.
Un successo che, in vista dei Giochi di Milano-Cortina 2026, a cui la Russia spera di poter inviare i propri atleti anche in forma neutrale come accaduto in occasione delle Olimpiadi di Parigi dello scorso anno, ha spinto la squadra russa di sci di fondo a ripetere e ampliare il lavoro all’estero per la preparazione della stagione 2025/26. Lo ha dichiarato Elena Välbe, presidente della Federazione russa di sci di fondo (RCSF) all’agenzia di stampa russa RIA Novosti, confermando quanto detto già qualche a febbraio da Egor Sorin, allenatore di uno dei due gruppi della Nazionale russa.
“Per quanto riguarda i viaggi di allenamento, abbiamo un piano A, che include l’allenamento al di fuori della Federazione Russa. Speriamo di ricevere l’approvazione dal Ministero dello Sport e dal Centro di allenamento sportivo. Ciò è necessario perché abbiamo un problema serio: la mancanza di accesso alle basi di allenamento ad alta quota. Ci siamo allenati a Tsaghkadzor, ma l’altitudine lì (oltre 2.000 metri, ndr) è troppo elevata per un lavoro efficace: abbiamo bisogno di un’altitudine di circa 1.800 metri” ha spiegato Välbe “Quindi, prevediamo di trascorrere circa il 30-40% del nostro tempo di allenamento all’estero. Come ho già detto, abbiamo bisogno di condizioni di alta montagna. A Sochi, sfortunatamente, l’altitudine non è sufficiente. Ma, naturalmente, ognuno pianifica i raduni in modo diverso. Ogni allenatore avrà il suo piano”.
Al momento, non ci sono indicazioni sul ritorno alle competizioni internazionale da parte dei fondisti russi per la prossima stagione: in ragione del precedente dei Giochi di Parigi, e dell’attuale assetto geopolitico internazionale, la squadra russa vuole farsi trovare pronta se la situazione dovesse cambiare e agli atleti dovesse essere concesso di essere al via delle gare a Cinque Cerchi.