Home > Notizie
Biathlon

Biathlon – L’inverno sulle montagne russe di Dale: “Stava diventando un calvario, orgoglioso di esserne uscito”

Foto Credits: Dmytro Yevenko/Fondo Italia

Sul podio della Coppa del Mondo 2023/24, Johannes Dale-Skjevdal ha avuto forse una delle peggiori stagioni della sua carriera da quando è nelle fila della Squadra Nazionale élite. Il norvegese, dopo un inizio stentato nell’opening stagionale di Sjusjoen ha avuto una prima tappa di Coppa del Mondo, in quel di Kontiolahti altrettanto da dimenticare. La sentenza, per il 27enne, è stata praticamente fin da subito senza appello: rimandato a casa ad allenarsi senza seguire la squadra ad Hochfilzen, ha proseguito la stagione tra IBU Cup e qualche sparuta apparizione in Coppa del Mondo. Solo nel finale di stagione, forte di prestazioni importanti nel circuito cadetto, è tornato a vestire i pettorali del massimo circuito con regolarità, centrando anche il podio prima in staffetta a Pokljuka e poi individualmente nella sprint di Holmenkollen, con prestazioni che fanno ben sperare in ottica designazione delle squadre per la prossima stagione; nonostante il ritiro dei fratelli Boe, del resto, la concorrenza per i posti in squadra si preannuncia più agguerrita che mai.

Intervistato da Langrenn.com, Dale fa un bilancio del suo inverno: “È stata una stagione da montagne russe. È stata dura. Sono orgoglioso di aver potuto lottare di nuovo ai massimi livelli, ma nulla può essere dato per scontato. Il mio corpo è stato messo a dura prova dalle gare quest’inverno. Avevo fame di rivincita e questo aumenta il mio desiderio di successo”.

Il biathleta di Lørenskog non ha mai per un momento nascosto le delusioni e le ferite all’ego, oltre ai problemi di prestazione; oggi però sa dire con certezza cosa è andato storto, cosa che gli permetterà in futuro di non cadere di nuovo nello stesso circolo vizioso. Tutto, spiega, è legato a quella giungla che è il biathlon norvegese maschile, dove gli atleti sono come dei lupi affamati e di conseguenza nessuno può mai essere certo del proprio status.

“Basta uno scivolone e ci si ritrova in IBU Cup o in Coppa di Norvegia. È un livello completamente folle. Ci sono così tanti bravi biathleti che non è facile ottenere un posto. Ma questo è il gioco, bisogna accettarlo. Non c’è trattamento speciale, non ci sono sconti: questo forma il carattere”. Un gioco che non permette di avere punti deboli e ad inizio stagione Dale ne ha avuto uno troppo grande: il tiro. “Ero troppo agitato, non riuscivo a controllare la tensione e stava diventando un calvario”.

Bloccato in una situazione che definisce “deprimente” è altrettanto “orgoglio di esserne uscito”: “La chiave è fare un passo indietro, respirare e mettere le cose in prospettiva. Il biathlon non è tutta la vita. Altrimenti diventa insopportabile”. Il segreto è affrontare le competizioni sempre dando il massimo ma senza che diventino una questione di vita o di morte, finendo per consumare ogni energia. Come Dale racconta al sito specializzato, quando le porte della Coppa del Mondo si sono chiuse, la decisione è stata quella di concedersi un po’ di respiro. “Ho fatto quello che mi piaceva, senza preoccuparmi dei risultati o dei fallimenti”. Senza pressioni ha trovato una passione che togliesse dalla sua mente il tarlo del biathlon fuori dalle piste e dal poligono, riportando i riflettori sullo sport solo al momento opportuno, poco prima delle gare: i Lego.

“Costruisco macchine di Formula 1, con le istruzioni. Mi schiarisce le idee, è perfetto” ha spiegato. E si può dire che gli effetti si sono visti: dopo belle prestazioni di IBU Cup, si è riguadagnato spazio in Coppa del Mondo trovando anche il podio. Ora che i Boe sono “in pensione”, Dale è di nuovo in gioco per mettere la sua esperienza a servizio del biathlon norvegese.

Share:

Ti potrebbe interessare

Image
Image
Image