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Biathlon

Biathlon – Meritavano entrambe, vince Preuss! Lou e Franziska, una grande stagione con un finale tanto bello quanto crudele

Foto Credits: Dmytro Yevenko/Fondo Italia

L’eccitazione è crescente sulle tribune di Holmenkollen, mentre Hanna Öberg entra all’interno dello stadio con alle sue spalle Lou Jeanmonnot e Franziska Preuss per l’ultimo poligono della mass start. La svedese si gioca la vittoria della gara, ma in quegli ultimi cinque colpi la francese e la tedesca vedranno compiersi il loro destino dopo una stagione lunga 21 gare.

Un duello bellissimo, la fuga di Preuss nelle prime tappe stagionali, sfruttando il netto passaggio a vuoto di “Louuuuuu”, (come viene incitata dai propri tifosi presenti ovunque) proprio nella tappa di casa, a Le Grand Bornand. Poi la risposta della francese dopo la pausa natalizia, il passaggio a vuoto di Preuss a Oberhof e la sensazione che la tedesca sia in calo.

Quindi Ruhpolding e Anterselva, con Jeanmonnot che vince tre gare su quattro, ma Preuss capace di salire sempre sul podio, per un duello accesissimo. La francese che appare averne di più, ma spreca spesso l’occasione del sorpasso, mentre la tedesca con grinta e determinazione a lottare con i denti per realizzare il proprio sogno di vincere la Coppa del Mondo.

Un anno sempre con la mascherina a proteggere la bocca per Preuss, segnata dal suo sfortunato passato, dalle tante malattie che ne hanno limitato certamente il potenziale, quando dopo il terzo posto nella Coppa del Mondo 20/21, sembrava una delle favorite per la generale. Da lì una serie di sfortune, tra brutte malattie, infortuni, il forfait nel Mondiale casalingo a Oberhof, le sconfitte arrivate spesso in volata o per pochi decimi.

Quindi finalmente la salute che non se ne va, ma a un certo punto sembra invece sparire la forma. A Nove Mesto, Preuss appare in difficoltà, come a Oberhof, ci mette il cuore e per sua fortuna limita i danni, grazie anche alle occasioni sprecate dall’avversaria. A Pokljuka, però, Preuss riesce a risollevare la situazione, sembra non averne, eppure al poligono è perfetta nella short individual e riesce a guadagnare punti sulla francese. Il giorno successivo, però, è Jeanmonnot a vincere, ma forse proprio la mass start slovena è il grande capolavoro di Preuss, che nonostante due errori, si inventa un ultimo giro a tutto gas, d’improvviso trova quelle energie che sembravano sparite, recupera posizioni e chiude quinta. E paradossalmente è più sorridente rispetto al giorno prima, quando era salita sul podio.

Si arriva così magnifica sprint di Oslo, con Preuss nuovamente a tutta, a tirare fuori qualcosa che sembrava non avere, energie messe in corpo dalla forte determinazione di realizzare il suo sogno, vincere la classifica generale della Coppa del Mondo. E nella battaglia cronometrica, la tedesca ha la meglio sulla francese, tirando disperatamente a tutta sul rettilineo finale, per poi chiudere in spaccata, lanciare quella sua gamba lì all’inseguimento del sogno. Due decimi, appena due decimi, un nulla in una gara da 7,5 km con 10 bersagli da colpire. Eppure, valgono ben trenta punti complessivi, i 15 in più presi dalla tedesca e i 15 in meno ottenuti dalla francese.

Con le spalle al muro, però, per l’ennesima volta Jeanmonnot mostra tutta la sua classe, sugli sci è ancora magistrale nella gestione delle energie e al tiro sembra quasi non sentire la pressione, quella che l’ha tradita proprio nella tappa di casa. “Louuuuuuu” urlano i tantissimi francesi presenti nella tribuna, mentre Jeanmonnot vola festante sul rettilineo finale dell’inseguimento e si prende il pettorale giallo di leader della Coppa del Mondo con appena 5 punti di vantaggio sulla tedesca.

Ed eccole Jeanmonnot e Preuss prima del via, mentre corrono con lo sguardo perso tra i pensieri, mentre cercano di allontanare la tensione per infilarsi nella bolla fatta ci massima concentrazione, sciare bene e veloce, sparare perfettamente, senza sbagliare. Difficile non provare a immedesimarsi in loro, anzi, meglio non farlo, perché ci si agita solo a immaginare cosa stiano vivendo.

Sulle tribune c’è un clima di attesa, è la solita festa di sport, tra centinaia di bandiere a rappresentare praticamente tutto il mondo, tra chi è venuto per dare l’addio ai Bø, ma anche i tanti francesi e tedeschi decisi a incoraggiare le proprie atlete. Migliaia di persone presenti, i media, i volontari, l’IBU, le colleghe, i tecnici, eppure in quel momento sono loro due da sole con sé stesse, prima di affrontare la gara più importante.

E quindi eccole lì, di nuovo, arrivare assieme all’ultimo poligono, giocarsi tutto in quell’ultima serie. Hanna Öberg apre per prima e sbaglia tre volte, mettendosi fuori dai giochi. Lou e Franziska, invece, prendono un bersaglio dopo l’altro. All’esultanza dei francesi su ogni colpo di Jeanmonnot, risponde quella dei tedeschi per Preuss e viceversa. Fino all’ultimo colpo, quello decisivo: la francese è precisa e parte, ma Preuss fa altrettanto.

Lo stadio erutta, all’esultanza di francesi e tedeschi, si aggiunge l’emozione di norvegesi, svedesi, i tanti estoni e tutti gli altri appassionati, consapevoli di assistere a una battaglia epica. Quante volte si è arrivati aadun duello così acceso ed equilibrato, che non si è deciso nemmeno dopo l’ultima serie? A due atlete che sono lì per arrivare prima e seconda nell’ultima gara della stagione, nonostante siano quelle con maggiore pressione addosso?

Difficile anche simpatizzare per una delle due. Da una parte una biatleta fortissima come Jeanmonnot, ma anche bellissimo personaggio, ragazza disponibile e simpatica, tanto espressiva. Nessuno ha dubbi: Lou merita la Coppa del Mondo!

Dall’altra un’altra biatleta fortissima, come Preuss, ma tanto, troppo sfortunata nel corso della sua carriera, che finalmente ha l’opportunità di realizzare il suo sogno. Nessuno ha dubbi: Franziska merita la Coppa del Mondo!

Alle loro spalle Elvira Öberg è vicina, ma non riesce a raggiungerle, nonostante la sua grande competitività sugli sci. La campionessa del mondo del format sta facendo una bella rimonta, ma nell’ultimo giro non riesce a restare con le due contendenti, Preuss e Jeanmonnot sono troppo determinate a prendersi la Coppa.

Ormai siamo all’ingresso dello stadio. Al traguardo mancano poche centinaia di metri, quando Preuss va all’attacco, Jeanmonnot resta al suo fianco e le due entrano nel tornante a sinistra. Preuss ha troppa fame, è determinata, cattiva vuole uscire dalla curva per prima e si prende la testa di prepotenza chiudendo leggermente. Jeanmonnot vuole resistere all’interno, non vuole consentire all’avversaria di compiere ciò che ha pianificato, ma in quel momento finisce col bastone sotto lo sci e cade.

Dalle immagini sembra quasi ci sia un contatto, mentre si vede Lou finire per terra. Lo stadio reagisce con stupore e dispiacere, mentre Preuss va via da sola e la francese si rialza e riparte, superata anche da Elvira Öberg. Preuss è sul rettilineo finale, eccola realizzare il suo sogno, vincere la Coppa del Mondo, ma senza esultare troppo dopo quanto accaduto.

Jeanmonnot raggiunge il traguardo, si porta avanti con disperazione, vede poche decine di metri davanti a sé il suo sogno svanire per quest’anno, dopo quasi quattro mesi di gare e almeno sette mesi di preparazione, ha perso tutto nel modo più brutto e crudele.

Lo stadio è quasi in silenzio, con i francesi disperati e increduli, i tedeschi confusi e preoccupati per eventuali ricorsi, tutti gli altri umanamente dispiaciuti per Lou ma anche per Franziska, per una battaglia che avrebbe meritato un epilogo diverso, magari sempre con la vittoria della tedesca, che francamente sembrava averne di più ed era in possesso anche di materiali più performanti.

Jeanmonnot è a terra. La prima ad andare da lei è Botet, giunta quinta e consapevole di quanto successo. Preuss fa subito altrettanto, va dall’avversaria, le toglie gli sci, cerca di consolarla. È un bellissimo gesto di sportività, al quale si unisce Elvira Öberg, poi Braisaz, che si complimenta con Preuss, prima di dare un abbraccio intenso, profondo, commovente alla compagna di squadra.

Ed è una sfilata di atlete ad andare da Preuss per complimentarsi e da Jeanmonnot per consolarla, fino all’arrivo di Wierer, per una volta ultima del gruppo, che col suo sorriso come sempre stempera le emozioni del momento abbracciando entrambe. Intanto i tecnici francesi chiamano Lou, le accennano qualcosa. Lei parla con loro, poi si spiega con Preuss. Le due sono inizialmente serie, poi c’è un sorriso, quindi l’abbraccio e quel rettilineo finale percorso nuovamente assieme a raccogliere il più meritato degli applausi.

Pochi minuti dopo, la Francia ritira il proprio ricorso, ed esplode la festa dei tecnici e delle atlete della Germania, che iniziano a bagnare con lo spumante la loro compagna di squadra Preuss, accompagnandola nelle prime interviste. Finalmente non c’è più la mascherina a coprire il sorriso della tedesca, non c’è più bisogno, mesi di sacrifici hanno portato alla realizzazione di un sogno al quale forse, a inizio stagione, credeva solo lei e pochi altri. Prende in mano la grande sfera di cristallo, la osserva, si commuove e la alza. Ora si, può godersi il suo grande successo, ottenuto con una vittoria nell’ultima gara. Dal 2010 con Neuner, che la vincitrice della Coppa del Mondo non vinceva l’ultima gara della stagione.

Intanto, Lou cerca di restare forte, affronta le interviste, gli occhiali a coprire gli occhi. Per una volta la sua espressività vuole tenerla per sé stessa. Eppure non si tira indietro di fronte agli impegni, entra anche nel media centre per un’intervista radiofonica, mangia qualcosa e risponde col sorriso ai tanti che le fanno i complimenti, cercando di manifestarle la propria gratitudine per quanto fatto.

Si, perché nonostante il finale doloroso, è impossibile non dire grazie a entrambe queste due campionesse per aver regalato una battaglia di livello altissimo fino alla fine di una stagione nella quale si sono elevate al di sopra di tutte. Un finale tiratissimo come non si vedeva da anni. Solo una ha portato a casa la coppa, ma le vincenti sono due.

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