I big del biathlon per l’atto finale di Oslo sono davvero tutti presenti. Ma proprio tutti. Persino chi la storia di questo sport ha già finito di scriverla da qualche tempo, come nel caso di Martin Fourcade. Reduce dalla Sessione del CIO in Grecia, dove ha contribuito all’elezione della nuova presidentessa del CIO Kirsty Coventry, il francese ha infatti preso il primo volo per assistere all’atto conclusivo della stagione di Coppa del Mondo e, soprattutto, per salutare in prima persona i fratelli Bø, all’ultimo atto della loro carriera.
Intervistato dai giornalisti presenti in mixed zone, dove non mancava l’inviato di Fondo Italia Giorgio Capodaglio, Martin Fourcade dice la sua sull’importanza del tempio di Holmenkollen per questa disciplina: “E’ un luogo mitico per il biathlon e lo sci in generale. Si tratta delle radici dello sci, un quadro abbastanza eccezionale e spesso ci sono condizioni piacevoli per chiudere la stagione. Con questo trampolino e queste bandiere norvegesi che sventolano un po’ dappertutto e che ci animavano tutti quando eravamo più giovani nel provare ad andare a battere i celebri scandinavi. Questo luogo è qualcosa di molto particolare nella nostra storia e nelle nostre radici”.
Spostando poi l’attenzione sui fratelli Bø, con cui ha condiviso buona parte della sua carriera (in particolare con Tarjei), Fourcade si sofferma su alcuni dei ricordi più cari che lo hanno legato ai due iconici norvegesi: “I momenti che mi porto dietro degli anni con loro? Me ne ricordo molti. Per Tarjei mi tengo il suo primo titolo ai Mondiali Giovanili in 2007 in Val Martello, in Italia. E’ stata una rivalità fin dai nostri anni tra gli Junior, quindi è certamente molto speciale vederlo concludere la sua carriera domani. Per Johannes mi porto dietro l’individuale dei Giochi Olimpici di Pyeongchang. E’ un ricordo piuttosto negativo per me, perché ho sbagliato gli ultimi due colpi e gli ho aperto la porta per la vittoria. Ma credo che sia troppo facile tenere con sé solo i lati positivi, dove alla fine vincono i francesi. Credo che quello che sta alla base di una rivalità sportiva sia anche la qualità delle sfide che mi ha offerto e quindi mi porto a mente questo ricordo. Perché è la prova che davanti a me avevo un campione immenso”.
Soffermandosi poi sull’importanza a livello umano di personaggi come Johannes Bø all’interno del mondo del biathlon, Fourcade aggiunge: “Se hanno cambiato qualcosa a livello umano? Non penso che sia cambiato qualcosa, perché spero di aver portato anch’io questo aspetto. Ci sono stati anche molti biatleti prima di noi con questo tipo di umanità. Quello che è certo è che un leader come Johannes marchia una disciplina con il suo atteggiamento e i messaggi che manda vincendo senza interruzioni dal 2019, sempre con questa simpatia con i media, i fan e i vari partner. Anch’io ho avuto l’occasione di accoglierlo a Annecy ed è stata una delle soprese più belle, perché è venuto per condividere e donare. E non è da tutti, quindi è quello che mi porterò dietro di lui. E’ una persona integra e che si è spesa molto”.
Al leggendario francese si domanda poi un’opinione sulla situazione attuale della Francia del biathlon, aspetto si cui si esprime con grande ottimismo: “Qual è il mio sguardo rispetto alla Francia attuale? E’ uno sguardo molto positivo. Credo che molti avessero paura, quando ho lasciato nel 2020, che avrei lasciato un buco nella squadra francese. Successivamente i ragazzi e poi le ragazze, e ora entrambe le squadre, hanno mostrato che si era ben lontani da quel caso. Abbiamo fatto il record di vittorie e di podi in questa stagione ed è piuttosto magico poter vivere questo e vedere che il biathlon continua ad interessare un’audience sempre più grande. E’ ottimo per la nostra disciplina e ne sono davvero contento”.
Infine, spazio a qualche richiamo alla sua carriera passata e alla nostalgia per momenti di sport come questi: “Se mi mancano questi momenti? Senza dubbio, sono dei momenti piacevoli. Vediamo qui vicino a me due ragazzi (Bø e Lægreid dopo la pursuit, ndr) che sono finiti sul podio e che sono intenti a rispondere alle domande nelle interviste. Ma avendolo vissuto per 15 anni so che purtroppo non si tratta solo di questo. Quindi a volte ho nostalgia di quell’epoca che ho amato appassionatamente, ma so anche quanto costa essere al loro livello, i sacrifici famigliari e umani. Credo che da questo punto di vista ho fatto il mio tempo ed ho approfittato di ogni istante, spendendomi fino alla fine e non ho nessun rimpianto da questo punto di vista”.