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Lo spunto di Zorro – Zorzi dopo la tappa di Oslo: “Hedegart sarà un atleta con cui fare i conti. Mi piace il piglio di Gismondi”

Al termine di una tappa di Coppa del Mondo a Oslo Holmenkollen decisamente positiva per la spedizione italiana, mai così bene in stagione nelle prove su distanza, si rinnova l’appuntamento settimanale con la rubrica Lo spunto di Zorro, incentrata sull’analisi degli spunti più interessanti emersi dalle gare.

Insieme a Cristian Zorzi, che anche in questa occasione si trovava a bordo pista a seguire le gare in veste di tecnico di Andorra, approfondiamo il discorso sulla prova degli italiani e su alcuni temi che sono emersi dal fine settimana di gare in terra norvegese.

LE VITTORIE DI NYENGET E ILAR: “Nyenget non è uno sconosciuto, ma è un atleta che da anni sta facendo vedere il suo valore. Ai Mondiali ha raccolto veramente poco per quello che poteva raccogliere, mentre nella 20 km ha dimostrato di essere davvero forte ed era supportato da un ottimo materiale. In pista sto notando sempre più delle ampie differenze di efficacia dei materiali, anche tra atleti fortissimi: ad esempio Niskanen, prima di ritirarsi, era davvero piantato. Nyenget ha vinto alla grande, con tranquillità e sempre sciando bene. In pista si vedeva quanto ne avesse molto di più rispetto agli altri. Per quanto riguardo la vittoria di Moa Ilar, è una conferma di quanto sia forte lo squadrone svedese al femminile, pari a quello della Norvegia dei tempi d’oro. Era già andata bene il giorno prima nella 20 km, dove era entrata nelle 10; per una Ebba Andersson che viene squalificata in classico e nella 10 km a skating arriva quarta, ne arriva un’altra che può mettersi davanti a tutte. Bello fare l’allenatore quando disponi di atlete così (ride, ndr.)“.

LA QUESTIONE HEDEGART: “Hedegart ha mancato la vittoria per poco. Inoltre, aveva già corso a Lillehammer ed era già andato molto forte lì, entrando nei dieci. Questo format gli si addice perché è abbastanza corto ed è a skating. Entrare nella squadra nazionale di fondo o di biathlon della Norvegia non è semplice, anche se fai podio rischi di essere solo uno dei tanti. È stata comunque una bella sorpresa, pensando ai miei tempi mi ricorda un prototipo di atleta come Lars Berger. I biatleti norvegesi in particolare hanno una base nel fondo ottima e in base alle loro capacità possono essere in grado di cimentarsi con profitto in entrambe le specialità. Si può dire che il suo risultato è una sorpresa solo perché il suo ruolo di fondista non è ancora ben definito, ma nei prossimi anni credo che sarà un atleta con cui dover fare i conti“.

UNA BELLA PROVA DI SQUADRA: “Federico Pellegrino ormai può sempre dire la sua in classico su distanza, soprattutto su nevi primaverili dove può esprimere la sua potenza da sprinter, per cui adesso ci si aspettano buoni risultati da parte sua e così è stato anche a Oslo. Davide Graz ha dimostrato una grande condizione a partire dal Mondiale: qui si è già difeso bene nella gara in classico, dove ha ripreso Paolo Ventura e così quel trenino formatosi è stato positivo per entrambi. Nella 10 km a skating ha espresso tutto il suo valore, che poi è quello che ha sempre dimostrato fin dalle categorie giovanili, soprattutto in quella gara: negli ultimi anni si è un po’ perso perché secondo me ha corso (non so per decisione di chi) dietro a troppe gare diverse invece di concentrarsi sui suoi format. Adesso sembra aver trovato una quadra, per quanto ancora non riesca a essere regolare tutto l’anno. Tanto di capello, è un ragazzo che merita di andare forte e l’ha dimostrato fin da giovane. Per quanto riguarda Caterina Ganz, si è espressa sui suoi livelli che sono più o meno dalla 15ma alla 25ma posizione. Nella 10 km è partita effettivamente molto decisa; non so se per una condizione fisica ottimale o per materiali velocissimi, quindi non mi esalto troppo. Il materiale da solo però non basta, ma ovviamente serve anche atteggiamento giusto e la buona condizione, quindi brava ad aver approfittato della buona situazione. Inoltre adesso lei ha la giusta serenità, perché è nel circuito da tempo, ha il posto in squadra e questo può averla messa nella condizione ideale per azzardare“.

MARIA GISMONDI HA IL PIGLIO GIUSTO: “Come approccio mi piace tanto. Ha un atteggiamento “strafottente” (ci tengo a specificare in senso buono) e questo la rende una di quelle persone capaci di farti gioire e arrabbiare tantissimo allo stesso tempo. È una di quelle atlete che, anche se non fosse in condizione ottimale, schiererei comunque in una staffetta; metterei lei pur sapendo che non è in forma, perché il suo modo di fare è combattivo, non si pone problemi a buttarsi nella mischia e a dare quello che ha; non è una di quelle fondiste tattiche, che corre in difesa e pensa troppo. Tuttavia le faccio una “critica”, quando nell’intervista post gara dice di avere finalmente espresso il suo valore: non condivido il discorso. Non ha ancora dimostrato nulla, perché anche da giovanissima una gara di Coppa del Mondo può andare molto bene, ma trovare la quadra è tutt’altra cosa. Il suo valore lo saprà (forse) solo quando avrà 30 anni e non adesso, c’è ancora strada da fare e tante esperienze da compiere. Voglio però che si capisca che lo sto dicendo in maniera costruttiva, perché lei mi piace molto. È proprio forte“.

UN FLASH SULLA SPRINT DI TALLINN: “Sarà una gara velocissima. Non si addice benissimo alla squadra italiana: lo stesso Federico Pellegrino in questo momento potrebbe fare fatica in questo contesto. È vero che dispone di una determinazione e di una condizione fisica ottimali, da 110 e lode, ma su una sprint così corta vedo bene soprattutto i tanti giovani arrembanti che girano spesso intorno ai 10. Norvegesi a parte, vedo bene i francesi, forse ancora meglio i due forti sprinter svizzeri, e ti direi anche gli atleti della Repubblica Ceca. Nell’attesa di capire chi siano i convocati, noi italiani dobbiamo affidarci a Pellegrino. Al femminile non so chi possa fare la sprint, a meno che qualcuna come Federica Cassol non si aggiunga dall’Italia“.

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