La Federazione Internazionale di Sci e Snowboard (FIS) è determinata ad iniziare il nuovo quadriennio olimpico del salto con gli sci con una novità a lungo auspicata: la sincronizzazione dei calendari di Coppa del Mondo maschile e femminile. Così facendo, si massimizzeranno le risorse a disposizione e si affronteranno annosi problemi di logistica per le squadre nazionali, che potranno viaggiare tutte insieme, nonché di impatto ambientale.
Tuttavia, questo cambiamento è inviso ad alcune nazioni: secondo quanto riporta il quotidiano norvegese Dagbladet, Austria, Slovenia e Giappone esprimono la loro volontà in una lettera alla federazione:
“Riteniamo che cambiamenti così radicali nell’organizzazione delle competizioni al massimo livello richiedano almeno un periodo di transizione di quattro anni. Bisogna saper valutare le conseguenze positive e negative dell’unione delle stagioni. Riteniamo che alcune competizioni, in particolare quelle sui trampolini più piccoli, dovrebbero essere riservate alle donne fino alla fine della stagione 2030/2031. Le fusioni forzate non tengono conto delle caratteristiche e delle esigenze specifiche di ogni sede”.
La spiegazione ufficiale data dalle tre nazioni sta, come spiegato nel timore, di perdere alcune tra le loro località ospitanti, per precisione i Normal Hill di Hinzenbach, Ljubno e Zao. “Questi sono trampolini in cui gli uomini non salterebbero. È anche inutile dirlo quando si tratta di K85 e K90” spiega il direttore sportivo del salto norvegese, Jan-Erik Aalbu.
Alcuni però sospettano che dietro la ribellione ci sia la paura che questa concomitanza possa essere deleteria per il salto maschile. Anche il Presidente della Federazione polacca di Sci polacco, l’ex campione del salto Adam Malysz, si è in realtà detto contrario lo scorso ottobre: “Non è questa la strada giusta” ha dichiarato al quotidiano Przeglad Sportowy “Dobbiamo trovare il modo di rendere popolare il nostro sport. Ci sono paesi in cui le donne sono più popolari degli uomini nel salto con gli sci, e viceversa. Se organizzi una gara maschile, devi organizzare anche una gara femminile? Sono contrario”.
Aalbu, intervistato da Dagbladet, parla senza mezzi termini di questa vicenda: “Vogliamo che uomini e donne abbiano gli stessi calendari. Ma tre Nazioni non lo vogliono. Allora posso solo dire: è come tornare indietro nel tempo di 20 anni. È notte fonda per lo sviluppo del salto femminile” ha dichiarato a Dagbladet “Anzi, direi che è una tragedia assoluta”. E su Malysz aggiunge: “Le saltatrici hanno avuto una crescita fantastica da quando hanno iniziato la Coppa del Mondo nel 2009. Ma ci sono ancora troppe poche gare. Se non viene loro consentito di saltare dove gareggiano i ragazzi e hanno lo stesso programma, sarà una completa perdita di tempo. La Norvegia sarà chiara nella sua posizione quando si terrà la riunione primaverile della FIS al termine della stagione. Speriamo che le tre nazioni tornino sui propri passi. Non possiamo fermare lo sviluppo del salto femminile. Non va bene. Sono allo stesso tempo sorpreso e deluso dal fatto che tre nazioni così grandi per il salto vogliano tirarsi indietro”.