Nella giornata di domenica 23 febbraio, con le mass start, si sono conclusi i Campionati Mondiali di biathlon a Lenzerheide (Svizzera) cominciati il 12 febbraio. Abbiamo vissuto dieci giorni di gare davvero emozionanti e adrenaliniche, dove non sono mancati i colpi di scena e prestazioni degne di nota: il record di titoli mondiali di Johannes Boe, l’esplosione di Campbell Wright ma anche emozioni azzurre con la medaglia d’argento di Tommaso Giacomel e le grandi prestazioni di Michela Carrara. Approfondiremo questo e altre questioni nella nostra rubrica Range Time, in compagnia di Giuseppe Piller Cottrer, voce tecnica per Raisport durante tutto lo svolgimento dei Mondiali.
LE PRESTAZIONI AZZURRE A LENZERHEIDE. LA SQUADRA FEMMINILE: “Abbiamo una Michela Carrara che è entrata tra le prime 30 al mondo che hanno avuto il diritto di disputare la mass start conclusiva; comunque, per quanto visto a questi Mondiali, può essere anche una delle attuali migliori 10-15. In questo mondiale è stata tra costantemente le migliori, quindi è stato sicuramente un bel percorso da parte di un’atleta che non era considerata la nostra punta ma che ha sostituito degnamente le nostre Wierer e Vittozzi. Bene anche Hannah Auchentaller che ha fatto molto bene nelle due staffette, mentre nella sprint non ha performato al massimo e non ha mantenuto la costanza; stessa cosa per quanto riguarda Martina Trabucchi, ma alla sua giovane età e alla prima esperienza mondiale le è concesso di difettare di continuità. Dorothea Wierer purtroppo è stata limitata da questo malanno e non ha potuto fare di più, mentre Samuela Comola ha svolto bene il suo compito nelle gare a cui ha preso parte. In staffetta hanno performato in maniera discreta, ma per essere davvero competitive sarebbe stato necessario utilizzare meno ricariche. Si può comunque dire che c’è stato un consolidamento a buon livello da parte di tutta la squadra”.
LA SQUADRA MASCHILE: “Al maschile possiamo fare all’incirca lo stesso discorso, impreziosendolo ovviamente con l’argento di Tommaso Giacomel nell’individuale. Nella mass start è stato capace di gestire con tranquillità le varie situazioni in una gara davvero tirata e di alto livello, riuscendo nonostante alcuni errori ad entrare nuovamente in una cerimonia dei fiori tutt’altro che banale. Tutto ciò non fa che confermare quanto detto sulla sua impressionante costanza di rendimento durante tutto l’appuntamento, dove non è mai uscito dai 10. Tanto di cappello a Lukas Hofer: è stato davvero bello vedere che nella mass start per tre quarti di gara è rimasto in zona podio, salvo poi cedere qualcosa nel finale. La posta in palio era importante e tanti atleti erano lì a giocarsi il proprio tutto per tutto nell’ultimo giro. Ha fatto un bel mondiale, sebbene non fosse felice della prova nell’individuale, dove non è riuscito a reagire bene alle situazioni create dal poligono, e non si sentiva felice neanche della sprint. Per quando riguarda la staffetta bisogna premettere che siamo stati un po’ sfortunati nella seconda serie di Daniele Cappellari che ha avuto un problema con la carabina, non riusciva ad armare correttamente e quindi ha dovuto completare la serie come se stesse utilizzando due ricariche, ma per termine i colpi del caricatore. Anche Hofer ed Elia Zeni hanno fatto la loro onesta prestazione, magari con qualche ricarica in meno la situazione sarebbe stata diversa e un generoso Tommaso Giacomel, come ha dimostrato in questi mondiali, avrebbe fatto tutto quello che avrebbe potuto per portare la squadra sul podio. Una menzione anche a Didier Bionaz, atleta di qualità che non è riuscito ad esprimersi appieno in questo mondiale; ha tutte le qualità fisiche e tecniche per eccellere, lo aspettiamo quanto prima“.
UNO SPORT CHE METTE A DURA PROVA: “Il punto di riflessione da cui vorrei partire dopo aver assistito a tutto il Mondiale è che il biathlon di vertice non è solo composto dall’insieme di azioni motorie e automatizzate degli atleti, ma di azioni che siano efficaci nel momento in cui ci si trova a performare in gara, quando, come da caratteristica del biathlon, entrano in gioco numerose altre variabili. Una disciplina che insegna all’atleta come pensare, cosa scegliere e in che modo percepirsi al fine di adottare le soluzioni più idonee in funzione del contesto che si crea in pista: a Lenzerheide in particolare si assisteva a poligoni dove il vento spesso cambiava anche durante la stessa serie e ci si doveva confrontare con nevi diverse nei vari settori di pista e radicalmente opposte da un giorno all’altro. Ad esempio, Michela Carrara si è distinta proprio per questo rapido cambio di prospettiva e di focus nella mass start di ieri: dopo i tre giri di penalità al primo poligono si è ritrovata in una situazione di gara complessa ma, supportata da una buona condizione di forma e da buoni materiali, è riuscita a riproporsi in gara per le prime posizioni grazie ad un’eccellente flessibilità mentale. Questo è un po’ il leitmotiv di quanto si è visto a questi Mondiali: uno sport che mette a dura prova sotto il profilo cognitivo e sprona a cambiare e rivalutare le scelte da adottare per performare al proprio meglio. Dobbiamo tener conto anche della durata di questo evento: si tratta di circa due settimane fitte di impegni mentali e fisici, considerando che nei giorni in cui non si gareggia si continua comunque ad allenarsi e a confrontarsi con la pressione”.
Il RISCATTO DELLA NORVEGIA FEMMINILE – Se lo strapotere norvegese al maschile era abbastanza pronosticabile anche in virtù dell’inizio di Mondiale, le biatlete sono riuscite a raddrizzare negli ultimi giorni un Mondiale fino a quel momento molto complesso – “Nella seconda settimana la Norvegia al femminile si è ripresa con decisione. Nelle prime gare del Mondiale sembravano svuotate anche da un punto di vista mentale; durante gli allenamenti ufficiali si vedevano poco in pista e tanto a colloquio con i tecnici. Questi ultimi devono essere stati molto bravi a rimettersi in gioco e riprendersi in modo da attuare soluzioni diverse nella seconda parte di Mondiale. Se lo meritano perché ritengo che siano una grande squadra, guidata da un tecnico di grande abilità come Patrick Oberegger”.