“È giusto parlarne, anzi è necessario”. Così Jessie Diggins inaugura l’avvicinamento alla National Eating Disorder Awareness Week, ovvero la settimana che negli Stati Uniti mette in risalto l’importanza di conoscere, normalizzare e affrontare i problemi legati ai disturbi alimentari. Una tematica molto cara alla fondista statunitense, che non ha mai nascosto i suoi trascorsi alle prese con alcuni disturbi dell’alimentazione, superati proprio grazie all’aiuto di esperti e specifici attori che le hanno permesso di parlarne, affrontando a viso aperto le proprie debolezze.
A pochi giorni dall’inizio dei Mondiali di Trondheim, la leader della classifica di Coppa del Mondo sfrutta ancora una volta sapientemente la propria notorietà e lo fa con un lungo messaggio social in cui invita tutti – e in particolare gli atleti – a sconfiggere la paura e i pregiudizi che spesso frenano dall’affrontare questi argomenti. Un accorato appello volto a sensibilizzare su una tematica che, non va nascosto, rappresenta ancora oggi per molti sportivi un vero e proprio tabù. E così, il periodo dal 24 febbraio al 2 marzo – che guarda caso coincide quasi precisamente con la prima settimana dei Mondiali di Trondheim – diventa l’occasione per Diggins per tornare a parlare della propria storia e di come sia riuscita a superare i problemi legati ai disturbi alimentari, fino ad arrivare dove si trova oggi, sul tetto del mondo.
Queste le parole di Diggins, che il prossimo 24 febbraio prenderà parte a un seminario online in supporto del progetto “The Emily Program”, a partire dalle ore 17 (UTC):
“La prossima settimana è la settimana di sensibilizzazione sui disturbi alimentari e ha perfettamente senso che coincida con i Campionati del Mondo. L’unico motivo per cui sono sana, felice ed entusiasta di gareggiare con il cuore in gola la prossima settimana è che sono riuscita a trovare l’aiuto necessario per guarire la mia salute mentale.
Come atleti, spesso sentiamo la pressione di dover apparire o performare in un certo modo, di essere super tosti e di non avere punti deboli. Spesso ci concentriamo sulle cose visibili: l’aspetto del nostro corpo, la quantità di peso che riusciamo a sollevare in palestra, la velocità con cui ci muoviamo con un pettorale in gara. Ma se ci concentrassimo sull’arrivare alla linea di partenza in salute ogni volta?
La nostra salute mentale è importante quanto quella fisica. È giusto parlarne, anzi è necessario. Ogni 52 minuti una persona muore come conseguenza diretta di un disturbo alimentare. La riduzione della stigmatizzazione della salute mentale e dei disturbi alimentari inizia con conversazioni come queste”.