Arriva nel media centre direttamente con la tuta da gara, pronto a guidare le azzurre nell’ultimo allenamento in pista alla vigilia della sprint mondiale di Lenzerheide. Chilometri e chilometri macinati sulla pista elvetica nel corso degli anni, un tracciato che conosce bene Mirco Romanin, già dai tempi in cui guidava la nazionale giovanile azzurra.
«Ho ottimi ricordi di Lenzerheide – racconta l’allenatore della nazionale femminile – qui abbiam fatto un bellissimo Mondiale giovanile nel 2020, e lo scorso anno Lisa Vittozzi aveva chiuso al terzo posto una sprint di altissimo livello. Mercoledì siamo andati vicini a mettere ancora una bella soddisfazione targata Lenzerheide in cascina, ma questo è il biathlon. Abbiamo comunque visto che la squadra maschile e femminile sta bene e che il lavoro svolto al training camp di Anterselva ci ha portati ad aprire il Mondiale con una buona condizione. Questo era molto importante e ci da una bella fiducia per il futuro prossimo. Anche il materiale è stato buono, come in tutta la stagione del resto, grazie al grande lavoro del nostro Team di skimen. Ora focus sulle prossime gare che la rassegna iridata è appena iniziata».
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Una pista che all’allenatore azzurro piace, perché “è selettiva e mette alla luce gli atleti che sono dotati di gran motore e buona condizione”, è la sua motivazione.
Allora lasciamo che sia proprio Mirco Romanin a presentarci gli anelli da 2 km, 2,5 km e 3,3 km che vedranno gli atleti e le atlete impegnati nel fine settimana.
Partiamo dal 2 km che abbiamo già visto nella staffetta mista e tornerà nell’inseguimento femminile.
«Il 2 km è già impegnativo, perché dall’uscita dal poligono fino alla discesa che precede lo stadio è un tracciato che permette poco recupero, in quanto bisogna sempre lavorare, e sono presenti tratti di salita impegnativi. Lo abbiamo visto già nella staffetta mista e credo quindi possa fare la differenza nella gara femminile quando verrà ripetuto cinque volte. Già mercoledì si sono viste differenze tra chi è più in condizione e chi meno, soprattutto perché la neve poco compatta e molto lenta ha reso la gara ancor più impegnativa. Nei prossimi giorni dovrebbe fare più freddo, di conseguenza compattarsi ed essere più veloce, quindi potenzialmente il tracciato potrebbe diventare meno selettivo. Ripeterlo cinque volte, però, non sarà affatto banale».
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Passiamo allora al 2,5 km della sprint femminile e dell’inseguimento maschile, che si annuncia molto difficile. «Rispetto al 2 km è parecchio più impegnativo, infatti la salita più lunga del tracciato parte proprio dopo il bivio del 2 km, dove in quel caso gli atleti già scendono verso il poligono. Questa salita non ha pendenze esagerate, però, soprattutto per le ragazze, permette in pochi tratti di utilizzare il pattinaggio doppio, che consente di fare maggiore velocità e dare uno stimolo di contrazione muscolare differente agli arti inferiori. I tempi di percorrenza del segmentosi aggireranno attorno al minuto, per cui chi è dotato di una buona cilindrata avrà lo spazio per fare una bella differenza. Bisognerà stare più attenti di sempre nel gestire la gara, in quanto su quel tratto l’ultimo giro si può perdere o guadagnare tanto terreno».
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Romanin chiude con il 3,3 km della sprint maschile. «Rispetto al 2,5 km, quando inizia la discesa al termine della salita più lunga, si svolta a destra dopo un centinaio di metri e si va verso un’altra salita né particolarmente impegnativa né lunga, ma che può farsi sentire molto considerato il tratto da cui si arriva. È un segmento dove non ci si può “addormentare”, bisogna rimanere concentrati nel mantenere alta la velocità in ogni punto, e non sarà per nulla semplice».
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Si è detto che quello svizzero sia un poligono “facile”, eppure nella staffetta mista si sono visti tanti errori. «La pista è una delle più dure nel circuito del biathlon internazionale, ma al poligono si arriva dopo una lunga discesa in cui c’è possibilità di recuperare. Rispetto alla media, è quindi un ingresso poligono relativamente semplice. Nella staffetta mista il vento non dava un gran fastidio, ma nei prossimi giorni potrebbe esserci anche quello. Per me ha fatto tanto la differenza il fatto che era la prima gara del Mondiale, e qualcuno ha sentito di più la pressione, come spesso accade nei grandi eventi».