A margine della conferenza stampa di presentazione del countdown verso le Olimpiadi di Milano-Cortina 2026, a un anno esatto dal via della kermesse, a Milano era presente anche Andrea Abodi, ministro per lo Sport e i Giovani. Alla conclusione delle formalità andate in scena presso il Piccolo Teatro Strehler, Abodi si è soffermato in zona mista dove, alla presenza di molti media tra cui anche Fondo italia, ha parlato di costi, tempistiche e previsioni in vista del grande evento a cinque cerchi.
In apertura, Abodi parla del percorso di avvicinamento a quel 6 febbraio 2026: “365 giorni, ho detto che ho l’idea che viaggeranno molto velocemente. Un anno sembra lungo, ma passerà in fretta e dovremo fare ancora delle cose. Credo che da un lato non dobbiamo nasconderci di fronte alle difficoltà, mentre dall’altro dobbiamo contare su questo spirito di collaborazione che ci consentirà di condividere al meglio i giorni buoni e affrontare i rischi di questo periodo nel quale non possiamo sbagliare. Però siamo convinti che arriveremo in tempo con le giuste condizioni per far diventare questo evento straordinario. Lo hanno detto credo tutti i miei colleghi, io penso anche al giorno dopo. Può sembrare dispersivo, ma secondo me la spinta che ci dà ulteriori motivazioni è quella dell’eredità, che non riguarda solo le infrastrutture fisiche e tutto quello che stiamo realizzando nei perimetri olimpici, ma anche le infrastrutture immateriali legate alla cultura sportiva, alla cultura olimpica. Un patrimonio inestimabile che dobbiamo tirar fuori dallo scrigno del canale olimpico, portarlo nelle scuole e nelle università. Di pari passo, andare anche con il miglioramento dei luoghi di sport, perché quello che avverrà certamente, come successo dopo Parigi, è che viene voglia di fare sport. E noi dobbiamo essere in grado di offrire per tutte le discipline le giuste condizioni per svilupparlo a partire dalla scuola, che è il luogo dove si consacra l’articolo 33 della costituzione”.
Proseguendo, il ministro si sofferma sulle questioni affrontate in questi giorni insieme ai vertici del governo, proprio in materia di Olimpiadi: “Se a Roma si è parlato del futuro di Malagò? No. Io ho partecipato a una riunione tecnica con il presidente Meloni, i due vicepresidenti Salvini e Tajani, il ministro Giorgetti e l’amministratore delegato Varnier. Abbiamo parlato vivisezionando le problematiche relative all’organizzazione da un parte e al budget dall’altra, oltre ai cantieri e le opere che devono essere sviluppate. C’è una sintonia totale tra il governo, il governo dei territori, le regioni, i comuni, le province autonome, la fondazione, Simico. Io penso che questo, grazie anche al vostro lavoro (si rivolge ai giornalisti, ndr), sia fondamentale trasmetterlo perché il cittadino spesso ha un’informazione che non sempre riesce a essere completa. Credo che questa sintonia che c’è, anche di sentimenti, oltre che di obiettivi comuni, rappresenti un primo livello di garanzia che ci faremo trovar pronti, non soltanto per i Giochi, ma anche per quello che deve continuare a succedere dopo i Giochi. Anche in previsione delle Olimpiadi Giovanili, che sono di un livello più basso dal punto di vista delle dimensioni, ma di un livello uguale per quanto riguarda il valore educativo”.
Dando poi un giudizio sullo stato d’animo con cui l’Italia guarda alle Olimpiadi, Abodi aggiunge: “Se siamo sereni? In Italia dire ‘siamo sereni’ non porta un granché bene. Diciamo che siamo concentrati. C’è un monitoraggio costante, ci sono donne e uomini nei cantieri che lavorano in modo appassionato, oltre che competente e in sicurezza. Questi sono elementi di garanzia. Io e il ministro Salvini andiamo sistematicamente nei cantieri olimpici, soprattutto in quelli lombardi e quelli veneti, dove c’è maggiore operosità e dove c’è ancora qualcosa che ha bisogno di ulteriori spinte. Ripeto, la migliore garanzia che noi abbiamo osservando da vicino è il cantiere che progredisce. Vedrete a partire da Cortina, nello slinding centre che è diventato un anno fa quasi leggendario, quanto il genio italiano e la velocità dei lavoratori siano riusciti a produrre in termini di effetto in poco più di un anno. In un anno e qualche giorno noi abbiamo fatto quello che gli altri hanno fatto in due anni”.
Infine, a completare il lungo ragionamento, Andrea Abodi affronta la materia costi: “Non c’è un’esplosione dei costi, ma un aggiornamento contenuto e limitato tenendo conto che i budget sono stati fatti prima di tanti fattori critici, che hanno stravolto non soltanto la vita delle nostre famiglie, ma anche quella delle imprese. E’ normale che i costi, che sono la proiezione degli effetti del Covid, dell’inflazione, del caro energia, si siano fatti sentire. Ma abbiamo trovato soluzioni che possono anche essere spiegate e comprese. Perché da un lato i costi non sono esplosi e dall’altro quello su cui puntiamo come imperativo categorico è il pareggio di bilancio delle Olimpiadi, che mi sembra un dato non secondario. Le cifre? Sono 3 miliardi e mezzo di investimenti sulle opere pubbliche, di cui una parte relativamente contenuta sulle infrastrutture sportive. Per il resto sono strade, autostrade, ferrovie, ponti. Quindi un beneficio che va ben oltre la dimensione dei Giochi e riguarda lo sviluppo naturale dell’economia dei territori. Dall’altra parte 1,85 miliardi per l’organizzazione dei Giochi, iniziata 5 anni fa con 1,6 miliardi. Quindi come vedete non parliamo di esplosione. Bisogna da un lato saper fare la somma, ma dall’altro saper tenere distinte queste due voci, perché altrimenti si rischia di dire che i Giochi sono costati una cifra, facendo la somma di tutto. Se è tutto coperto? Sì, nella misura in cui sappiamo che tra le sfide di questo anno che passerà velocemente ci sarà anche la raccolta di ulteriori ricavi che dovranno consentire l’equilibrio di bilancio”.