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Biathlon , Pianeta Italia

Biathlon – Tommaso Giacomel e la consapevolezza di chi sa di poter essere leader. Il viaggio di “Italo” è solo iniziato …

Foto Credits: Dmytro Yevenko

“Italo è partito”. Da Ruhpolding dello scorso anno, è questa la frase pronunciata da Fabio Cianciana in radio per indicare ai tecnici in pista che Tommaso Giacomel ha iniziato la sua gara, o meglio è uscito dai blocchi. Un modo scherzoso per definire la grinta e l’energia sprigionate dal trentino quando esce dal cancelletto subito ad alta velocità.

E proprio a Ruhpolding, pista con la quale ha un feeling speciale, “Italo” Giacomel è arrivato a destinazione, o meglio alla prima fermata, conquistando la vittoria numero uno in carriera. Un successo speciale, come tutte le prime volte, ma divenuto unico per tutte le circostanze che lo hanno accompagnato.

Se del termine predestinato si è eccessivamente abusato nello sport in questi ultimi anni, dall’altra parte è un dato di fatto che non vi sia nulla di più “predestinato” che ottenere la prima vittoria in Coppa del Mondo condividendo il podio con Lægreid e Johannes Bø, dopo aver battagliato con quest’ultimo battendolo nell’ultima serie, proprio il giorno successivo all’annuncio che si ritirerà a fine stagione. Cosa più di così?

Una vittoria arrivata in una settimana particolare per la nazionale italiana di biathlon, forse la più difficile da diversi anni. Ancora priva di podi stagionali, con Lisa Vittozzi rimasta ai box tutta la stagione, acciacchi e malanni vari all’interno della squadra, le due staffette di Ruhpolding avevano rappresentato il punto più basso. In particolare quella maschile, che a un certo punto della gara era sembrata addirittura rischiare il doppiaggio.

E forse, proprio nel momento più difficile Tommaso Giacomel ha accettato quel ruolo di leader che spetta ai campioni. Il trentino lo ha fatto prima a parole e successivamente nei fatti. Si è esposto dopo la staffetta, ha voluto parlare e rilasciare un’intervista per difendere i compagni e lanciare un messaggio chiaro agli appassionati, di stare vicini alla squadra e agli atleti, anziché attaccarli via social e peggiorare ulteriormente le cose. Non era facile metterci la faccia, ben sapendo che poi sarebbe sceso da solo in pista nella mass start di domenica. Sarebbe stato lui a venire esaltato o criticato, a vincere o fallire, termine quest’ultimo, che dovrebbe uscire dal linguaggio sportivo.

E sabato mattina il clima in casa Italia non era dei migliori, con i tecnici in particolare malamente attaccati sui social. Giacomel era lì ad allenarsi, all’apparenza molto sereno, nonostante la pressione di essere l’unico al via. Guardando tutto il contesto era inevitabile pensare alla pressione che avrebbe avuto, lui che tiene alla squadra quasi più che a sé stesso: “Io voglio bene ai miei amici e li difendo” – è la frase che gli abbiamo sentito dire diverse volte parlando dei compagni. Ce l’avrebbe fatta a reggere tutto questo?

Si. Anziché spaventarsi, Giacomel ha invece abbracciato la sua figura di leader, in pista come aveva fatto due giorni prima a parole. Ha mostrato spalle grosse ma anche una grande maturità, affrontando la gara con molta intelligenza, da veterano. Una condotta di gara esemplare, fino a giocarsi tutto nell’ultima serie con Johannes Bø. E lì ci ha pensato il suo grande talento, quel tiro in piedi che è sempre stato la sua arma in più e nei confronti del quale non ha mai avuto alcun dubbio, nemmeno nelle giornate peggiori.

Ed è arrivata la vittoria, l’urlo sfrenato, gli abbracci degli avversari, quelli sentitissimi con lo staff tecnico e qualche lacrima. La voglia di ritagliarsi un momento per sé, capire cosa fosse realmente accaduto, realizzarlo, goderselo dopo tanti anni di allenamenti e fatiche, gioie e arrabbiature, quando fin da bambino, se una gara andava male, non parlava per tutto il viaggio di ritorno in macchina. Sono arrivate le lacrime di emozione, quelle di chi tiene tantissimo a ciò che fa e ha sempre creduto nel proprio talento.

Un giorno indimenticabile per Giacomel e per il biathlon italiano, che in un grande talento, nel ragazzo appassionato e sensibile, legatissimo alla famiglia e alla sua Elisa, ha trovato anche un leader, un ventiquattrenne che non ha paura di metterci la faccia, che ha accettato un ruolo difficile e di responsabilità, dimostrando di saper dare quel qualcosa in più proprio nel momenti più importanti.

“Italo” è arrivato in stazione, come previsto, era ora è pronto a partire, per nuovi viaggi. Prendiamo lo zaino e lasciamoci trasportare.

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