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Biathlon

Johannes Thingnes Boe lascia il biathlon: i numeri di una carriera al vertice

Photo credits: Dmytro Yevenko

Johannes Thingnes Boe ha annunciato questa mattina, in una conferenza stampa che ha scosso l’intera biathlon family, il suo ritiro a fine stagione. Nonostante manchino 12 mesi circa alle Olimpiadi di Milano-Cortina 2026, il campione di Stryn fa marcia indietro sui suoi piani, chiudendo anzitempo la sua carriera ad Holmenkollen, davanti al pubblico di casa.
Una notizia sconvolgente, ma che è il piena linea con la persona e non solo con il personaggio, capace di essere tanto freddo e calcolatore al poligono quanto caloroso e sensibile al di fuori, non nascondendo le lacrime durante la conferenza stampa e facendo commuovere tutti i presenti, compagni di squadra, allenatori e responsabili del team norvegese.

A marzo si concluderà la carriera da atleta di uno dei più grandi biathleti di sempre, che non riuscirà forse a diventare il più grande in assoluto prendendo il posto di Ole Einar Bjoerndalen se guardiamo ai meri numeri, ma ha saputo diventarlo de facto, rendendo spettacolare la disciplina ogni volta che è sceso in pista, alzando l’asticella e stupendo il pubblico gara dopo gara. Ripercorriamo le tappe e i numeri di una carriera nell’élite del biathlon iniziata nella stagione 2012/13, e con un legame particolare con l’Italia visto che il suo battesimo in Coppa del Mondo è avvenuto proprio ad Anterselva, in una staffetta maschile che la Norvegia chiuse al 10° posto. Il giovane Johannes, 19enne, si affacciava tra i grandi del biathlon con un palmares giovanile di tutto rispetto, avendo conquistato la stagione precedente 2 titoli individuali junior e uno in staffetta a Kontiolahti. Qualche settimana dopo il debutto il Coppa del Mondo, ai Mondiali Jr di Obertilliach, si riconferma Campione mondiale junior nella Pursuit e nella Staffetta, risultato che gli spalanca definitivamente le porte della Coppa del Mondo in casa, a Oslo.

Passano pochi mesi e, nella stagione successiva, a dicembre, il giovane Boe sale per la prima volta sul podio in Coppa del Mondo a Le Grand Bornand, trovando contemporaneamente la prima vittoria nella sprint, ma anche la prima doppietta sprint-inseguimento, un binomio che ripeterà innumerevoli volte in carriera. Nel 2013, Boe si attesta come il più giovane vincitore in Coppa del Mondo, record destinato a cadere solo 11 anni dopo, nel 2024, ad opera del francese Eric Perrot.
Nella stessa stagione, quella olimpica di Sochi 2014, il norvegese sale per la prima volta sul podio in una gara olimpica: il gradino è il terzo, anche se la medaglia è arrivata postuma a seguito della squalifica della Russia. Al termine della stagione 2013/14, il norvegese chiude terzo in classifica generale, il primo di 9 (ad oggi) podi overall che parlano di un atleta non solo capace di grandi acuti, ma anche di una costanza che ha pochi eguali. La consacrazione definitiva arriva tra le stagioni 2017/18 e 2018/19: ai Giochi Olimpici coreani del 2018, Giovannino conquista il suo primo oro a cinque cerchi nell’Individuale e nella stagione successiva, sale sul tetto del mondo vincendo la prima Coppa del Mondo generale, portando a casa con sé anche tutte le coppe di specialità, a dimostrazione che non c’è un format dove Boe non possa fare la differenza.

Ma questi successi sono resi ancor più speciali, come nelle migliori favole sportive, dall’inizio una delle “rivalità” sportive più belle delle discipline nordiche. Come Coppi aveva il suo Bartali, come John McEnroe aveva Bjorn Borg e Niki Lauda fronteggiava James Hunt, Johannes Boe incontra sulla sua strada l’uomo che, nella sua generazione, ha scritto pagini importanti non solo per il biathlon, ma per lo sport generale. Il nome è Martin Fourcarde, il soprannome è Monsieur Le Biathlon, e i due si contenderanno il grande Globo di Cristallo, le medaglie mondiali e le vittorie in Coppa del Mondo fino al ritiro del francese, avvenuto nel 2020.

Da lì in avanti una carriera di livello sempre più alto, con 135 podi e 88 vittorie individuali – un contatore che certamente da qui a fine stagione potrà continuare a crescere, anche mentalmente, riuscendo con grande forza mentale ad uscire anche ad uscire da momenti difficili, che comunque non sono mancati. Il talento indiscusso e la grande fame agonistica ha consentito al norvegese di eguagliare in carriera il record di 20 medaglie d’oro iridate di un suo connazionale, il “re del biathlon” Ole Einar Bjoerndalen. Il risultato è arrivato lo scorso inverno a Nove Mesto, sebbene ad oggi – quando Boe ha ancora a disposizione i Mondiali di Lenzerheide – Bjoerndalen rimane ancora il biatleta di maggior successo nella storia dei Campionati del mondo, che vantando 14 medaglie d’argento rispetto alle “solo” 13 del suo successore. I record del norvegese non finiscono qui: lo scorso anno, ad esempio, Johannes ha chiuso lo sprint a Canmore con un vantaggio di 1’02”7 sull’atleta più vicino, battendo dopo due decenni il primato di 1’01”8 che apparteneva a Raphael Poirée del marzo 2004.

Non si può parlare di Johannes Boe, però, senza citare suo fratello maggiore, Tarjei. I due, insieme, sono certamente fratelli più affermati nella storia del biathlon e tante volte sono riusciti a salire sul podio insieme al di fuori delle staffette: dalla sprint ai Mondiali di Kontiolahti nel 2015, per 24 volte i due hanno partecipato alle cerimonie di premiazione insieme, ma Tarjei che ha avuto la meglio sul fratello solo due volte: la prima a dicembre 2020 durante lo sprint a Kontiolahti, poi quattro mesi dopo nella gara di inseguimento a Nove Mesto.

In una carriera ultra-decennale, tanti sarebbero i momenti da ricordare, troppi i successi incredibili da citare che non basterebbe forse una giornata intera per ricordarli tutti, ma i numeri, alla fine parlano da soli:

9 medaglie olimpiche, 5 d’oro
38 medaglie mondiali, 20 d’oro
160 podi di Coppa del Mondo (135 individuali), 105 vittorie (88 individuali)
5 Coppe del Mondo Generali
12 Coppe di Specialità

Il contatore di questi numeri, da qui a marzo, è probabile che continuerà a girare. Quello che più resta però, oltre ai record, saranno la determinazione instancabile e la passione per il biathlon che ne hanno fatto un punto di riferimento per tanti atleti, non solo norvegesi. Oltre ad essere un fenomeno tra pista e poligono, Johannes Boe non ha mai mancato di mostrare negli anni, gara dopo gara, la bellissima persona oltre il personaggio, l’uomo dietro il pettorale. Il suo atteggiamento rilassato e sorridente, il modo in cui ha celebrato le sue vittorie, talvolta dimesso, altre volte con ironia, e il modo in cui ha affrontato e superato le battute d’arresto, sono ciò che, a chi lo ha seguito più da vicino, sarà più difficile da dimenticare.
E il modo in cui ha annunciato la conclusione della sua carriera, senza nascondere l’emozione del momento, piena di gratitudine per quanto vissuto, ha dimostrato ancora una volta che dietro l’atleta c’è anche una persona, con delle priorità che possono anche sorpassare la fame di vittorie e le ambizioni personali.
Una stagione della sua vita ora volge al termine, e lo farà in quella Holmenkollen che tante volte lo ha onorato e in cui persino la famiglia reale norvegese si è inchinata a lui, e dove è stato insignito della più alta onorificenza dello sport invernale norvegese la Holmenkollenmedaljen. Quando la carabina e gli sci saranno appesi al chiodo, con la pesante eredità che ha lasciato al biathlon di oggi, con un pizzico di tristezza saremo tutti certi che non ci sarà stata conclusione migliore per un’epoca incredibile per il biathlon, perché la scelta di seguire il proprio cuore e stare bene con sé stessi insieme alla propria famiglia, hanno maggior valore di qualsiasi medaglia, il migliore degli esempi per i suoi bambini, ma anche per tutti quelli che, grandi e piccini, hanno ammirato le sue imprese. Tusen takk, Johannes!

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