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Sci di fondo

Sci di fondo – La lezione di fair play di Diggins a fine Tour de Ski: “Prima di deridere il dolore di qualcun altro, ricorda che non sai cosa stanno passando davvero”

Foto credits Newspower.it

Il Tour de Ski ha chiuso i battenti dopo una settimana ricca di eventi ed emozioni, con gli atleti che ora si godono un meritato periodo di riposo prima di riprendere la rincorsa alla Sfera di Cristallo in Coppa del Mondo o la preparazione verso i Campionati del Mondo di Trondheim.

Anche Jessie Diggins sta sfruttando questi giorni di stop per recuperare non solo dalle fatiche del Tour ma anche dall’infortunio che le ha reso difficile bissare il successo dello scorso anno, una fascite plantare che le ha causato dolore, in particolar modo nella sciata in tecnica classica. Oggi, a proposito di questo infortunio, la statunitense ha offerto ai suoi followers, sulle note del brano dei The Killers dal titolo emblematico “Mr Brightside” (Il signor Lato Positivo, ndr), un recap del suo Tour de Ski, quello che non si esaurisce al traguardo di ogni gara ma continua in albergo, nelle sessioni di fisioterapia o nel box degli skimen, in cui la fondista americana, terza classificata al Tour dietro Therese Johaug e Astrid Oeyre Slind, si può vedere indossare un tutore tra una gara e l’altra per alleviare il dolore al piede e non peggiorare la situazione.

Il bel video, in cui elogia il suo team per averla sostenuta nel cammino verso la Final Climb, è accompagnato però da un lungo pensiero in cui la 33enne del Minnesota coglie probabilmente l’occasione di togliersi qualche sassolino dagli … scarponi da sci. “Dopo la seconda gara, una fonte mediatica mi ha chiesto se stessi “fingendo di essere stanca” o soffrendo durante la gara, se stessi “recitando”. Sono stata etichettata come regina del dramma. E chissà… il tuo dolore è solo tuo, e ognuno lo sperimenta in modo diverso. Ma prima di deridere il dolore di qualcun altro, ricorda… non hai idea di quello che stanno passando davvero. Gli infortuni fanno parte dello sport, e sono molto fortunato ad avere un villaggio che mi aiuta a superare il mio.” Ancora una volta, l’americana deve farsi portavoce di un messaggio che, non solo ha lo scopo di difendere sé stessa, ma anche fornire un esempio positivo alle decine di giovani atleti e atlete che non hanno gli stessi strumenti per essere forti di fronte ad azioni di bullismo e per cui l’atleta della nazionale USA rappresenta un punto di riferimento.
L’allusione, leggendo il post, è chiarissima: dei giornalisti scandinavi, al termine della Mass Start di Dobbiaco vinta dopo aver passato la maggior parte della gara nelle retrovie, per poi uscire nel finale e battere le fondiste norvegesi che avevano fatto il “lavoro sporco” durante il resto della gara, hanno accusato Diggins per l’appunto di fingere in gara di non avere energie e di essere estremamente drammatica poi, al termine della gara, quando si getta nella neve stravolta.

E, tra le righe, si può intuire anche un rimando alle parole di Ebba Andersson che, in riferimento a quanto accaduto nella seconda gara di Dobbiaco ha usato per l’americana un epiteto – Drama Queen, regina del dramma – spesso riservato alla sua compagna di squadra, Frida Karlsson. “Non è forse nota per essere una Drama Queen? Basta vederla buttarsi sulla neve dopo ogni arrivo. In quel momento si vede che tira fuori tutto il suo repertorio”

Diggins però, con il suo sorriso smagliante anche nei momenti bui, riesce puntualmente a rimettere tutti in riga con i fatti: con i risultati contro ogni previsione ottenuti nonostante l’infortunio, e con il grande supporto che incontra sui social. Sotto il post, infatti, decine sono i commenti di sostegno e solidarietà ricevuti per questo comportamento poco professionale da parte dei media, troppo spesso alla ricerca del sensazionalismo e della polemica facile che aiuta l’interazione su siti e social. E fa tristezza, dopo esattamente 365 giorni, essere costretti a dover ripetere gli stessi concetti riguardo al giornalismo del dolore fatto a discapito della stessa atleta, un tipo di narrazione che dovrebbe essere lontana dal giornalismo sportivo, dove non si raccontano solo fatti ma anche e soprattutto individui, con le loro storie, le loro fragilità e i loro problemi oltre ad un pettorale o ad un piazzamento in classifica.

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