“Ma uno sprinter fa un tipo di preparazione diversa?” Se volete far arrabbiare Federico Pellegrino, questa è la domanda perfetta, che purtroppo anche chi scrive gli fece la prima volta che lo intervistò. “Mettiamo subito in chiaro le cose, io sono un fondista, mi alleno come ogni fondista, solo che ho delle doti naturali di velocità e per questo motivo sto privilegiando le sprint”.
Si, quella di Pellegrino era sempre stata solo una questione di scelte, di concentrarsi al meglio sugli obiettivi da ottenere e puntare alle medaglie sfruttando quelle sue grandi doti fisiche e tattiche nelle sprint.
Vinto tutto il possibile, dopo aver raggiunto quello che allora era il suo obiettivo per chiudere definitivamente un cerchio, la medaglia olimpica nella sprint a skating di Pechino, Pellegrino ha guardato oltre, iniziando a gestirsi in maniera diversa e gareggiare il più possibile.
E i risultati si sono visti fin da subito, perché nella stagione 2022/23 l’azzurro ha colto la bellezza di tre podi distance, tutti nel format a inseguimento. Il campione valdostano ha iniziato a migliorare anche nelle individuali a cronometro, dove aveva bisogno di fare maggiore esperienza, di imparare a gestirsi al meglio nel corso della gara. Pellegrino ha iniziato a esplorare nuovi obiettivi. a lanciare a sé stesso nuove sfide, come la 50 km.
E lo ha fatto anche bene, migliorando costantemente da quella prima esperienza Holmenkollen nel 2022. L’anno successivo, già a Planica, ha lottato per le posizioni di vertice, chiudendo decimo a causa dei crampi. Poi lo scorso anno si è tolto lo sfizio di una nuova 50 km a Holmenkollen, con sua moglie Greta Laurent e il piccolo Alexis presenti, chiudendo in una splendida settima piazza. Ora l’obiettivo della 50 km olimpica in Val di Fiemme, che se tutto dovesse andare secondo programmi, sarebbe l’ultima gara della sua carriera in nazionale azzurra.
“Solo a fine carriera un atleta può sapere quale fosse il suo reale potenziale”. Una frase che Pellegrino ha sempre ripetuto ai suoi compagni di squadra più giovani, ma anche a chi nell’ambiente tende quasi a porre delle etichette agli atleti. E oggi l’azzurro lo ha nuovamente confermato conquistando il secondo posto in una 20 km skiathlon molto dura, su una pista difficile, addirittura con un coefficiente di dislivello per lunghezza del tracciato più alto rispetto a piste molto complicate, come quella di Lillehammer, ad esempio, con un coefficiente superiore dell’8,80% rispetto all’anello da 3,3 km norvegese. Addirittura la differenza è del 21,5 % rispetto a quello da 3,75 km di Dobbiaco.
Insomma Pellegrino ha dimostrato di battersi con atleti prevalentemente “distance” anche su piste molto dure. Ovviamente, nonostante l’età, l’azzurro è ancora uno degli atleti da battere nelle sprint e al Mondiale di Trondheim non lo vedremo al via dello skiathlon, perché l’internzione – in quanto la programmazione è fondamentale – sarà arrivare al massimo della forma anche per team sprint e staffetta, due grandi obiettivi. Il valdostano è sempre più atleta “allrounder” come si dice, vuole togliersi ancora delle belle soddisfazioni sia individualmente che insieme ai compagni di squadra. Una cosa è certa, ormai più nessuno gli chiederà come faccia uno sprinter a preparare anche le distance.