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Sci di fondo

Sci di fondo – Klaebo e co. invocano un cambiamento per ridonare linfa vitale al Tour de Ski

credits photo: Newspower

Tra poche ore, con le qualifiche per la sprint in tecnica libera alla Nordic Arena di Dobbiaco, il Tour de Ski inizierà la sua lunga marcia verso il consueto appuntamento finale della Final Climb sull’Alpe Cermis. Per la prima volta, quello che è ormai a tutti gli effetti uno degli appuntamenti più attesi della stagione si svolgerà solo in Italia. Una scelta che, se accolta favorevolmente dagli ambientalisti, che vedono l’opportunità di inquinare meno, così come da diversi atleti, che sperano così di trovarsi a gareggiare in condizioni meno stressanti, c’è chi rabbrividisce alla sola idea di un Tour che è ormai un briciolo di quello che all’inizio doveva essere un progetto “trasfrontaliero” creato delle menti della medaglia olimpica Vegard Ulvang e Jürg Capol, nei primi anni 2000 chief executive officer del fondo per la Federazione Internazionale Sci (FIS). In un articolo pubblicato sulle colonne di Expressen, il giornalista svedese Tomas Petterson (diventato “tristemente famoso” di recente per la sua querelle con Johaug alla vigilia della tappa di Lillehammer) non apprezza l’idea, preoccupato addirittura del fatto che il tradizionale appuntamento starebbe , secondo lui, “andando incontro alla propria morte”.

Petterson ne ha discusso con addirittura con Johannes Hoesflot Klaebo in occasione della tappa di Coppa del Mondo a Davos, ma il fondista norvegese è più cauto nel alimentare critiche severe; a suo dire infatti non è la permanenza in un solo Paese il problema, ma la mancanza di varietà nei tracciati affrontati, che di anno in anno dovrebbero essere diversificati. Il cinque volte campione olimpico, come molti suoi colleghi del resto, preferisce la scelta di limitare i viaggi: “Aumenta il rischio di malattie e di stress”. Therese Johaug appoggia il compagno di squadra sull’argomento, precisando che gli spostamenti ridotti dalla Val Pusteria (Dobbiaco) alla Val di Fiemme sono una delle motivazioni per cui si è concessa un’ultima partecipazione al Tour de Ski. “È davvero bello. Penso che più atleti potrebbero considerare la partecipazione quando si capisce che il carico di lavoro è gestibile e che ci sono meno spostamenti. Uno dei motivi per cui partecipo è proprio perché si svolgere in due località. C’è meno rischio di ammalarsi e il carico complessivo è minore”

Inoltre Klaebo suggerisce anche l’idea di cambiare le date della kermesse, anticipando l’apertura al giorno di Santo Stefano. “Perché non iniziare il giorno dopo Natale? Dopotutto, sono tantissime le persone che guardano la televisione tra Natale e Capodanno. Quindi perché dovremmo iniziare il 28? Noi corridori non festeggiamo quasi mai il Natale. Potrei anche partire la vigilia di Natale.” Petterson tuttavia fa notare che, a riguardo, la FIS sembra pensarla diversamene: “Il Tour 2026-2027 dovrebbe iniziare solo dopo il nuovo anno”. Tuttavia, si tratta di un pensiero radicale non condiviso da molti atleti – su tutte le svedesi Ebba Andersson e Maja Dahlqvist – che ritengono fondamentale, dopo un lungo periodo fuori casa, avere qualche giorno da passare in famiglia per le feste di Natale.

Petterson appoggiando la proposta di Klaebo, affronta quella che a suo dire è un’altra criticità del Tour, vale a dire l’Alpe Cermis che, a suo dire, per quanto leggendaria, non ha più molto da offrire in termini di spettacolo. Si dovrebbero quindi scegliere altre piste più spettacolari, perché benché la Final Climb debba rimanere un punto fisso per la conclusione del Tour, ci sono tantissimi altre località che possono ospitarla oltre alla località fiemmese come “Åre, Lake Placid, Lake Louise, Schladming, Val d’Isère o Levi”, ma a quanto pare è “Vietato anche solo fare domande. Però proviamo a pensare un po’ fuori dagli schemi, le piste da slalom esistono in molti più posti oltre che in Val di Fiemme e il Tour de ski può effettivamente essere un format da esportare in nuovi luoghi per dare nuova vita alla competizione.”

L’ex stella del fondo norvegese e ora esperto per l’emittente TV 2, Petter Northug, ha partecipato personalmente al Tour de Ski e nel 2014/15 lo ha anche vinto. Northug trova triste che la competizione abbia perso il suo spirito iniziare e non sia riuscito a rinnovarsi e a rimanere affascinante come un tempo. “È triste che non si sia riusciti a far crescere il Tour de Ski e a preservarne il concetto, che era molto grande. Ha perso il suo fascino. L’offerta di eventi era spettacolare, nuova, gratificante e divertente per gli atleti. Ora, in un certo senso, è caduto all’estremità opposta” ha affermato, ricordando come durante la sua carriera fosse uno dei momenti più importanti della stagione per gli atleti “Era dura, era una gran fatica. Le tappe erano diverse da quelle a cui eravamo abituati in Coppa del Mondo. Ci piaceva il concept e abbiamo pensavamo che fosse qualcosa di nuovo ed eccitante”

Il prossimo anno, in coincidenza con la stagione Olimpica, il Tour de Ski festeggerà il suo ventennale. E chissà che alcuni dei suggerimenti non verranno ascoltati.

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