A poche ore dal via della diciannovesima edizione del Tour de Ski, per la prima volta interamente svolto in Italia tra Dobbiaco e la Val di Fiemme, ritorna anche la nostra rubrica Lo spunto di Zorro, dedicata proprio all’approfondimento di temi legati allo sci di fondo. Con la consueta partecipazione di Cristian Zorzi, che prenderà il via al Tour nelle vesti di tecnico di Andorra, affrontiamo subito alcuni temi ‘caldi’ della vigilia: le convocazioni italiane, alcune previsioni sugli atleti che si giocheranno la vittoria, le competizioni più interessanti, ma anche gli aspetti più controversi di una kermesse che da sempre genera qualche polemica.
CONVOCAZIONI E ASPETTATIVE AZZURRE: “Sicuramente ci sono state delle disparità nelle convocazioni per le categorie maschili e femminili. É pur vero che il livello delle donne è molto discutibile e incostante al momento. A Davos, nelle sprint, Cassol e Laurent hanno fatto vedere qualcosa di buono, quindi giusto portarle anche qui. Io avrei dato il ‘premio’ anche a Veronica Silvestri, perché se lo meritava per la costanza avuta a inizio stagione; oltretutto quest’anno il Tour si svolgerà totalmente in Italia e quindi è possibile ponderare meglio alcune decisioni tappa dopo tappa. Al maschile effettivamente hanno dato qualche “contentino” in più rispetto che alle donne, dando ad alcuni atleti la possibilità di presenziare almeno alle prime gare. Per questi motivi penso che a inizio Tour abbiamo la possibilità di fare degli ottimi piazzamenti, non dico top 10, ma magari qualificare qualche uomo in più e confermare le belle prestazioni delle ragazze nelle sprint. Già a partire dalla 15 km in classico del giorno dopo, temo che le cose cambieranno e che usciremo da Dobbiaco con le ossa un po’ rotte; per cui puntiamo sulla sprint e il resto si vedrà”.
UN TOUR PER ‘CLASSICISTI’: “Guardando le gare in programma, sembra di essere tornati un po’ ai primi anni del Tour, dove si dava maggiore importanza al classico nella gare dove c’era più possibilità di fare la differenza. Non so se in questo ci fosse una spinta da parte degli scandinavi (ride, ndr.), ma comunque anche ai miei tempi in certi contesti si prediligeva il classico allo skating. Sicuramente nella Skiathlon di Lago di Tesero si potrà fare tanta selezione nella prima parte in classico; sono piste nuove e dure, dove un Niskanen e certi norvegesi sarebbero andati a nozze, per poi difendersi con più facilità a skating. Tuttavia, se devo indicare una gara che può spaccare il Tour de Ski, direi la 20 km a skating di Dobbiaco, perché si corre contro il tempo e condizionerà pesantemente anche l’inseguimento del giorno dopo. In generale, credo che i materiali faranno tanto la differenza in molte gare”.
LA LOTTA PER IL PODIO: “I norvegesi hanno la fortuna di trovare due sprint, gara nella quale riescono sempre a essere competitivi, altrimenti avrei paura di un Hugo Lapalus come quello visto a Davos, davvero agguerrito e con il coltello tra i denti; sprint a parte, tutte le gare in programma le vedo adatte a uno come lui. Klaebo, finchè si tratta di mass start o gare in classico molto tecniche, può dire la sua ma al momento non lo vedo papabile per la vittoria. Invece, vedo bene Amundsen e Nyenget. Vedremo poi se ci sarà qualcun altro che ha preparato molto bene questo appuntamento e che potrà inserirsi nella lotta. Penso a un Edvin Anger, atleta davvero completo che però poi avrà difficoltà sulla salita del Cermis per via della sua stazza. Al femminile la situazione è meno chiara: Diggins si è rivelata atleta tosta e di sicuro prima di mollare farà di tutto, però c’è davvero tanto classico. Weng ha ripreso molto coraggio in questa stagione, ma ogni tanto può andare incontro alla giornata no; non mi sbilancio su Johaug, mentre c’è da tenere sott’occhio Ebba Andersson, forse Linn Svahn e poi qualche outsider come Victoria Carl o le finlandesi. Dopo Dobbiaco si avrà già un’idea molto più precisa di chi potrà davvero ambire al podio o alla vittoria, ricordando poi che il Cermis potrà ribaltare la situazione per le prime posizioni”.
LUCI E OMBRE DEL TOUR DE SKI: “Credo che vedremo dei distacchi pesanti in determinate gare e, per colpa di un programma di questo tipo, non oso immaginare i distacchi soprattutto nel settore femminile; inoltre, ho paura che molto probabilmente si arriverà alla scalata del Cermis con alla partenza meno di 30 donne e poco più di 40 uomini. Lo ripeto spesso: per evitare queste situazioni, si dovrebbe prendere spunto dalle prime edizioni del Tour de Ski, quando era obbligatorio finire il Tour per acquisire punteggio e soldi, ma chi sta ai piani alti della FIS e ha il potere decisionale non vuole saperne. A maggior ragione non lo inserirei mai in un contesto olimpico, invece anche il prossimo anno ci ritroveremo quasi sicuramente Tour de Ski e Olimpiadi nel giro di due mesi”.