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Biathlon – Campbell Wright, dalla Nuova Zelanda alla top 10 in Coppa del Mondo: “Mi piace essere lo sfavorito”

foto credits: Yevenko/IBU

La storia di Campbell Wright, nonostante abbia solo 22 anni, è già piena di cambiamenti di vita, oltre che a quello di nazionalità. Il giovane biathleta nato a Rotorua in Nuova Zelanda, rappresenta dalla scorsa stagione gli Stati Uniti, paese che gli ha dato il sostegno economico, tecnico e logistico per poter continuare la sua carriera nel professionismo del biathlon.

Il classe 2002 dopo aver conquistato nel marzo 2023 l’oro ai mondiali junior in Kazakistan nella sprint, quando ancora rappresentava il suo paese natale, dalla scorsa stagione è in pianta stabile in Coppa del Mondo, ottenendo nel frattempo diverse top 10 con il miglior risultato arrivato però nella prima tappa di quest’anno a Kontiolahti con il quarto posto nella sprint a soli 4” dal podio. Anche la scorsa settimana ad Hochfilzen il suo rendimento è stato di ottimo livello con il decimo posto sempre nella sprint. In questo momento il giovane statunitense occupa il 14simo posto nella classifica generale.

In questi giorni Wright ha rilasciato un’intervista a Eurosport.no in cui ha parlato della sua particolare storia e della sua vita da giramondo, grazie allo sport:Ho iniziato a praticare il biathlon a 15 anni, e sette anni della mia vita sono tanti. Non sono norvegese, quindi non sono nato con gli sci ai piedi né ho iniziato questo sport da giovanissimo. Ma non credo che sia necessario nemmeno questo” – e ha aggiunto – “In Nuova Zelanda non ci sono molte infrastrutture o finanziamenti, quindi ho finito per dedicarmi al biathlon perché era l’unica opzione che avevo. L’IBU ha organizzato campi di allenamento straordinari, ha pagato i voli per l’Europa e mi ha permesso di partecipare alle gare di Junior IBU Cup. Come Federazione ti danno una possibilità concreta anche se vieni da una piccola nazione”.

Sui passi successivi, quelli che l’hanno portato poi a scegliere gli USA per poter continuare a fare il professionista, ha raccontato: “Gradualmente, mi sono distaccato dal resto della mia squadra. Mi sono allenato con Brasile, Spagna e Australia, ma quando ho iniziato a partecipare alla Coppa del Mondo, gli altri non si sono qualificati. È diventato un po’ più solitario di quanto avrei voluto. Ho dovuto affrontare le gare di Coppa del Mondo da solo, e questo è stato un po’ troppo”. Essendo i genitori di Wright statunitensi, la scelta di passare alla nazione stelle e strisce per competere non è stata difficile: “Avevo dei finanziamenti attraverso l’IBU, ma non avevo nessuno che mi aiutasse con l’organizzazione. È stato allora che il mio secondo passaporto è valso oro. Ho avuto l’opportunità di trasferirmi negli Stati Uniti. Avevo un piazzamento tra i primi 15 in Coppa del Mondo, quindi sono stati felici di accettarmi. È stato un trasferimento fantastico, mi è piaciuto molto”.

Nell’intervista Wright racconta di come in famiglia non sia l’unico sportivo, essendo il fratello maggiore Paul un ciclista professionista che corre attualmente per una squadra Continental tedesca: “Quando ho visto quanto si allenava duramente e non era comunque abbastanza forte per andare al Tour de France, ho capito che dovevo lavorare sodo per essere bravo nel mio sport. Mi ha fatto capire quanto duro lavoro ci vuole per essere il migliore al mondo. È stato sicuramente un’ispirazione. Ha spianato la strada. Anche lui è diventato professionista dopo il liceo, il che ha reso più facile per me dire ai miei genitori che volevo dedicarmi al biathlon”.

Nonostante il passaggio agli USA il giovane biatleta non ha dimenticato le sue origini: “Direi ancora che la Nuova Zelanda è la mia casa, e direi anche che è dove vivo. Quest’anno ho trascorso sei settimane li, ed è il periodo più lungo che ho trascorso in un posto nel 2024.

Gli obiettivi per il futuro sono molti, tra cui quello di possedere una casa, ma Wright rimane ora concentrato sulla sua crescita come atleta: Tutti si aspettano una mia vittoria in Coppa del Mondo o ai Mondiali, ma devo fare un passo alla volta. Devo cercare di fare meglio dell’anno scorso e sarà difficile, perché l’anno scorso è stato piuttosto buono” – e ha aggiunto sulla sfida ai colossi norvegesi – “Loro non sono biatleti nati migliori. Sono migliori solo perché sono in tanti. Sì, sono molto più bravi, ma non perché sono nati in Norvegia. Anche se vengo dalla Nuova Zelanda, posso avere successo anche in uno sport che non è storicamente grande nel mio Paese. Non ho mai visto come un ostacolo il fatto di essere neozelandese. Mi piace essere lo sfavorito”.

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