Terminata la prima tappa di Coppa del Mondo di Sci di fondo a Ruka (FIN), è tempo di trarre qualche conclusione e di fare alcune considerazioni a proposito di ciò che si è visto. Lo facciamo quest’oggi con il secondo appuntamento della rubrica Lo spunto di Zorro, in collaborazione con Cristian Zorzi, ex campione olimpico e memorabile campione olimpico nella staffetta di Torino 2006. L’occasione è stata propizia per trarre alcuni bilanci sull’Opening in Finlandia, per poi proiettarsi già all’appuntamento di Lillehammer, con un occhio di riguardo per la Fesa Cup di Slingia (ITA).
IMPRESSIONI DA RUKA – La Coppa del Mondo è partita come d’abitudine con la tappa di Ruka. Le aspettative sono sempre molto alte da parte di tutte le nazioni più forti, comprese quelle alpine. Chiaramente un grosso punto in negativo è la mancanza degli atleti russi perché loro sono sempre stati punti di riferimento, non solo come prestazioni ma anche per quanto riguarda il livello di agonismo in pista, che c’è sempre stato e dovrebbe esserci sempre. La Norvegia si presentava con un contingente pieno e con nomi non da poco. In tutte le gare il plotone norvegese l’ha fatta da padrone, fatta eccezione per la 10 km in classico, terreno di Niskanen che ha sempre preparato al meglio la tappa e non ha mai deluso all’appuntamento di casa. Le gare a Ruka sono sempre un po’ atipiche: il tracciato sprint è abbastanza duro, il percorso distance sembra molto duro con il salitone all’1,5 km, seguito da una lunga discesa e falsopiano per riprendere la parte tecnica verso l’arrivo. Le neve ogni anno si dimostra problematica, soprattutto per via di un’umidità molto alta. Gli skiman vengono sempre messi sempre a dura prova, ma nel complesso si è lavorato bene. Qualche differenza di materiale si è vista soprattutto nella mass start.
IL RIENTRO DI JOHAUG – Un grande punto di domanda era il rientro di Johaug al femminile, che non ha certamente deluso le aspettative anche se non ha vinto, soprattutto per quanto visto nella mass start. È ritornata molto forte anche Heidi Weng, non me l’aspettavo dopo gli ultimi anni di alti e bassi. Jessie Diggins è un altro punto di riferimento che sta volando sulle ali dell’entusiasmo. Anche le svedesi, con le loro sprinter tipo Sundling e Svahn, e con atlete distance del calibro di Ebba Andersson e di Frida Karlsson, combattono sempre per le prime posizioni. Tutte queste atlete stanno alzando il livello, dopo un periodo post-ritiro di Johaug dove il livello sembrava invece essersi abbassato. Adesso è di nuovo molto interessante assistere alle gare delle donne. Una cosa che invece mi trova meno d’accordo e che ho ribadito anche in sede Fis è l’equiparazione delle distanze tra uomini e donne; è sicuramente lodevole per non attuare discriminazioni di genere ma pregiudica un po’ lo spettacolo.
GLI ITALIANI – Federico Pellegrino resta il nostro riferimento e a Ruka è sempre andato bene anche in classico. Lui, da buon sprinter quale è, nelle gare in cui si utilizza la klister, sa sciare bene ed essendo potente riesce anche ad esprimersi al meglio anche in una distance corta. Parlo della Klister perché uno sprinter ha bisogno di sentire più grip rispetto a un atleta distance. Non saprei dire se è un bene o un male che sia ancora il nostro riferimento, ma di sicuro in altre situazioni vorrei vedere i giovani più competitivi. Non mi spiego tanto le prestazioni di De Fabiani, sono abbastanza deluso soprattutto per la gara a classico. Al femminile Caterina Ganz è al momento l’atleta di punta, mentre mi aspettavo di più da Francesca Franchi che probabilmente non sta passando uno dei suoi migliori momenti. Comarella, a parte i suoi problemi fisici, ha ancora alcune problematiche tecniche e se riuscisse ad aggiustarle sarebbe già molto più competitiva e ciò le permetterebbe di ritornare sui livelli di anni fa, quando era atleta stabile nelle prime 20 posizioni, soprattutto in classico. Bene Monsorno: superare la qualifica è sempre positivo, ma adesso vorrei vederla andare più avanti nelle batterie. É stata sfortunata a trovare ai quarti le due atlete che poi sono arrivate prima e seconda (Hagstrom e Mhyre ndr.), ma è stata comunque brava a giocarsela fino all’ultimo.
LILLEHAMMER – A proposito dei più giovani, nella 10 km a skating di Lillehammer dobbiamo vedere qualcosa in più, soprattutto da Barp e Graz che hanno già fatto bene lo scorso anno in questo stesso format. Adesso bisogna iniziare a raccogliere i frutti e capire se effettivamente si è lavorato bene in questi mesi. Lo skiathlon che vedremo domenica è una gara sui generis: è vero che ci sono salite lunghe dove poter fare selezione, ma queste gare vengono solitamente affrontate in modo poco entusiasmante perché ormai si tende a giocarsi tutto negli ultimi km di gara e questo rende le prove meno affascinanti. Il lato positivo è che quest’anno si scia sul tracciato da fondo e non più su quello di biathlon, che era una pista davvero troppo poco selettiva (a essere buoni) per una gara di sci di fondo.
FESA CUP A SLINGIA – Ogni anno la direzione agonistica Fisi e il direttore tecnico della nazionale decidono le gare che serviranno da selezione per la Coppa del Mondo. Di solito ci si basa sulle gare FIS di Santa Caterina, ma quest’anno hanno approfittato del banco di prova della Fesa Cup. Sarà un ottimo test e l’augurio è che vengano fatte scelte corrette. In passato atleti hanno dimostrato di avere il livello per qualcosa in più della Coppa Italia e della Fesa Cup ma non è stata data possibilità di andare in Coppa del Mondo oppure a un Mondiale. Come detto, un buon test per Davos e per la convocazione al Tour de Ski, nonostante le condizioni meteo promettano neve; questo può pregiudicare il responso perché i materiali sicuramente faranno un po’ di differenza, ma d’altronde è una variabile che ha sempre fatto parte dello sci di fondo. Speriamo di vedere anche qui dei giovani mettersi in luce, soprattutto in ottica Olimpiade, in modo da avere come Italia un avvicinamento più sereno a un appuntamento importante. In fin dei conti la concorrenza alta è ciò che crea quel fuoco che spinge gli atleti a fare meglio. Al femminile mi aspetto che le più giovani inizino a spingere, come una Iris De Martin e una Maria Gismondi, che a Santa Caterina sono andate forte.