Lisa Vittozzi è ormai un chiaro e conclamato esempio di cosa significhi ottenere un riscatto sportivo. La campionessa azzurra del biathlon, laureatasi vincitrice della Coppa del Mondo 2023/24 e campionessa mondiale nell'individuale di Nove Mesto, prima di arrivare ai ben noti successi è dovuta passare attraverso un percorso fatto di alti e bassi, arrivando a vivere periodi di grande difficoltà. Partendo da quello che lei stessa ha definito "un inferno", la sappadina ha poi trovato la forza di rialzarsi, riacciuffando i risultati di assoluto livello che aveva già messo in evidenza nelle prime fasi della sua carriera e prendendosi la corona di regina della disciplina. Tanta forza di volontà, sicuramente. Tanto sacrificio, senza dubbio. Ma non risali da zero a cento se accanto a te non hai anche un sostegno di grandissima esperienza. Per Lisa Vittozzi, quel sostegno in gran parte è arrivato dal tecnico finlandese della nazionale Jonne Kähkönen, di cui l'azzurra ha tessuto le lodi in una lunga intervista rilasciata al media finnico Yle.
Inevitabile per Vittozzi partire dal racconto delle difficoltà passate: “Nel 2019 c’è stata una bella stagione, sono arrivata vicino a vincere la Coppa del Mondo. Sono arrivata lì in età molto giovane. Avevo così tanta pressione che non riuscivo a gestire in pista tutte le emozioni. Non riesci a essere libero mentalmente e performare sia sugli sci che al poligono. Volevo vincere la Coppa del Mondo, avevo 23 anni e quando ci arrivi così vicino vedi l’obiettivo molto più chiaro e lo vuoi a tutti i costi. Pensavo solo a quello e mi ha portato via tanta energia mentale e fisica. Riuscivo a performare fisicamente perché mi sono sempre allenata bene durante l’estate. Però il biathlon mi insegna che ci vuole soprattutto tanta forza mentale e io arrivavo all’inizio dell’inverno scarica mentalmente e non riuscivo a gestire. Troppa tensione, arrivavo al poligono e non ero lucida e questo non mi permetteva di gestire il poligono come so fare”.
Un baratro dal quale l'atleta dei Carabinieri pensava di non poter uscire, arrivando addirittura a considerare l'idea di ritirarsi dal biathlon: “Ho iniziato anche ad avere attacchi di panico - aggiunge Vittozzi - non riuscivo bene a identificare il problema e pensavo fosse solo momentaneo. Sono arrivata al punto da dire ‘basta, smetto di fare biathlon’, non mi divertivo più e stavo male, non era più una gioia. La stagione successiva mi sono detta ‘o cambiamo qualcosa, o smetto’”.
La risalita è iniziata con un percorso di profonda introspezione, anche grazie all'intervento di uno psicologo: “Sicuramente ho lavorato tanto su di me, per tornare a essere me stessa. In quel periodo non avevo tante persone di fiducia e non mi sentivo all’altezza dell’atleta che sono. Prima delle Olimpiadi ho iniziato un percorso con uno psicologo che mi ha aiutato durante quel brutto periodo. Ovviamente tutti i percorsi hanno bisogno di tempo, quindi c’è voluto del tempo. Però ci ho sempre creduto, perché sentivo che dentro di me stava cambiando qualcosa. Mi ha aiutato a gestire una serie di emozioni e rapporti che non erano più gli stessi e lavorare un po’ su me stessa tornando a essere in equilibrio e vivere il mio biathlon in una maniera più serena”.
Il segreto di Lisa Vittozzi? Uno dei tanti è sicuramente il bellissimo rapporto con Jonne Kähkönen, che la sappadina ritiene fondamentale in quello che è stato il cammino verso il recupero della migliore condizione: “E’ arrivato Jonne e una serie di persone intorno a me che mi hanno permesso di ritrovare me stessa e l’atleta che ero fino al 2019. Sicuramente lui mi ha dato una grande mano nel tornare a essere quella che sono oggi. Siamo partiti dalle basi del biathlon, cercando di tornare un po’ indietro per lavorare meglio. Quello che mi era mancato era una base solida su cui appoggiarmi e quindi non sapevo più dove aggrapparmi. Con lui abbiamo cercato di mettere le fondamenta di un tiro solido per poter lavorare meglio e capire gli errori che facevamo”.
Comprensione, fiducia e attenzione ai dettagli: sono queste le specifiche che hanno permesso a Kähkönen di fornire a Vittozzi tutto il sostegno di cui aveva bisogno per ritrovare se stessa: “Sono una persona che dà fiducia a poche persone - prosegue la campionessa del mondo - però lui mi ha trasmesso molta fiducia. E’ una persona di esperienza e sicuramente ti sa mettere a tuo agio. Mi ispirava tanta serietà e tanta voglia di portarmi ad alto livello. Il primo periodo è stato un po’ di conoscenza e poi sono subito entrata in sintonia. Lui venendo dall’esterno non sapeva tante cose che sono successe all’interno della squadra, non conosceva tanti meccanismi o come lavoravo, era completamente una cosa nuova. Nonostante questo, abbiamo fatto grandi passi avanti. Ha un metodo di lavoro differente rispetto agli allenatori che ho avuto, sicuramente è una persona che ascolta molto e non va dritto sul suo punto di vista, ma cerca di capire le esigenze di ogni atleta. Ha contribuito a una parte importante della mia rinascita”.
In conclusione, da Vittozzi arrivano alcune profonde riflessioni, che suonano da suggerimento per i giovani biatleti che, come spesso capita, si trovano magari in un periodo non semplice della propria carriera: “Sono diventata un’atleta migliore rispetto a quello che ero già. Avevo già un buon livello, dimostrato nel 2019. Sono diventata più consapevole e matura sicuramente. Ho imparato tante cose, una cosa è quella di non fare l’errore di identificarsi nei risultati. Credere sempre in quello che sei, anche se arrivi ultimo. L’importante è dare sempre il 100%, avere il giusto equilibrio e essere consapevoli di aver fatto tutto quello che si poteva fare ed essere contenti di quello che si fa. Questa è stata la chiave del mio successo”. Parola di Lisa Vittozzi.