Biathlon | 03 novembre 2024, 19:01

Biathlon - Daniele Cappellari: "Bello ricevere la fiducia degli allenatori. Tornerò in Coppa del Mondo con una nuova mentalità e un approccio diverso"

Foto credit: Plaickner

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Dopo un’estate a osservare ogni allenamento degli atleti e valutare i vari test svolti, il direttore tecnico Klaus Höllrigl, insieme agli allenatori del gruppo A Andrea Zattoni e Fabio Cianciana e del gruppo B Riccardo Romani e Daniele Piller Roner hanno deciso: è Daniele Cappellari a meritare il sesto pettorale di Coppa del Mondo per la tappa di Kontiolahti e di conseguenza partirà con la squadra per Sjusjøen, nell’ultimo raduno prima del via della stagione, con la possibilità di partecipare anche alle gara pre stagionali norvegesi.
Una bella soddisfazione per il friulano delle Fiamme Oro, che tornerà così in Coppa del Mondo per la prima volta da Oslo 2023, quando riuscì anche a qualificarsi per l’inseguimento.

Daniele, complimenti per questa convocazione. Come hai reagito quando te lo hanno comunicato?

«Sapevamo già in primavera che un atleta del nostro gruppo avrebbe avuto poi la possibilità di salire in Coppa del Mondo per la prima tappa. Sono però rimasto sorpreso di saperlo così presto, in quanto me lo hanno comunicato due giorni prima del test che ha poi chiuso il raduno a Ruhpolding. Mi è stato detto che è stata una scelta tecnica basata su ciò che si è visto per tutta l’estate, quindi non legata a un solo evento. Mi ha fatto piacere, sono contento di essermi guadagnato questo posto grazie alla continuità di rendimento per tutti questi mesi». 

Cosa credi ti abbia permesso di fare questo salto in estate?

«Ho avuto l’atteggiamento giusto. Sono partito determinato ad allenarmi bene e l’ho fatto. Puntavo a salire in Coppa del Mondo, perché non nascondo di esserci rimasto male lo scorso anno, non avendo mai avuto l’occasione di farlo. Volevo quindi tornare su per dimostrare che ci sono anche io. Questa mentalità ha pagato. Mi sento abbastanza bene, sono migliorato molto a livello fisico sugli sci, come si è visto anche dai test sul tappeto a Rovereto. Sono contento. Ora bisogna confermarsi sugli sci in inverno. La base c’è, il miglioramento c’è stato. Adesso in Norvegia dovrò provare anche i miei nuovi sci della Madshus ed adattarmi».  

Come mai hai deciso di cambiare materiali?

«Ci tengo innanzitutto a ringraziare Salomon per avermi accompagnato in tutti questi anni, mettendomi a disposizione sempre degli ottimi sci. Come sapete, però, da tempo ho un fastidio ai tibiali che durante l’inverno condizionano parecchio le mie prestazioni in gara, in quanto ho male alle gambe e fatico a sciare. Nel corso della passata stagione, abbiamo pensato a un’operazione per migliorare la situazione, ma parlando con gli allenatori Romani e Zattoni, abbiamo deciso di tenerci l’operazione come ultima chance, perché non sai mai quanto effettivamente possa giovare. Abbiamo quindi ragionato sul fatto che in estate non ho problemi quando uso gli skiroll, ciò per come utilizzo il tibiale essendo più stabile sull’asfalto. Così abbiamo pensato che avrei avuto bisogno di sci più adatti alle mie caratteristiche di sciata e che allo stesso tempo fossero più stabili. Zattoni mi ha consigliato Madshus, in quanto fanno buoni sci e mi avrebbero anco servito con grande attenzione, non avendo altri biatleti nelle squadre A e B. Ho provato i materiali e mi sono trovato bene, ma adesso è importante lavorare tanto su a Sjusjøen con gli sci che riceverò. 
Comunque in tutta questa situazione voglio dire che sono stato fortunato ad avere come allenatore Riccardo Romani, perché avendo avuto anch’egli lo stesso problema, mi ha capito e sostenuto subito, facendomi fare anche degli esercizi specifici di equilibrio per agevolare la situazione». 


Vedo che riponi molta fiducia nei tuoi allenatori.

«Il mio allenatore di tiro, Daniele Piller Roner, ormai lo conosco da tanti anni, mi seguiva addirittura già al Comitato FVG e abbiamo un ottimo rapporto. Riccardo Romani è entrato benissimo in squadra e mi piace come allenatore. Lui e Zattoni sono coach che studiano, si informano sempre, cercano di darti il meglio possibile, ogni consiglio anche su nutrizione, recuperi e così via. Sono allenatori molto organizzati, informati su ogni cosa che esce nel mondo della preparazione. Per esempio vedono il video di un pattinatore di velocità che fa un particolare esercizio in palestra? Lo analizzano, lo studiano e magari poi ce lo fanno fare, essendoci un movimento di gambe simile. Cercano di continuo nuovi dati e informazioni per cercare di aiutare tantissimo noi atleti. C’è veramente tanta sintonia con loro e ne stiamo beneficiando tutti».  

Ora che hai ricevuto questa fiducia, qual è il prossimo obiettivo?


«Tornare in Coppa del Mondo è un primo passo. Adesso devo andare lì con un atteggiamento diverso rispetto al passato. Ho capito che uno dei miei limiti era soffrire troppo la pressione da Coppa del Mondo che io per primo mi mettevo addosso. Ciò è sempre stato un limite, perché pensando troppo al risultato finivo per non ripetere le prestazioni di IBU Cup. Ora sto affrontando le cose diversamente dal punto di vista mentale, sono consapevole che le gare siano lo specchio di ciò che fai in allenamento, quindi vado su per portare in gara il lavoro che ho fatto questi mesi, senza crearmi dannose aspettative. Voglio capire se cambiando approccio, miglioreranno anche i risultati. Devo vivere le cose con maggiore serenità e concentrarmi sul lavoro da fare».  

Immagino ti abbia stimolato anche vedere i risultati ottenuti da Braunhofer.


«Certo, perché eravamo sempre piuttosto vicini sia nelle gare internazionali che nazionali, così come con altri che erano con me in IBU Cup e poi salivano. Magari in IBU Cup arrivavo anche davanti a loro, poi quando salivamo, io ero quello che non faceva risultato. Questo perché sono sempre stato ossessionato dal voler dimostrare il mio valore, anziché concentrarmi sullo svolgere bene il mio lavoro. Guardare gli altri mi ha insegnato tanto e ora voglio affrontare le gare con una mentalità diversa».

Questo gruppo di giovani con cui ti sei trovato è stato stimolante?


«Diciamo che il loro arrivo non l’ho visto come una sfida ma un’occasione. Ci siamo aiutati tanto, perché loro avevano delle cose da imparare da me e io stesso sono stato stimolato da loro. Vedi questi ragazzi salire di livello, arrivare in IBU Cup e puntare alla Coppa del Mondo e sei ancora più stimolato tu stesso a salire. È una spinta positiva. Lavoriamo tutti insieme per ottenere risultati».

Giorgio Capodaglio