Essere atleta e madre impone alle atlete talvolta un adattamento della propria routine, per poter bilanciare le necessità di una carriera agonistica di alto livello e quelle della propria famiglia. Questo è quanto raccontano le biathlon mums, che negli ultimi anni stanno emergendo in gran numero nel panorama della Coppa del Mondo, mettendo per altro in mostra risultato importanti: Baiba Bendika, Paulina Fialkova ma soprattutto Justine Braisaz Bouchet sono alcuni degli esempi che spingono sempre più le proprie colleghe a non avere paura di affrontare il percorso della maternità per poi tornare sulle piste da sci e al poligono. Quest'ultima, grande protagonista della passata stagione, e vincitrice del titolo mondiale Mass Start a Nove Mesto, si è aperta spesso in merito alla propria vita di atleta e mamma, ricordando quanto siano difficili da conciliare ma che al contempo, l'essere madre le consente di concentrarsi di più sul riposo e sul recupero a differenza di quanto avrebbe fatto in passato, rinunciando magari a lavorare con la squadra e preparandosi in solitaria per restar vicino alla famiglia.
"Cerco di trascorrere più tempo possibile con la mia famiglia in primavera. Non smetto di allenarmi, ma è più in un contesto che promuove la preparazione e la famiglia, e nient'altro. Lo staff ha approvato questa scelta" spiega la savoiarda, che ha negoziato e definito il suo programma estivo con i suoi allenatori in aprile, a Nordic Magazine.
Un esempio in questa direzione lo ha fornito proprio nelle ultime settimane, quando il resto della squadra era impegnato in raduno, prima dei Campionati francesi, in quel di Ramsau, dove le atlete hanno potuto riprendere il contatto con la neve sul ghiacciaio del Dachstein. La 28enne, in quell'occasione, ha preferito invece avere la famiglia al suo fianco venendo ad allenarsi in Italia, nello stadio da poco riaperto di Anterselva.
"Andando ad allenarmi lì, volevo creare un legame speciale con il sito che ospiterà i Giochi nel 2026. È un'esperienza più intima e familiare” ha dichiarato la biathleta di Beaufort, che ha avuto la compagnia del marito Julien Bouchet e della figlia Côme "Il lusso di essere soli in uno stadio come quello di Antholz è che si ha il tempo di orientarsi senza essere disturbati dai vincoli del gruppo."
In realtà, la francese non era propriamente da sola: nello stesso periodo infatti, dall'8 al 18 ottobre, erano presenti presso la Südtirol Arena di Anterselva anche diverse atlete delle nazionali della Germania, della Repubblica Ceca e dell'Estonia.
Un'esperienza personale, ma anche un modo, quindi, per lavorare fianco a fianco con le avversarie del prossimo inverno, beneficiando della quota che la valle altoatesina può offrire, trascorrendo due settimane in totale ipossia, a differenza della compagne di nazionale che hanno trascorso sul ghiacciaio stiriano a 3000 m solo una parte della giornata.
"Ho dormito e mi sono allenata a 1.700 metri di altitudine, un dato interessante se si considera l'altitudine a cui ci siamo allenati fin dall'inizio della nostra preparazione" Anche se ha dovuto rinunciare a qualche giorno sulla neve, questo non preoccupa Braisaz Bouchet "Avremo dieci giorni di sci di fondo a Bessans prima di Kontiolahti. Per esperienza, mi bastano"