Introduzione
Questa ricerca si fonda su studi svolti nell’ambito della psicologia dello sport, i quali hanno analizzato il tema dell’abbandono dell’attività agonistica in età giovanile e come il proseguimento di essa possa tornare utile nella prevenzione degli infortuni, nel miglioramento della motricità e nell’organizzazione della vita quotidiana.
Sono stati analizzati alcuni articoli sulla motivazione e sull’abbandono: “Enhancing motivation in physical education” (Glyn Roberts e Darren Treasure) analizza come la motivazione possa essere migliorata nella pratica sportiva attraverso il miglioramento delle competenze fisiche, la promozione della motivazione intrinseca e la creazione di un clima motivazionale adattivo basato su un obiettivo. Altro studio “Sostenere la motivazione nello sport giovanile: il modello TARGET” (Bortoli, L., Bertollo, M., e Robazza) si basa sulla teoria dell’orientamento motivazionale: come e cosa spinge una persona ad agire in una situazione in cui è importante la prestazione, ovvero il desiderio di dimostrare competenza, influenzandone comportamenti, pensieri ed emozioni dell’atleta. Inoltre viene analizzato il del ruolo dell’allenatore e l’ambiente che esso crea con i propri atleti.
L’articolo “Interventi psicosociali nello sport giovanile” (Smith, RE e Smoll, Florida) approfondisce l’osservazione sistematica del comportamento nel contesto sportivo prendendo in considerazione due metodi: il sistema di valutazione del comportamento dell’allenatore e il programma di efficacia (C5s). Infine nello studio retrospettivo “The specialising or sampling debate: a retrospective analysis of adolescent sports participation in the UK” (Bridge, M.W. & Toms, M.R.) si è cercato di identificare se la specializzazione precoce o la diversificazione sportiva durante l’infanzia e l’adolescenza possono influenzare i livelli di prestazione prima dell’età adulta.
Lo studio
Dopo una prima analisi della letteratura sono stati analizzati alcuni dati dal 2010 al 2024 riguardanti la regione Friuli Venezia Giulia, i quali evidenziano come il sesso maschile partecipi all’attività sportiva in maggior numero rispetto al sesso femminile. Possiamo notare come all’età di 13 14 anni la categoria Ragazzi (figura 2.), e la categoria Allievi di 15 16 anni (figura 3.) ci sia un consistente numero di partecipanti all’attività sportiva.
Queste sono le età dove gli allenamenti iniziano ad intensificarsi, nonostante ci sia ancora una piccola componente ludica. L’insieme dei due aspetti permette al giova ne atleta di allenarsi attenendosi al gioco, la performance dell’atleta in gara non sarà il titolo dei suoi allenamenti. Successivamente possiamo notare come all’età di 17 18 anni nella categoria Aspiranti (figura 4.) ci sia una leggera diminuzione del numero di atleti. All’età di 19 20 anni quindi la categoria Junior (figura 5.) c’è un forte calo del numero di partecipanti alle gare regionali. I fattori determinanti di questi dati possono essere diversi: il percorso di studi, quindi il passaggio dalla scuola superiore all’università, di conseguenza un maggiore impegno; l’ambito familiare e/o economico, siccome le attività e i materiali hanno subito un leggero aumento in termini di costi; l’ambito psicologico all’interno del quale l’atleta potrebbe sentirsi “demoralizzato” o insufficientemente preparato in confronto ai suoi coetanei. Negli ultimi anni notiamo come ci sia un leggero aumento dei numeri nelle categorie maggiori, ma non è ancora paragonabile con i dati delle categorie inferiori.
Conclusioni
Da tutti i dati raccolti e analizzati si evidenzia la necessità di trovare delle possibili soluzioni per la promozione dell’attività agonistica in età giovanile: a partire dal ruolo dell’allenatore, che dovrebbe ricordarsi come la chiave del successo non sia solo l’insegnamento della tecnica, ma anche una comunicazione efficace e un rapporto empatico con gli atleti, fino ad arrivare alla gestione da parte degli enti, che dovrebbero attuare strategie per incentivare gli atleti nella prosecuzione dell’attività e per individuare possibili futuri campioni. Gli aspetti inerenti alle motivazioni intrinseche ed estrinseche, l’ambiente e le persone di cui l’atleta si circonda, il rapporto genitore atleta e atleta allenatore possono influenzare il soggetto. Inoltre si potrebbe attuare un rapporto di collaborazione tra diverse società sportive le quali svolgono attività distinte, in modo tale che i ragazzi tra i 5 e i 10 anni arricchiscano il loro bagaglio motorio, di conseguenza si evita la specializzazione precoce e l’abbandono prematuro in età adolescenziale.