Jessie Diggins, campionessa olimpica e vincitrice assoluta della Coppa del Mondo, ha ispirato innumerevoli persone con la sua brillante carriera nello sci di fondo, ma ha fatto anche di più grazie al coraggio messo nel condividere la sua battaglia personale con i disturbi alimentari.
Da ambasciatrice per l’Emily Program, un importante centro di cura per i disturbi alimentari, in un’intervista concessa al sito Proxcskiing.com ha parlato della sua battaglia contro i DCA e del sostegno che non fa mai mancare alle campagne in favore della salute mentale affinché si abbatta definitivamente lo stigma e quante più persone possibile possano essere incoraggiate a cercare aiuto.
"Ho deciso di essere così aperta riguardo alle mie esperienze con la salute mentale e i disturbi alimentari perché per me è molto importante che le persone si sentano incoraggiare a chiedere aiuto quando ne hanno bisogno. La salute mentale è spesso un argomento tabù e questo crea ostacoli all’assistenza e al supporto. Quindi, condividendo il mio percorso, spero di essere un rompighiaccio per gli altri in modo che possano raccontare al loro sistema di supporto cosa sta succedendo e ottenere l’aiuto di cui hanno bisogno" ha spiegato, parlando anche del suo coinvolgimento con l’Emily Program, con cui la fondista 33enne ha avuto a che fare fin da ragazzina, quando ancora 18enne si era trovata per la prima volta ad affrontare il suo rapporto complicato con l’alimentazione "Questa è stata l’esperienza più significativa e gratificante di tutta la mia carriera. Sentire da così tante persone che la mia storia le ha ispirate a chiedere aiuto al loro allenatore o ai genitori, o sentire dagli allenatori che hanno cercato di informarsi sui disturbi alimentari e ora sono in grado di fornire risorse per i loro atleti, è stata la parte migliore".
I disturbi alimentari sono spesso lotte invisibili e sono individuabili solo attraverso la conoscenza del tema, il crollo dei tabù e una rete di supporto attorno a sé.
"Più imparavo, più mi rendevo conto che i disturbi alimentari sono salute mentale e non una ‘scelta comportamentale’ o qualcosa che merita lo stigma, la vergogna e la segretezza che così spesso li accompagnano" continua "ho anche imparato che, spesso, i disturbi alimentari non riguardano affatto il cibo o l’immagine corporea, ma un meccanismo di difesa per qualcuno che lotta con altre cose nella propria vita. Per me, il problema era la sensazione di mancanza di controllo e la lotta contro il perfezionismo. Imparare a essere indulgente con me stessa e ad abbandonare questo modo di pensare “tutto o niente” è stato fondamentale”.
Nei giorni scorsi, in occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale, l’atleta del Minnesota non ha mancato di far sentire il suo supporto alla causa tramite i social, con un accorato appello a non trincerarsi ma ad affidarsi a chi può aiutare l’altro ad uscire dal baratro. Spesso, fa notare, il primo passo nel chiedere aiuto è il più difficile, ma l’amore e la gentilezza che seguono, assicura, sono un’incredibile fonte di sostegno per il processo di recupero.
"Molte volte evitiamo di cercare il supporto di cui abbiamo bisogno perché non c’è mai un momento opportuno nella nostra vita; la scuola, il lavoro, la famiglia, tutto occupa tempo e le persone sentono di non poter mettere in pausa la propria vita per ottenere l’aiuto di cui hanno bisogno" fa notare, invitando non solo chi soffre a cercare aiuto, ma anche chi vedere qualcun altro star male.
Nello sport, questo si traduce in un ruolo proattivo da parte dei compagni di squadra in primis, ma anche dei tecnici, che non solo dovrebbero fornire gli strumenti di supporto, ma anche avere un ruolo di vigilanza, "dando all’atleta la consapevolezza di essere supportato e di poter di parlare di qualsiasi cosa gli stia succedendo, senza che si tratti solo del suo corpo, del suo cibo o del suo aspetto".
Sci di fondo – Diggins rompe il silenzio sui disturbi alimentari: “Spero di essere un rompighiaccio”
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