Lasciato il biathlon agonistico nella primavera del 2022, Anaïs Bescond non è rimasta troppo tempo lontana dalle piste e dai poligoni. Solo pochi mesi dopo la fine della sua carriera di atleta, infatti, la 37enne ha preso le redini della squadra francese di para biathlon .
Intraprendere questo percorso non è stato facile: la decisione di accettare l’incarico non è arrivata a cuor leggero, soprattutto perché l’ex biathleta, nonostante una carriera di successo con un oro olimpico e uno mondiale, non aveva esperienze diretta con la "versione paralimpica" della propria disciplina. "La decisione è stata difficile da prendere. Non avevo idea di cosa sarebbe successo" ha confidato in un’intervista rilasciata ai media dell’IBU "Non avevo alcun legame con lo sport paralimpico. Non conoscevo gli atleti e non sapevo come si allenavano"
Una volta accettata però la proposta di Vincent Duchêne, capo allenatore della squadra francese di sci nordico paralimpico, gli atleti a lei affidati sono diventati ben presto la sua nuova famiglia sportiva. "Sono molto felice di aver fatto questo passo. È un’incredibile opportunità per me di crescere ulteriormente e rimanere fedele al biathlon. Mi sento come in famiglia"
Oggi che vive lo sport paralimpico dal suo interno e ne comprende tutte le sfumature e le grandi potenzialità per chi lo pratica, l’ex campionessa di Morbier si spende con tutte le sue forze a promuovere lo sport tra i giovani con disabilità. "Purtroppo, in Francia sono troppo pochi i giovani che sanno di avere la possibilità di praticare uno sport agonistico anche se sono disabili. Ci sono alcuni programmi che si possono provare, ma il passaparola funziona ancora meglio. Bisogna quindi parlare di più di sport paralimpico"
La sua speranza è che le Paralimpiadi del 2030, che si terranno nelle Alpi francesi, possano motivare le giovani generazioni a dedicarsi allo sport oltre. Perché lo sport paralimpico possa crescere, è anche coinvolta nell’International Biathlon Union. "Semplicemente amo il biathlon. Ecco perché voglio che si sviluppi in tutti gli ambiti"
Per questo motivo allo sport paralimpico, l’otto volte medagliata mondiale continua a dedicarsi ai suoi ex colleghi del biathlon "normodotato" curando aspetti che vanno oltre lo sport, aderendo ad un programma di mentoring dell’Unione Internazionale di Biathlon che mira a supportare gli atleti nella fase di transizione dalla carriera sportiva alla quella professionale.
Una volta accettata però la proposta di Vincent Duchêne, capo allenatore della squadra francese di sci nordico paralimpico, gli atleti a lei affidati sono diventati ben presto la sua nuova famiglia sportiva. "Sono molto felice di aver fatto questo passo. È un’incredibile opportunità per me di crescere ulteriormente e rimanere fedele al biathlon. Mi sento come in famiglia"
Oggi che vive lo sport paralimpico dal suo interno e ne comprende tutte le sfumature e le grandi potenzialità per chi lo pratica, l’ex campionessa di Morbier si spende con tutte le sue forze a promuovere lo sport tra i giovani con disabilità. "Purtroppo, in Francia sono troppo pochi i giovani che sanno di avere la possibilità di praticare uno sport agonistico anche se sono disabili. Ci sono alcuni programmi che si possono provare, ma il passaparola funziona ancora meglio. Bisogna quindi parlare di più di sport paralimpico"
La sua speranza è che le Paralimpiadi del 2030, che si terranno nelle Alpi francesi, possano motivare le giovani generazioni a dedicarsi allo sport oltre. Perché lo sport paralimpico possa crescere, è anche coinvolta nell’International Biathlon Union. "Semplicemente amo il biathlon. Ecco perché voglio che si sviluppi in tutti gli ambiti"
Per questo motivo allo sport paralimpico, l’otto volte medagliata mondiale continua a dedicarsi ai suoi ex colleghi del biathlon "normodotato" curando aspetti che vanno oltre lo sport, aderendo ad un programma di mentoring dell’Unione Internazionale di Biathlon che mira a supportare gli atleti nella fase di transizione dalla carriera sportiva alla quella professionale.