E’ stata una battaglia all’ultimo respiro quella che nel finale della scorsa stagione ha coinvolto l’azzurra Lisa Vittozzi e la norvegese Ingrid Landmark Tandrevold, all’inseguimento della conquista della sfera di cristallo. Una battaglia che ha visto Tandrevold partire in quarta e tenere il pettorale giallo per la maggior parte della stagione, per poi cedere il passo a Vittozzi nel finale, con l’italiana che alla fine ha potuto alzare al cielo la Coppa del Mondo. Molti i punti di contatto tra le due atlete, legate anche da una bella amicizia fuori dalla pista ed entrambe – seppur in misura diversa – protagoniste di alti e bassi all’interno della propria carriera. Somiglianze e affinità che emergono quando l’IBU decide di sottoporle a una intervista doppia che ripercorre in parallelo l’ultima stagione di due delle migliori biatlete al mondo.
La prima domanda, a titolo d’onore, spetta alla detentrice della Coppa del Mondo, alla quale viene chiesto di individuare un momento specifico che ricorda con particolare trasporto del percorso verso la conquista del prestigioso trofeo: “Non posso individuare un momento specifico - confessa Lisa Vittozzi - perché ciò che ho realizzato lo scorso inverno è iniziato molto prima. Sono orgogliosa di me stessa per come sono tornata e per come ho superato le mie ansie, paure e depressione. Sono orgogliosa di ciò che ho ottenuto, ricominciando da zero quando non sapevo nemmeno più chi fossi. Ora sono semplicemente felice, non per i titoli che ho vinto, ma perché tutto questo mi ha insegnato molto e mi ha reso una persona e un atleta migliore. Sono grata per questo”.
Anche per Ingrid Tandrevold, la stagione – nonostante alcune difficoltà al poligono sopraggiunte in particolare ai Mondiali – ha regalato molte soddisfazioni: “È stata la migliore stagione della mia carriera. Quando sei nel mezzo di dinamiche così intense, non hai tempo per apprezzare e riconoscere ciò che hai fatto. Quando ho trovato il tempo per riflettere, mi sono resa conto che avevo fatto molte belle gare, che ero migliorata molto e che ero vicina a vincere la classifica generale. Cos’ho imparato? Che le cose cambiano quasi ogni giorno nel biathlon. Un giorno sei sicura di aver decifrato il codice, il giorno successivo la porta viene nuovamente chiusa. Durante l'estate ho dedicato molto tempo alla preparazione fisica e tecnica, oltre a trovare il modo di affrontare le giornate belle e quelle brutte”.
Nello sviluppare le riflessioni in parallelo con le due atlete, l’intervista non può che indugiare sull’incredibile rinascita di Lisa Vittozzi, passata negli ultimi anni dal baratro di prestazioni molto complicate al poligono a una sicurezza invidiabile nel tiro, che ha rappresentato una delle sue armi principali nella conquista del titolo. Una situazione che anche Tandrevold può ben comprendere, visto che lei stessa recentemente ha vissuto scorci di stagione complicati in questo senso.
Sull’argomento, Tandrevold si esprime con empatia nei confronti dell’azzurra: “Non avevo mai parlato con Lisa del suo tentativo di vincere il titolo della generale nella stagione 2018/2019. Ho potuto sentire il suo dolore solo nell'ultimo trimestre di cinque anni fa. Ora posso capirlo. Quando senti una tale pressione e un'attenzione costante da parte dei tuoi avversari e del pubblico, può essere difficile concentrarsi. Ma da un'esperienza dolorosa - come perdere un titolo nell'ultima settimana della stagione - si impara il doppio di quanto si impara da un'esperienza positiva. Spero di essere meglio preparata qualora si presentasse ancora una volta la possibilità di vincere una Coppa del Mondo. Essere da soli nella posizione di vincere la classifica generale è una situazione difficile da creare. Molte cose devono venire nella tua direzione. Servono belle gare e un po’ di fortuna”.
Allo stesso modo Vittozzi prova a mettersi nei panni di Tandrevold e – interpellata riguardo ai consigli da offrire alla norvegese – la sua risposta è quanto mai matura e lucida: “Sinceramente non mi sento di dare consigli. Non mi piacciono le frasi fatte, soprattutto perché quando me le dicevano mi dava molto fastidio. L’unica cosa che posso dire è: vivi il presente. Se ho ripensato a quei momenti difficili quando ero a Canmore? Quel pensiero ha bussato davvero, ma mi sono alzata, ho chiesto chi fosse e sono tornata a dormire. Avevo così tanta fiducia in me stessa che non ho lasciato che disturbasse la mia pace. Sapevo che il mio momento era arrivato e non avrei lasciato che nulla lo rovinasse”.
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Rivalità a parte, Vittozzi e Tandrevold condividono un bel rapporto, che le porta a gioire l’una delle vittorie dell’altra e sostenersi pur rimanendo sulla carta avversarie. Lo sottolinea chiaramente Vittozzi: “Alla fine penso che lo sport sia bello anche per questo: si creano legami forti pur gareggiando per gli stessi obiettivi. In un certo senso, penso che questi legami siano ancora più genuini perché, anche se solo uno può vincere, c’è sempre qualcuno che trova un momento per abbracciarti o offrirti parole di conforto. È speciale”. Una posizione che anche la norvegese condivide appieno: “Sto gareggiando contro i miei amici, che sono anche i miei rivali. Non auguro mai agli altri di non avere successo: voglio essere la migliore versione di me stessa ogni giorno. Quando molti atleti competono per lo stesso obiettivo, augurare ad altri di vincere è spesso frainteso. Ho un enorme rispetto per i miei rivali perché so esattamente quanto lavorano duramente. Ho avuto un Mondiale deludente, ma in quel caso il successo di Julia Simon mi ha tirato su di morale. Questo è il bello del biathlon: le cose cambiano continuamente e devi apprezzare i bei momenti, i tuoi e quelli dei tuoi amici”.
In conclusione della doppia intervista pubblicata dall’IBU, c’è spazio per scindere i due approfondimenti e presentare alle due biatlete una domanda più specifica e personale. A Lisa Vittozzi viene domandato infatti come in questi mesi sia riuscita a gestire tutti gli oneri che derivano dall’aver raggiunto un traguardo così importante, tra interviste, eventi e impegni ufficiali. “Diciamo che è stato molto impegnativo – ammette Vittozzi – soprattutto perché a fine stagione ero esausta. Ma dopo la mia vacanza rigenerante in Scozia, sono riuscita a gestire lo stress. Ho anche la fortuna di avere persone fantastiche che mi aiutano a gestire i miei impegni. Farlo da sola sarebbe difficile”.
Per Tandrevold il quesito conclusivo riguarda invece la capacità di metabolizzare le difficoltà incontrate nella scorsa stagione. Un’impresa in cui la norvegese ha potuto contare sull’aiuto dei suoi cari e delle persone a lei più vicine: “Aiuta avere brave persone intorno a te. Ci sono stati momenti estremi nella scorsa stagione in cui penso che i miei allenatori abbiano avuto la possibilità di conoscermi ancora meglio di prima. Confido che potremo usare questa conoscenza in futuro, ogni volta che potrei avere una mancanza di fiducia in me stesso”.
Due punti di vista, una linea comune: quella del sacrificio, del rispetto reciproco e della convinzione a non mollare mai. Qualità che fanno di queste due biatlete due campionesse al di là dei risultati.