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Biathlon – Perrot critica l’IBU: “Noi atleti non siamo stati ascoltati. La loro decisione va contro la mia etica dello sport, basata sulla meritocrazia”

Proseguono le proteste da parte degli atleti dopo la decisione dell’IBU di modificare il sistema per l’assegnazione dei pettorali di partenza nella Coppa del Mondo di biathlon. Una scelta che, secondo i biatleti, non solo quelli di alta fascia, non tiene conto della meritocrazia, penalizzando paradossalmente proprio gli atleti più forti, coloro che negli anni si sono guadagnati il diritto di poter avere il vantaggio, non da poco, di poter scegliere il gruppo di partenza. Cosa che non accadrà dal prossimo anno, quando i migliori 15 atleti della classifica generale, saranno costretti a partire tra il 46 e il 75.
Un centinaio di atleti, attraverso il proprio comitato, hanno anche firmato una lettera nella quale si sono lamentati con l’IBU per la decisione ritenuta ingiusta.

Fondo Italia ha raccolto, nei giorni scorsi, le opinioni di Giacomel, Vittozzi e Wierer, mentre su biathlonlive sono arrivate durissime le parole di Eric Perrot, uno degli atleti emergenti, che come Giacomel, partito da numeri altissimi di pettorale, si è via via guadagnato il diritto di poter scegliere il proprio gruppo di partenza.
«Penso che non sia una buona idea – ha affermato il giovane francese – semplicemente perché non rispetta l’etica e i valori dello sport che io ho. C’è qualcosa che è sempre stato alla base dello sport di alto livello. Quando arriviamo allo sport di alto livello partiamo dal basso, come ad esempio è successo a me. Quando arrivi in Coppa del Mondo, inizi con gli ultimi gruppi e poi, poco a poco, sali. All’inizio non hai molte possibilità di essere davanti, già il tuo livello non è altissimo e poi i gruppi a volte non te lo permettono a seconda delle condizioni. Si sale piano piano e negli anni successivi ti ritrovi nei gruppi 1 e 2 e puoi andare a vincere. Già, perché nel frattempo il tuo livello è aumentato e hai condizioni più favorevoli. Puoi lottare per i tuoi sogni, lottare davvero per le medaglie. Per me è il sistema basato sul merito. Meglio vai, più vinci e più possibilità hai di vincere. Questa è la base secondo me nello sport di alto livello e trovo che non la rispetti più».
Perrot ha quindi aggiunto: «L’IBU non ci ha davvero ascoltato. Abbiamo provato a fare diverse proposte per spiegare loro che i migliori dovrebbero partire insieme. Là sono ancora un po’ distanziati. Per noi ancora una volta si trattava di garantire che i migliori atleti partissero in condizioni che permettessero loro di vincere le gare. Dovrebbero partire in queste condizioni, perché si sono guadagnati il ​​posto gradualmente, come ogni atleta ne ha la possibilità. Il punto in cui gli atleti non si sentono troppo rispettati, me compreso, è che da parte nostra abbiamo fatto diverse proposte e alla fine non su nessuna si è discusso davvero, tutto è stato rifiutato. L’impressione che qualcuno facesse finta di ascoltarci, ma evidentemente non è stato fatto. Abbiamo l’impressione che si dica di ascoltare gli atleti solo per dirlo. In effetti non ci sono stati cambiamenti, non mi sento troppo rispettato come atleta in questo senso».
Perrot è stato uno dei firmatari della lettera: «Io sono stato un firmatario e mi sono impegnato contro il progetto, contro la prima versione che alla fine è stata approvata. In generale, in squadra (dalla Francia, ndr) condividiamo tutti la stessa opinione. Penso che anche se non siamo tutti leader mondiali, tutti abbiamo l’ambizione di esserlo. Ci sentiamo tutti più o meno preoccupati da questo. Tutti vogliamo essere tra i primi al mondo, sappiamo che la cosa può riguardare noi, anche i più giovani che arrivano e che non sono ancora tra i primi 15. Loro stessi che un giorno riguarderà anche loro».
Il francese ha così concluso: «È difficile vederci qualcosa di positivo, anche se i media riescono a vederne alcuni. aspetti I media portano denaro che ci viene “ridistribuito”. Non possiamo lamentarci di tutto. Ma vediamo che l’IBU ha aumentato i premi qua e là, ma a me non è affatto questo che interessa. Preferisco uno sport giusto e uno sport che ci permetta di vincere titoli piuttosto che uno sport in cui veniamo inondati di soldi per farci accettare il progetto. Da parte mia, non sono realmente interessato a ciò che hanno messo in atto».

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