In attesa sulla stanga di partenza, poi il via, la discesa a 92,3 chilometri orari lungo l'in-run, lo stacco, la posizione durante la fase di volo, poi più nulla. È questo ciò che Sondre Ringen ricorda dello scorso 27 dicembre, quando in occasione della gara di Continental Cup a Engelberg, in Svizzera, fu vittima di una paurosa caduta nel corso della prima serie di salto.
Il ventisettenne norvegese si risvegliò poi in ospedale in Svizzera, con il corpo ricoperto di ferite, in particolare il volto che aveva avuto un duro impatto nella caduta: «Tutto il corpo faceva male. C'erano state ben tre emorragie cerebrali in tre punti diversi del cervello, quindi evidentemente devo aver subito un bel colpo» racconta oggi a NRK.
Il giovane saltatore pensava di rimettersi presto, invece le conseguenze del trauma cranico sono state molto pesanti: «È stato brutto e fastidioso. Ma è così con l'emorragia cerebrale e la commozione cerebrale. Non si può fare nulla». Ringen ha raccontato che per i successivi sei mesi non riusciva a camminare senza accusare un dolore lancinante alla testa: «Sono stato quasi costretto a letto fino a giugno. È come svegliarsi completamente ubriaco e avere solo un mal di testa martellante».
Le ferite sul viso sono scomparse (l'atleta pubblicò alcune foto sul proprio profilo instagram, ndr) e il corpo sta riprendendo a funzionare, ma potrebbero volerci anni per liberarsi del dolore al collo e del mal di testa. «Mi sono sempre concentrato sul fatto che su questo non posso fare nulla. Quindi pensare troppo a qualcosa per cui non posso fare nulla non è molto costruttivo. Tutti i medici con cui ho parlato dicono che andrà tutto bene. Non sembra al momento, ma devo fidarmi, convincermi semplicemente che è così».
Insomma, Ringen ammette che a volte ha anche avuto dei dubbi sulla possibilità di tornare alla vita normale, pre incidente: «Ci sono stati sicuramente alcuni di questi pensieri che mi hanno attraversato la mente».
Nonostante le conseguenze pesanti di quell'incidente, il saltatore norvegese vuole riprovare l'ebrezza del salto, pur avendo tanti dubbi su quella che potrà essere la sua competitività. Potrebbe anche accadere ad ottobre. «Dopo nove mesi sul divano, noti che il corpo non è più lo stesso di dicembre. Quindi è necessario un bel po’ di allenamento. Quello di Engelberg non sarà il mio ultimo salto. Sono stato molto chiaro che non prenderò quella decisione (di smettere, ndr) finché non sarò di nuovo atterrato. Quindi salterò di nuovo comunque, e poi riprenderemo la mia carriera da lì».