L’estate è il momento perfetto, per gli atleti delle discipline invernali, di mettere in ordine quegli aspetti delle proprie prestazioni che non hanno convinto nella stagione precedente.
La nazionale svedese di biathlon non fa eccezione in questo senso: quest’anno le sorelle Oeberg, Samuelsson e compagni stanno ponendo grande attenzione sul tiro, dopo che le percentuali del passato inverno sono stata piuttosto asfittiche. Come riporta il giornale svedese Expressen, una percentuale di tiro del 78,6%, la Svezia è rimasta fuori dal podio delle nazioni più precise, con la Norvegia a farla da padrona raggiungendo l’81,8% seguita dalla Germania all’81,3%, mentre la Francia ha fatto appena meglio della Svezia con il 78,7%.
In prima istanza, gli atleti hanno provato soluzioni diverse nelle rispettive carabine, ma anche Johannes Lukas, tecnico della squadra scandinava, si è impegnato a trovare un nuovo metodo di lavoro che potesse aiutare i suoi atleti ad acquisire più sicurezza e costanza al poligono che possa meglio abbinarsi alle buone prestazioni sugli sci.
"Abbiamo dedicato più tempo al tiro” ha spiegato l’allenatore tedesco, che ha introdotto sessioni molto più lunghe di dry shooting (tiro "a secco", senza cioè, l’uso di proiettili e usando bersagli di carta) ispirandosi proprio alle Nazionali dirette concorrenti "Ci siamo guardati intorno: cosa fanno le nazioni che sparano meglio? È una cosa che fanno molti Paesi, e questo comporta passare molto tempo con la carabina, osservare come ci si comporta durante il tiro e capire come rimanere concentrati"
Un cambiamento nella routine di allenamento che, così spiegata, sembra semplice ma gli atleti assicurano che non lo è affatto perché, anziché sparare serie su serie, tutto si basa su esercizi dedicati alla concentrazione e alla stabilità. "Ci si sdraia o si sta in piedi in posizione a lungo, non deve essere per forza a tempo, può essere per il numero di tiri o per tipo di supporti per la stabilità. In passato facevamo questo tipo di esercizi, ma li abbiamo aumentati" spiega Lukas, aggiungendo che, dovendo gestire 14 atleti, i feedback sono inevitabilmente discordanti.
Sebastian Samuelsson, ad esempio, nella sua esperienza, trova l’esercizio noioso ma che può dare i suoi benefici: "È un modo molto efficace di allenarsi, si può stare in piedi e mirare per cinque minuti o sparare 100 colpi in poco tempo. È un aspetto che non abbiamo mai avuto prima a livello di squadra e sul quale ci siamo concentrati molto, organizzando sessioni congiunte" ha spiegato "È molto noioso, questo è certo, ma funziona bene e lo facevo parecchio ad inizio carriera, e penso che sia un bene che ci si dedichi un po’ di più, perché è un esercizio prezioso."
Per rendere l’esercizio ancora più proficuo, agli atleti viene richiesto di stare in piedi su basi di diversa consistenza e stabilità, in progressione, spiega il 27enne: in questo modo, si simulano situazione di gara in cui è difficile tenere ferma la canna dell’arma, quando ad esempio c’è molto vento in piazzola o quando le gambe fanno fatica a garantire la stabilità necessaria.
Chi ha trovato difficoltà ad adattarsi a questo allenamento è sicuramente Hanna Öberg, che ne ha parlato nella serie di vlog "Mitt liv som skidskytt – La mia vita da biatleta" pubblicati dal canale YouTube della federazione di biathlon svedese "Penso che sia difficile stare in posizione supina per cinque minuti, non ci riesco proprio. Poi mi si intorpidiscono la mano e il braccio. Non so se ho un po’ di sovrappressione in quel punto ma devo fare una pausa per non far addormentare la mano”
Se è difficile per alcuni atleti vedere oggi gli effetti di questo lavoro, sottolineandone solo gli aspetti negativi, Johannes Lukas stesso concorda che, se ci saranno dei frutti, si potrà valutare solo a fine stagione. Nel frattempo, però, la preparazione per il prossimo inverno va a spron battuto.
Biathlon – Il dry shooting è l’arma segreta degli svedesi: Johannes Lukas segue l’esempio delle migliori Nazionali al poligono
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