Organizzata come sempre alla perfezione, Dorothea Wierer è in questi giorni a Forni Avoltri, località scelta per allenarsi, seguita dall’allenatore azzurro Daniele Piller Roner, e poter stare anche insieme al marito Stefano Corradini, impegnato proprio in Carnia con la nazionale juniores di sci di fondo, ma anche per poter incontrare i suoi soci sappadini di DW One, il calciolo progettato dall’azzurra che già sta riscontrando molto successo. «Sono arrivata domenica sera e mi fermerò fino a giovedì – racconta l’azzurra a Fondo Italia – così posso allenarmi seguita molto bene, ma anche stare insieme a mio marito Stefano e incontrare i miei soci di DW One. Insomma tre cose in una, sono sempre molto impegnata e devo organizzarmi bene, ma mi piace tanto seguire le mie passioni».
A proposito di passione, sei reduce da tre settimane a Parigi, dove hai lavorato da inviata per Eurosport al seguito dei Giochi Olimpici Estivi. Com’è stato il ritorno all’allenamento?
«Traumatico. Il lavoro svolto in Francia è stato molto impegnativo, ci ho messo una decina di giorni a riprendermi, anche perché ho preso anche l’otite. Alla fine ho raggiunto i miei compagni in Val Martello con un po’ di ritardo, poi a fine raduno sono tornata a casa e adesso eccomi qui a Forni Avoltri».
So che a Parigi non avevi avuto l’opportunità di sparare.
«Si, infatti al primo allenamento sono andata subito ai 1800 metri di Lavazè e ho tremato tanto. Ho però abbastanza esperienza, quindi dopo un paio di allenamenti ho ritrovato subito ritmo. Per il resto, dal punto di vista fisico, non ho fatto ancora tanti lavori. Aumenteremo gradualmente le intensità, iniziando con il medio per poi vedere a casa come evolve. Sono tranquilla, so di potermi fidare al cento per cento dei miei allenatori, mi conoscono alla perfezione e sanno come gestirmi».
Passiamo alla tua esperienza da inviata alle Olimpiadi. Com’è andata?
«È stata faticosa, ma bellissima, non mi aspettavo che le Olimpiadi estive fossero così più grandi rispetto alle nostre. La differenza mi ha quasi scioccata. Ho visto e imparato tanto, conosciuto tante persone fantastiche e ho scoperto quanto lavoro ci sia dietro le quinte in un evento del genere. Pazzesco quante persone siano impegnate per rendere tutto perfetto. E posso dire una cosa?»
Certo.
«Poveri voi giornalisti. Dopo aver seguito la gara, dovete essere lì tutto quel tempo ad aspettare gli atleti che si cambiano e poi svolgere tutto il lavoro successivo. Questa volta è successo a me, che poi non facevo proprio la giornalista, perché in nel vostro caso è ancora più intenso. Immagino quanto sia difficile seguire le nostre gare in inverno a quelle temperature ed aspettarci. Mi cambierò velocemente (ride, ndr)».
C’è stato qualche evento che ti ha emozionato in modo particolare?
«Devo dire che ho avuto la fortuna di vivere questa esperienza vedendo tanti sport dal vivo per la prima volta ma subito al loro massimo livello. Mi sono emozionata tanto per gli atleti, più per loro che quando gareggio io. Non so come mai. Personalmente, le competizioni che ho vissuto con maggiore piacere sono state ginnastica artistica e ginnastica ritmica, perché è impressionante ciò che fanno, come sono perfette e precise. Mi sono invece piaciute meno le discipline dove erano decisivi i giudici, perché a volte la percezione di tutte le persone presenti in tribuna erano diverse dalle decisioni poi prese da loro, creando così confusione. Poi gli esperti sono loro, ma questo aspetto mi è piaciuto meno».
Come ti sei trovata con gli atleti che hai intervistato?
«Sono stati tutti super carini e disponibili. Poi io avevo il vantaggio di comprendere cosa provassero, conoscendo le sensazioni che un atleta ha alle Olimpiadi».
Il tuo preferito?
«Musetti, perché è veramente bello (ride, ndr). È oggettivo, bisogna dirlo».
Un aspetto che ti è piaciuto in modo particolare?
«Il pubblico francese è qualcosa di impressionante, ha tanta competenza e passione. Ogni disciplina sembrava lo sport nazionale, tutti gli stadi erano pieni, ovunque andassi. Sarebbe bellissimo se fosse così anche da noi in Italia. Sono rimasta colpita anche dal fatto che tanti tifosi francesi mi abbiano anche riconosciuta fermandomi, cosa che non mi sarei aspettata da inviata alle Olimpiadi Estive».
Vedendo questo evento dal vivo, sei ancora più felice di aver deciso di proseguire ed essere nuovamente protagonista da atleta tra due anni a Milano-Cortina 2026?
«Si, sono felicissima della scelta che ho fatto di proseguire fino ad Anterselva 2026, ma sono anche contenta che poi finisce tutto. Non vedo l’ora di gareggiare per l’ultima volta in casa, godermi l’evento e impegnarmi al massimo per ottenere il miglior risultato possibile. Una volta finito, però, non vedo l’ora di fare anche altro, perché questa esperienza mi è piaciuta moltissimo e vedi le cose da un’altra prospettiva. Ho ricevuto anche tanti complimenti, sono stati contenti del lavoro che ho svolto e di come me la sono cavata, perché a volte bisogna pure saper improvvisare».
Federico Pellegrino ha già annunciato che terminerà la sua carriera in Val di Fiemme con la chiusura delle Olimpiadi. Stai pensando anche tu di farlo direttamente ad Anterselva o potresti arrivare fino alla fine della stagione?
«Credo di chiudere ad Anterselva, poi non lo so. Diciamo che al momento con il pensiero arrivo fino a lì, se poi dovessi avere ancora voglia di fare tre settimane di competizioni in più, nessuno mi obbligherebbe certo a fermarmi. Al momento, dico che dovrei chiudere con l’ultima gara olimpica di Anterselva, poi si vedrà se magari ho voglia di arrivare fino a Oslo».
Una volta conclusa la tua carriera da atleta, potrebbe essere questo il tuo percorso?
«Potrebbe essere una parte del mio percorso, perché mi piacerebbe fare più cose, ho tanti progetti in mente, non soltanto uno. Sicuramente quando smetto voglio riposare un attimo, perché non mi basta mai il tempo, ma dopo mi concentrerò su diversi progetti. Ogni giorno mi vengono idee nuove. Questa esperienza mi ha dato tante motivazioni a mettermi in gioco e imparare, perché certe cose devi anche provarle sul campo per capire se ti piacciono e non tutti hanno questa fortuna. Per questo motivo voglio ringraziare tanto Eurosport per avermi concesso questa occasione. È stato bello scoprire tante cose nuove che da atleta non noti. Inoltre ho conosciuto colleghi importanti, come Marco Cattaneo e Guido Bagatta. Ricevere complimenti da giornalisti del loro calibro è stato molto significativo per me.
Mi è piaciuto tantissimo intervistare altri atleti, come Vonn e Shiffrin, ad esempio, anche se ero molto tesa, perché ovviamente sai di non poter sbagliare, che non puoi tagliare se commetti errori e ripetere la domanda, perché loro, come me, avevano un fitto programma di impegni. Alla fine è andata molto bene».
Torniamo all’inizio. Sei a Forni Avoltri anche per incontrare i tuoi soci del progetto DW One. In questi primi mesi, che riscontri hai avuto da parte degli atleti?
«Sono tutti molto contenti del prodotto e sono felice di questo. Abbiamo già tante cose in mente, perché il progetto è appena partito ma ci stiamo mettendo tanta passione. Inoltre a breve mostrerò il nostro calciolo anche ad alcuni atleti svedesi e tedeschi di Coppa del Mondo, che mi hanno chiesto informazioni. Sono felice di come stanno procedendo le cose».