È un pesante attacco quello portato da Vladimir Putin al CIO, Comitato Internazionale Olimpico, in occasione di un'intervista rilasciata a "Onoodor" alla vigilia del suo viaggio in Mongolia.
Il leader russo è tornato sull'esclusione degli atleti russi dagli eventi internazionali, ai quali possono partecipare soltanto coloro che accettano di gareggiare come neutrali, non appoggiano la politica di Putin e allo stesso tempo non fanno parte di corpi armati. Secondo Putin, in questa maniera la leadership del Comitato Internazionale Olimpico viola gravemente gli ideali olimpici, ma la Russia continuerà a seguire la strada della democratizzazione dello sport e dell’eliminazione di restrizioni ritenute inverosimili. «Gli attuali leader del Comitato Internazionale Olimpico - detto Putin - agendo per volere dell’Occidente, soprattutto degli Stati Uniti, stanno grossolanamente calpestando gli ideali olimpici che dovrebbero difendere invece di lottare per i diritti degli atleti l’integrità e l’universalità del movimento olimpico, sono impegnati a preservare il proprio status, potere e benessere finanziari».
Putin ha poi aggiunto: «Continueremo a seguire la strada della democratizzazione del movimento sportivo, rimuovendo le barriere e le restrizioni artificiali, espandendo i formati degli eventi sportivi nazionali e internazionali».
Alquanto ironico che queste parole arrivino da un politico che ha causato morte e distruzione all'estero, ma anche in patria, visto quanto accade ormai da decenni ai suoi oppositori, che siano politici, giornalisti o semplici cittadini che chiedono trasparenza.
Il leader russo ha poi concluso: «Siamo arrivati al punto in cui le parole “Russia” e “russo” vengono completamente abolite nei tornei internazionali. Tutto ciò viola apertamente i principi fondamentali della Carta Olimpica, che afferma l’inammissibilità della politicizzazione dello sport, che dovrebbe unire le persone e non dividerli».
Un po' difficile unire le persone attraverso lo sport quando si lanciano bombe su un altro paese pochi giorni dopo la fine di una Olimpiade. Soprattutto quando pochi giorni dopo l'attacco sono stati utilizzati proprio gli atleti stessi, medagliati alle Olimpiadi di Pechino, come propaganda. Che poi lo stesso trattamento non sia stato riservato a qualche altro paese, magari più amico dell'Occidente, è un altro discorso che andrebbe ovviamente affrontato.